Cultura contro camorra. Dieci anni di lotte a Bruxelles: l’Italia esporta anche Antimafia
C’è una parola magica che negli ultimi decenni ha impazzato senza fine nella politica italiana (ed europea): Bruxelles.
Per dire il luogo da cui si cesella l’identità dell’Europa. O, al contrario, il Palazzo degli abusi, da cui burocrati eletti da nessuno danno ordini a un continente. Sempre, comunque, identificando la capitale belga con un potere che tutti ci sovrasta.
Ma pure l’algida e sovrana Bruxelles ogni tanto si accende. Non solo a causa del terrorismo, ma anche per cause buone.
Pochissimi in Italia lo sanno ma in una delle municipalità cittadine è attiva un’associazione anticamorra. Piccola ma combattiva. Si chiama “Cultura contro camorra” (Ccc, per parodiare le sigle cutoliane) e ha un nucleo di base di 8 persone tra i 20 e i 75 anni, provenienti da varie regioni italiane. Si chiamano Ivan, Alessandra, Irene, Lorenzo, Lu, Luisa e Sara, la più giovane, 23 anni; mentre il più saggio per età si chiama Franco Ianniello, una importante carriera nella Commissione europea e nell’associazionismo.
La municipalità si chiama invece Saint Gilles, 50mila abitanti circa, una delle più vivaci e intriganti della città. Qui l’associazione nacque nel 2013. L’obiettivo era chiaro e semplice, ma non facile: partecipare da Bruxelles al riscatto delle terre italiane più segnate dalla piaga dei clan, “promuovere una rete della società civile e delle istituzioni contro la criminalità organizzata”, “battersi per un’economia sociale e partecipata”.
Per farlo, “Cultura contro camorra” ha costituito un gruppo d’acquisto solidale (si chiama GSA Vi45) che raggiunge i due-trecento clienti, promuovendo prodotti di cooperative e consorzi operanti in Campania, Calabria, Puglia e Sicilia. Con prezzi che, dicono con orgoglio i militanti, sono prossimi ai costi. “Ci aggiungiamo solo l’assicurazione di viaggio e le spese di promozione, assottigliati al massimo grazie al lavoro di volontari non solo italiani. All’inizio è stato faticoso sfondare, Ma nell’ultimo triennio abbia venduto circa 10mila pezzi”.
Da un po’ il gruppo ha iniziato anche a proporre pacchetti turistici verso l’Italia, con l’idea di valorizzare le radici culturali e civili delle singole regioni e comunicare, anziché l’immagine del paese dei mafiosi, quella del paese dell’antimafia. Per creare, tra visite, incontri e degustazioni, “legami stabili tra chi resta e lotta e chi parte”, facendo conoscere in tutta Europa il modello di riutilizzo dei beni confiscati. Sperando che prima o poi arrivino gli imitatori.
Il prossimo 8 novembre “Cultura contro camorra” farà una grande festa. Celebrerà i suoi dieci anni, forte di una cinquantina di volontari messisi a disposizione per il grande giorno.
Ha chiamato a raduno le associazioni attive sul territorio, le ha intervistate per capire gli effetti e l’utilità del proprio lavoro e ne ha tratto un libro, “Cultura contro camorra, dieci anni di lotte”. Un libro in grado di restituire una “etnografia” dell’impegno civile degli italiani a Bruxelles.
Si troveranno tutti alla “Maison du Peuple” di Saint Gilles, ospitati nei locali della municipalità. Con il cui consenso sarà piantato l’albero “contro il crimine organizzato” a nome di tutte le associazioni di Saint Gilles. Nell’occasione sarà proposta anche, a cura di due artisti, una mostra fotografica di questo impegno militante, con i volti delle varie associazioni. Un modo per dare senso e visibilità a questa speciale democrazia dal basso.
Come vedete, anche nell’immenso mattatoio che il mondo sta tornando a essere si accendono piccole e importanti luci, in attesa che qualcuno ci dica a quanto ammonta la “modica quantità” di bombardamenti.
D’altronde se sotto le bombe crollano montagne di buone convinzioni, in questo fortunato caso ne cadono due cattive: che a Bruxelles si parli solo il linguaggio del potere; che gli italiani esportino solo mafia. Anche antimafia, please.
Storie Italiane, Il Fatto Quotidiano, 06/11/2023
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