“Se domani tocca a me voglio essere l’ultima”
La morte di Giulia sta commuovendo l’Italia. Ma ieri è toccata ad un’altra.
I nomi delle donne uccise, anche solo quest’ultimo anno, rimbombano nelle coscienze di ciascuna e ciascuno di noi.
Come magistrati italiani ne sentiamo il peso nella nostra attività quotidiana, nelle indagini e nei processi penali, nelle misure cautelari e nella scelta della pena adeguata alle accertate responsabilità.
Ma non basta che l’intera magistratura si senta e stia in prima fila per contrastare questa deriva.
Serve altro perché Giulia sia l’ultima.
Sono necessari investimenti nelle agenzie educative, è necessario educare gli uomini al rispetto delle donne fin da bambini, insegnare loro che la cultura patriarcale e i miti machisti sono sbagliati, è necessario garantire sicurezza economica alle donne per sottrarle al ricatto in caso di denunce.
È necessario che i giudici addetti alle persone, alla famiglia ed ai minori, finora negletti nel dibattito pubblico, abbiano a disposizione le risorse per cogliere e per fronteggiare i primi sintomi della sopraffazione morale e fisica.
Per questo guardiamo con preoccupazione la incertezza sul futuro del tribunale per le persone, i minorenni e la famiglia, sperando che non vengano disperse le diverse esperienze e specializzazioni maturate negli ultimi decenni.
Per questo, in vista del 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, chiediamo alla politica tutta, senza distinzione di bandiere, che la risposta non sia come sempre quella dell’inasprimento della pena, ma che si percorra la strada della educazione e della prevenzione, perché siano salve la vita e la libertà delle donne.
Il Coordinamento nazionale di Area Democratica per la Giustizia
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