25 novembre: occorre un cambiamento radicale
In Italia, dall’inizio dell’anno, 106 donne hanno perso la vita: un femminicidio ogni 72 ore. Sono dati spaventosi, che delineano una realtà catastrofica che Amnesty International Italia combatte da anni attraverso campagne e mobilitazioni.
Come sancito dalla Convenzione di Istanbul più di 10 anni fa, la violenza contro le donne è una manifestazione dei rapporti di forza storicamente diseguali tra i sessi, è una violazione dei diritti umani ed è una forma di discriminazione contro le donne. É così in Italia, è così in Europa, è così nel resto del mondo.
La situazione in Italia e la necessità di un cambiamento radicale
La violenza di genere in Italia è persistente, nonostante siano stati fatti alcuni sforzi legislativi, come la modifica del diritto di famiglia nel 1975, l’abrogazione del delitto d’onore e del matrimonio riparatore nel 1981, il riconoscimento dello stupro come delitto contro la persona anziché contro la moralità pubblica nel 1996 e l’introduzione del reato di stalking nel 2009.
Sulla carta sono stati fatti passi avanti: una legge sul femminicidio, un piano nazionale antiviolenza, una commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio, la ratifica della Convenzione di Istanbul e della Convenzione delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne. Il percorso però è ancora lungo e la violenza contro le donne continua a esistere.
Eppure, in Italia una donna su tre subisce una forma di violenza sessuale. Questo vuol dire che la cultura del consenso è ancora lontana dal nostro quotidiano; vuol dire che una donna non ha ancora l’autonomia di decidere in che modo gestire il suo corpo e le sue scelte. Sono quasi sette milioni le donne che nel corso della propria vita hanno subito una forma di violenza fisica, più di due milioni hanno subito stalking, milioni hanno subito abusi psicologici o economici*.
Una donna in Italia viene ancora uccisa perché ha detto no, perché ha avuto la forza e la volontà di autodeterminarsi e di sentirsi indipendente rispetto all’uomo che è al suo fianco. È essenziale quindi lavorare sulla cultura del consenso, sfidando la cultura dello stupro, educando all’affettività e alla gestione del rifiuto e promuovendo il rispetto reciproco.
“Per fermare la violenza contro le donne serve una nuova coalizione tra lo stato e la società civile. Bisogna avere il coraggio di affrontare processi complessi che devono smantellare la cultura patriarcale che ha creato un sistema privilegiato a misura di un unico genere, quello maschile. Bisogna imparare il rispetto reciproco. Le leggi non bastano e, sicuramente, seppur importanti, non bastano neanche le panchine rosse, le scarpe rosse, le sedie vuote o i minuti di silenzio. É arrivato il momento di fare rumore, di alzare la voce, donne e uomini insieme e pretendere un cambiamento radicale”, ha dichiarato Alba Bonetti, presidente di Amnesty International Italia.
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