Ecatombe Lampedusa. I morti che non fanno più notizia
Mastica e sputa: così fa da tempo il mondo dell’informazione dando in pasto a ondate notizie che vengono masticate ma non digerite, non metabolizzate. Come quelle sui flussi migratori e sulle tragedie ad essi correlate. Mentre le persone migranti assumono sempre di più contorni diluiti e impalpabili, perdendo forma Umana.
Succede così che da alcune settimane si parla di immigrazione per le decisioni prese in politica per frenare i flussi lasciando invece ai margini i fatti che raccontano di continui approdi e di naufragi. Non si fa in tempo a dare notizia di uno che se ne registra un altro. Neanche il tempo di piangere una vittima che se ne recupera un’altra. A Lampedusa ormai é uno stillicidio continuo. Nel silenzio sempre più imbarazzante dei media. Poche notizie corredate da sparute immagini fornite dalla Guardia Costiera. Mentre l’opinione pubblica rimane impassibile di fronte all’ennesima tragedia in cui muore una bimba di neanche due anni e altri due risultano dispersi.
La piccola sarebbe rimasta schiacciata dalle lamiere di una delle solite bagnarole in ferro con dentro decine di persone . Lo ha capito il medico di Lampedusa che ha effettuato una prima analisi sul corpicino della bambina. Era partita da Sfax con i genitori originari della Guinea insieme ad una cinquantina di subsahariani . Forse caricati prima su un peschereccio tunisino che li ha poi lasciati alla deriva su quel barchino che si é aperto in due davanti gli scogli.
24 ore dopo, mentre ancora si cercano i dispersi di quel naufragio, a 28 miglia da Lampedusa, una unità della Guardia di Finanza intercetta un’altra bagnarola, con altre persone dentro: l’imbarcazione si ribalta e una ragazza di 26 anni ivoriana, spira poco dopo il soccorso.
In quelle ore, sull’isola arrivano più di mille persone: tra pescherecci stracarichi partiti dalla Libia e barche dalla Tunisia. Sempre in quelle ore il nostro parlamento approva gli accordi con l’Albania per il trattenimento di alcune migliaia di persone migranti durante il periodo di esame della richiesta di asilo e prima dell’eventuale rimpatrio in caso di diniego. Un altro accordo con un paese extra UE dopo quelli con la Libia nel 2017 e con la Tunisia quest’anno, che al momento non risolve il problema se non allontanandolo temporaneamente alla vista dei cittadini italiani.
Intanto I flussi migratori affidati ai trafficanti proseguono senza sosta e le morti in mare aumentano a dismisura. Lampedusa resta porta d’Europa ma é anche cimitero per migliaia di migranti.
Con le navi umanitarie obbligate ad un solo soccorso e a raggiungere porti lontani, le nostre Guardia Costiera e Finanza si sobbarcano quasi il 90% dei salvataggi di barche che si avviano da sole verso le coste italiane. A loro tocca intercettare non solo i barchini con alcune decine di persone sopra ma anche i pescherecci con fino a 600 a bordo che sempre di più arrivano dalla Libia sulla maggiore delle Pelagie.
A loro tocca scortarli cercando di evitare ogni movimento che metta in pericolo vite umane. A loro tocca recuperare i corpi senza vita degli annegati anche quando sono da giorni in mare , decomposti e irriconoscibili.
Quanto ancora gli uomini e le donne della Guardia Costiera e Finanza potranno recuperare in silenzio cadaveri ? Quanto ancora potranno andare avanti i medici del Cisom a vedere morire uomini donne e bambini sulle motovedette ? Quanto resisteranno ancora i dottori del Poliambulatorio di Lampedusa costretti a turni massacranti? Quanto gli psicologi e i mediatori culturali della Croce Rossa nell’hotspot di Contrada Imbriacola? Quanto tempo ancora potranno resistere alla rassegnazione i lampedusani ?
Quanto ancora lasceremo invece l’opinione pubblica anestetizzata di fronte all’enorme tragedia che si continua a consumare nel Mare Nostrum?
* Inviata Rainews
Fonte: Articolo 21
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