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Diffamazione: Odg e Fnsi presentano proposte di emendamenti a testo ddl in discussione a Senato

Rossella Guadagnini * il . Diritti, Informazione, Istituzioni, Politica

Bartoli, ‘Appello a Commissione e parlamentari: valutino con attenzione le criticità espresse’

Il disegno n. 466 riguardo alla “diffamazione a mezzo stampa o con altro mezzo di diffusione” ha avviato l’iter parlamentare ormai per la quinta legislatura di seguito. La commissione Giustizia del Senato infatti ha votato a maggioranza il testo base del ddl, di cui il primo firmatario è Alberto Balboni di Fratelli d’Italia.

Per illustrare le principali criticità della proposta di legge, si è tenuta oggi una conferenza stampa presso la sede del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti (Odg) a Roma, con la partecipazione della Federazione Nazionale della Stampa Italiana (Fnsi). All’incontro sono intervenuti Carlo Bartoli, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine; Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi, Gianluca Amadori, componente del Comitato esecutivo del Cnog e Vittorio di Trapani, presidente Fnsi.

La ragione dell’incontro è presto detta: “Così com’è formulato – rilevano Ordine e Sindacato – il testo adottato dalla commissione Giustizia del Senato in materia di diffamazione a mezzo stampa – adottato quale testo base per la prosecuzione dei lavori – non tutela la libertà di informazione, rischiando di comprimere l’autonomia dei giornalisti e, dunque, il diritto dei cittadini a essere informati. Inoltre il ddl non assicura il corretto e doveroso bilanciamento dei principi costituzionalmente garantiti, quali la tutela della dignità della persona”. (segue)

Presidente Odg: ‘Siamo preoccupati dall’effetto raggelante’

“Siamo qui per esprimere la nostra preoccupazione e formulare una richiesta: vorremmo che venissero apportati dei correttivi al ddl sulla diffamazione, in coerenza con quelle che sono state le audizioni che abbiamo già svolto in Senato presso la Commissione Giustizia – afferma il presidente dell’Odg Bartoli – Rivolgiamo pertanto un appello ai membri della Commissione: siamo preoccupati per l’effetto raggelante che queste norme sulla diffamazione possono avere sull’informazione nel nostro Paese, rafforzandosi ulteriormente con l’utilizzo che viene fatto dello strumento della querela”.

“Ricordiamo soprattutto due aspetti: il primo è l’assenza di serie norme di contrasto efficace alle querele bavaglio: in Italia si fa molto uso delle querele per diffamazione, gran parte delle quali vengono archiviate; però c’è un effetto penalizzante nei confronti di chi le subisce. Il secondo aspetto pertiene invece l’abolizione formale, ma significativa, della sanzione del carcere, che finalmente viene tolta, mentre contestualmente vengono però inserite delle sanzioni incompatibili – a nostro avviso – con il corretto esercizio della libertà di informazione ed espressione. Prevedere sanzioni che possono ammontare fino a 50mila euro significa – di fatto – consigliare a chi fa questo mestiere di cambiarlo. È chiaro che sono norme che non tengono conto della realtà concreta di svolgimento della professione con l’effetto di deprimere la libertà di stampa in Italia”.

“Rivolgiamo pertanto – continua Bartoli – un appello accorato a che questi suggerimenti vengano ascoltati attentamente, rappresentando il risultato di riflessioni decennali, che recepiscono i timori espressi – a livello internazionale – sul grado di libertà dell’informazione in Italia, cogliendo il fatto che non siamo certo ai primi posti nelle classifiche mondiali e neppure nei successivi. Precisiamo, infine, che noi non chiediamo l’impunità per giornalisti: chi sbaglia deve pagare, come qualsiasi altro cittadino, ma la pena deve essere paritaria a quella degli altri cittadini e le sanzioni pure. Si tratta di un appello affinché la commissione Giustizia e poi il parlamento tengano presenti questi temi.

