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In un bene confiscato a Castagneto Carducci (LI) un progetto di accoglienza per donne vulnerabili

Enzo Chioini * il . Associazioni, Diritti, Istituzioni, Mafie, Memoria, Toscana

A Donoratico, frazione di Castagneto Carducci (LI), muovono i primi passi i progetti di riutilizzo sociale dei beni confiscati a Michelangelo Fedele e ai suoi familiari.

A metà ottobre si è svolto un incontro in via Toniolo 37a, l’appartamento confiscato ad Ilaria Fedele nel 2018.

A promuoverlo è stata la cooperativa sociale ConVoi, che ha ottenuto in affitto l’abitazione dal Comune di Castagneto Carducci (che lo ha acquisito, insieme ad altri immobili e terreni, dall’Agenzia Nazionale Beni Sequestrati e Confiscati) per svolgervi servizi di tipo sociale, mettendolo a disposizione della Società della Salute per la co-progettazione relativa all’accoglienza di donne con minori.

All’incontro erano presenti il Comune, con la Sindaca Scarpellini e l’assessore Mottola, numerose persone in rappresentanza di varie associazioni: Libera, Iaia, Filarmonica Comunale, Auser, Anpi, Soci Coop, Caritas, Misericordia.

Dopo i saluti della Sindaca, che ha ricordato l’impegno del Comune sui “beni confiscati”, la storia dell’appartamento è stata ricostruita da Giuseppe Cassanmagnago del Presidio di Libera.

La confisca è arrivata con una “misura di prevenzione patrimoniale” nei confronti di Fedele valutato dalla Magistratura, secondo il Codice Antimafia, un “soggetto socialmente pericoloso”, con redditi che non ne giustificano legalmente (è stato più volte condannato anche per usura) il cospicuo patrimonio immobiliare.

Il bene confiscato torna alla comunità cui ricchezze illegali lo avevano sottratto e lo fa, come prevede la legge 109/1996, attraverso un riutilizzo sociale.

Per Libera è una storia che va raccontata alla popolazione, a partire dagli abitanti di via Toniolo, per comprenderne le origini, le cause e le ragioni del fenomeno dell’usura.

Insieme a questo il Presidio ha proposto di intestare l’appartamento ad una vittima innocente delle mafie, attraverso un percorso che coinvolga cittadini e associazioni nella scelta della persona, della sua storia e memoria.

È stata poi la volta di Federica Fantacci, vice presidente della cooperativa ConVoi, e di Chiara Babetto, responsabile per la cooperativa dei progetti per l’abitare sociale.

“Ricordiamo con emozione – ha raccontato la Fantacci – quando nel giugno del 2022 passammo qui due giorni, insieme a Libera, Scout e ragazzi dello Spazio Giovani, per ripulire e imbiancare l’appartamento. Una prima azione comunitaria di impegno. È la prima volta che operiamo in un bene confiscato, sarà un progetto particolare proprio per questo, che vorremmo vedesse la comunità partecipe di un percorso di restituzione e riscatto civile e democratico”.

Chiara Babetto è poi entrata nel merito del progetto di accoglienza “le donne che qui saranno accolte si trovano in condizioni di vulnerabilità, spesso con figli. Sia italiane che straniere, prima stavano col marito poi ad un certo punto si trovano da sole, senza lavoro, senza casa, che devono ripartire da zero. Spesso abbandonate dai mariti, che diventano presenze non positive. Una situazione di sofferenza e di dolore. Ma – sottolinea -non c’è spirito assistenzialistico nel nostro agire, le donne hanno le forze per farcela, per ricentrarsi”.

Il loro rapporto con le realtà dove vengono accolte è fondamentale “perchè tanto fa l’integrazione – spiega – il sostegno nella vita quotidiana, sentirsi coinvolte e parte attiva della comunità che le accoglie. Riconoscere il valore della persona è di grande aiuto per uscire dall’isolamento.”

Da queste considerazioni nasce la proposta che la cooperativa ConVoi ha lanciato alle Associazioni al termine dell’incontro “ci piace proporvi un progetto di “mutuo aiuto” – hanno annunciato – sia per bisogni materiali (abbigliamento, casalinghi, arredo,ecc) sia per mettere le donne qui accolte in grado di poter ricevere e restituire alla comunità disponibilità e capacità, attraverso le Associazioni e le lore reti di attività e relazioni. Immaginiamo percorsi di affido culturale o sportivo, per loro e i
loro figli, con le associazioni che accompagnano a laboratori, corsi, spettacoli”.

“Per i progetti di autonomia – hanno concluso – è fondamentale il rapporto e l’interazione con la rete della socialità”.

* Libera, Presidio “Rossella Casini” di Castagneto Carducci/San Vincenzo

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