Piemonte 11 anni per intitolarle uno spazio. Cos’altro deve ancora pagare Rita Atria?
Andrea Zanello. Chi era costui? Ora ve lo racconto e imparerete il giusto rispetto con cui avvicinarvi a questo nome sconosciuto al grande pubblico.
Andrea Zanello è un insegnante di religione dell’Itet (Istituto tecnico economico tecnologico) “Daverio Casula Nervi” di Varese. Un insegnante combattivo. Che ha fatto il consigliere comunale in Monferrato, in un comune anch’essa ignoto al grande pubblico: Odalengo Grande, 400 abitanti circa, da distinguere da Odalengo Piccolo, 260, entrambi in provincia di Alessandria.
Ebbene, un po’ di tempo fa, nel 2013, Zanello ebbe un’idea di quelle che fanno onore alla politica: propose di intitolare uno “spazio significativo” di Odalengo a Rita Atria. Per chi ancora non lo sapesse o ne avesse perso memoria, si tratta della ragazza di diciassette anni, figlia e sorella di mafiosi, che per un istinto di ribellione si recò un giorno a Marsala da Paolo Borsellino per raccontargli quel che sapeva della mafia di Partanna, in provincia di Trapani.
Lo fece “alla mafiosa”, ossia per vendicarsi di chi le aveva ucciso in successione il padre e il fratello. Ma in poco tempo si affezionò al giudice dai baffetti gentili fino a considerarlo un secondo padre, venendone ricambiata. Attraverso di lui imparò il valore della giustizia dei giudici. Messa sotto protezione e inviata dove nessuno la conoscesse, in un condominio della periferia romana, consegnò le sue speranze di nuova vita all’aiuto e all’affetto che le veniva da quel magistrato.
Quando prima Falcone e poi lo stesso Borsellino furono straziati dal tritolo, pensò che ogni sogno fosse finito. Perfino loro potevano essere uccisi. Cento volte di più sentì il fiato della mafia sul collo. Così una settimana esatta dopo la strage di via D’Amelio si gettò dal settimo piano per la disperazione.
Quel suicidio generò un movimento antimafia particolare. Soprattutto tra le donne siciliane che difesero il suo diritto ai funerali (che il parroco vietò, causa il suicidio) e il suo diritto a riposare in pace, violato dalla stessa madre, che non le perdonò l’infamia di avere collaborato con la giustizia e sfregiò a colpi di martello la sua tomba. Una storia dolorosissima.
Confesso qui che quando la raccontai nel mio libro “Le ribelli”, in più passaggi scrissi senza riuscire a fermare le lacrime. Una storia di fronte alla quale il consiglio comunale di Odalengo si inchinò formalmente approvando all’unanimità la proposta del professor Zanello. Ci sarebbe stata un’“area attrezzata” intitolata a lei.
Solo che poi in undici anni la delibera che ne scaturì, benché rimarcasse le ragioni morali della scelta e l’esistenza di tutti i requisiti di legge dell’intitolazione, non è mai stata eseguita. Avete capito bene: undici anni. Un’attesa ingiustificabile in un paese che non è certo sommerso di opere pubbliche da realizzare.
Zanello ne ha chiesto più volte le ragioni. Ricevendo assicurazioni generiche e mezze scuse, fino a legittimare in qualsiasi osservatore appena neutrale la convinzione che si trattasse solo di pretesti. Era anche stato individuato, infatti, il luogo da intitolare: la cosiddetta “Cappelletta”.
Una sola domanda si impone a questo punto: perché ci si è rimangiati una decisione che faceva solo onore a Odalengo e l’avrebbe fatta entrare di diritto nella mappa dell’Italia civile e della legalità? Che cosa deve pagare quella ragazza sventurata e coraggiosa? Il suo essere siciliana? L’essere stata figlia di un mafioso? L’essersi suicidata per disperazione? Chi ha posto il veto? E se nessuno lo ha posto, quale ragione ha prodotto la retromarcia del sindaco Fabio Olivero, area Pd?
Perché un paese, una democrazia sono fatti anche di queste cose. Di quel che fa un insegnante di religione, di quel che fa un sindaco fino a oggi sconosciuto all’opinione pubblica. Di come si mescolano in un punto piccolissimo di una nazione l’onore e la pietà. I dettagli, già, i dettagli…
Storie Italiane, Il Fatto Quotidiano, 13/11/2023
*****
Cultura contro camorra. Dieci anni di lotte a Bruxelles: l’Italia esporta anche Antimafia
Trackback dal tuo sito.