Costante, Segretaria Fnsi, ‘Il sole non sorge mai su professione cronisti’

“A che punto siamo? Il sole non sorge mai sulla professione dei giornalisti, il buio è totale”. Lo afferma Alessandra Costante, segretaria nazionale dell’Fnsi – Il testo del senatore Balboni è un testo totalmente sbagliato e il peso che pone sulle spalle dei giornalisti non è accettabile. Scompare inoltre l’interesse preminente della collettività nei confronti dell’informazione -commenta la Segretaria – Ora le forze politiche avranno tempo fino all’8 novembre per presentate gli emendamenti alla normativa, in modo da non fare calare il buio sull’informazione italiana. Noi siamo a disposizione, ricordando che il sì alle nostre sono richieste è la condizione minima per considerare accettabile questa normativa”.

Sulla questione dell’abolizione del carcere ai giornalisti, prosegue, “mi viene voglia di dire ‘ridateci il carcere’ con questa proposta di legge, di fronte a sanzioni spropositate come quelle dei 50mila euro ricordate da Bartoli. Tanto più che il 70 per cento dei cronisti sono lavoratori autonomi e co.co.co; se la sanzione è questa, allora meglio non fare il giornalista”. Quanto al punto delle rettifiche – aggiunge Costante – “il media che ha pubblicato una notizia errata pubblica una rettifica automatica, senza alcun intervento da parte del giornalista e/o del direttore. Il giornalista non può più difendersi nel foro rappresentato dalla sua testata. Il foro che farà fede sarà esclusivamente quello del querelante. E il querelato diverrà un ‘turista giudiziario’ andando di qui e di là nel caso, ad esempio, di più querelanti che risiedono in luoghi diversi. Rispetto a una categoria impoverita è davvero costoso fare del ‘turismo giudiziario’ per colleghi che sono ai margini economici della professione”.

Sul punto delle liti temerarie Costante rammenta che “sono almeno 10 anni che la categoria chiede la regolamentazione delle querele temeraria. In Sicilia oggi c’è un collega a cui è stato richiesto, in 24 ore, in due querele consecutive sullo stesso argomento, 1 milione di danni per bloccare la giusta campagna di stampa contro la malversazione di un ente operante nell’ambito del settore pubblico. Occorre fermare questo tipo di interventi. I giornalisti sono sempre meno liberi: c’e’ una voglia fortissima, che attraversa trasversalmente tutto il parlamento, di rendere la stampa meno pericolosa. Quindi proporrò una mobilitazione in piazza per far sentire che la categoria è viva e far capire ai cittadini che il bavaglio alla stampa è anche un bavaglio alla loro consapevolezza di poter scegliere”.

Amadori (Cnog) e Di Trapani (Fnsi) ‘In atto forte tentativo intimidazione’

“E’ in atto una forte intimidazione – secondo Gianluca Amadori del Comitato esecutivo del Cnog – per rendere sempre più difficile il lavoro giornalistico. Il ddl propone di estendere anche ai pubblicisti il segreto professionale (unico aspetto positivo del disegno), ma che sia un segreto vero, totale, che consenta a giornalisti di tutelare le proprie fonti. Sono stati già messi in luce i temi del turismo giudiziario, su cui si potrebbero trovare soluzioni sui luoghi di competenza comuni, per non tutelare solo i querelanti. E le pene pecuniarie insostenibili. Il ddl introduce anche novità sull’informazione online: l’obbligo di rimozione dei contenuti diffamatori, che è corretto, ma solo dopo l’accertamento che il contenuto è realmente diffamatorio, ciò a seguito di una sentenza passata in giudicato, non prima. Queste sono le principali argomentazioni di queste criticità”.

“La situazione è chiara – esordisce Di Trapani, presidente dell’Fnsi – Non è una questione di categoria, riguarda tutti quelli che fanno questa professione, ma soprattutto è una questione che riguarda tutti i cittadini. Non è un tema sindacale, ma qui ci vuole lo stesso unità di categoria, specie in questo momento. La relazione sullo stato di diritto 2023 della Commissione Europea mette in luce che le querele bavaglio, le liti temerarie, le fonti non abbastanza tutelate, il bavaglio alla stampa sono i nostri limiti. Siamo al 41mo posto perché i veri problemi non vengono affrontati. La questione – conclude quindi il presidente Fnsi – è l’articolo 21 della Costituzione, che parla dell’interesse pubblico a sapere, ancora oggi con numerosi mezzi ostacolato”.

* Adnkronos

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