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Il Ddl sulla diffamazione ammette che questo “non è un Paese per giornalisti”

Articolo 21 il . Associazioni, Costituzione, Diritti, Giustizia, Informazione, Istituzioni, Politica, Società

Ora che si conosce il contenuto del Disegno di legge numero 466 di modifica della normativa sulla diffamazione a mezzo stampa si comprende anche quanto si ampio, forse più ampio che mai, il solco tra il diritto dei cittadini ad essere informati e la volontà del Parlamento italiano di tenerli sostanzialmente lontani dall’informazione.

È una legge vieppiù punitiva e quasi promotrice della disinformazione.

Un esempio su tutti: prevede che sia pubblicata la rettifica inviata da chi ha interesse a vedere smentito il contenuto di un articolo, senza possibilità di commento. Dunque ci si potrà trovare di fronte al paradosso per cui l’articolo deve essere verificato circa la sua veridicità, continenza e interesse pubblico, mentre la rettifica potrà agevolmente contenere elementi falsi, non commentabili.

Inoltre il ddl passato in Commissione Giustizia allunga sine die i tempi per denunciare un giornalista, poiché in morte del diretto interessato il diritto si trasferisce agli eredi. Infine è prevista una sanzione per il querelante nel caso in cui l’azione sia infondata, pari ad un somma ridicola e non è in nessun caso previsto alcun risarcimento, nemmeno delle spese legali per il giornalista chiamato in causa indebitamente. Infatti l’ammenda andrà alla “cassa ammende” e comunque resta nella facoltà del giudice decidere se applicare o meno la sanzione.

No, questo non è un Paese per giornalisti.

Qui il link al testo integrale del ddl 466: Disegno di legge diffamazione


Ddl diffamazione, Giulietti: “Testo lontano da ciò che chiede l’Europa”

“Bisogna accendere tutti i riflettori su quanto sta accadendo in Commissione Giustizia, tenendo presente che siamo il Paese con il più alto numero di querele bavaglio scagliate da esponenti di Governo, ma anche da parte dell’opposizione. Eventuali norme debbono essere straordinarie ma a tutela dell’articolo 21 della Costituzione e non delle oligarchie”.

Questo il commento di Giuseppe Giulietti, coordinatore dei presidi di Articolo 21 e già Presidente della Fnsi, veste nella quale aveva proposto una serie di modifiche volte effettivamente a migliorare la tutela dei giornalisti contro le azioni legali bavaglio.

“Il Ddl in discussione è distante anni luce da quello che ci chiede l’Europa e da quello che serve per ripristinare l’attuazione dell’articolo 21 della Costituzione. Il testo non va bene, il contesto, se possibile, è pure peggio”, conclude Giulietti.

Articolo 21


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