A giudizio per diffamazione a Verona, rinviata la sentenza: al fianco della collega Raffaella Fanelli
Un incubo iniziato quattro anni fa e che continua. Rinviato al 23 febbraio 2024 il processo che, in tribunale a Verona, vede imputata per il reato di diffamazione la collega Raffaella Fanelli.
Oggi, mercoledì 18 ottobre, doveva svolgersi l’udienza conclusiva del procedimento che è slittata per problemi organizzativi.
Al fianco di Fanelli e del suo avvocato Alessandro Di Pietro, c’era una delegazione della Fnsi e del Sindacato giornalisti Veneto, composta da Monica Andolfatto, Alessandra Vaccari, Giuliano Doro e Diego Neri. Presente anche Federico Pecorelli, nipote di Mino, a testimoniare la vicinanza alla giornalista che ha contribuito a riaprire le indagini sull’omicidio del nonno.
«Spero che il 23 febbraio si chiuda davvero tutto – afferma Fanelli – perché questi quattro anni mi hanno stancata, snervata, logorata e non ce la faccio più. Ringrazio Fnsi e i familiari di Pecorelli per esserci e per essermi stati sempre a fianco».
Fanelli è stata citata a giudizio dal pm scaligero Marco Zenatelli ai sensi del reato 595 del Codice penale per aver “offeso la reputazione del defunto Signorelli Paolo, esponente ideologico della destra radicale e dell’antagonismo nazionale, nonché esponente di Ordine Nuovo e del Fronte sociale nazionale”.
A presentare nel 2019 la denuncia contro la cronista d’inchiesta, che con il suo lavoro ha fornito un contributo decisivo anche alla magistratura su gravissimi fatti di cronaca del passato riconducibili all’eversione nera, è stata Silvia Signorelli, figlia di Paolo, condannato per associazione eversiva e banda armata, morto nel 2010.
Al centro della vicenda l’intervista che Fanelli fece al neofascista ex Ordine Nuovo, Vincenzo Vinciguerra, anche lui imputato nello stesso procedimento, e pubblicata su una testata on line con sede a Verona ora non più attiva.
L’articolo nell’ottobre dello stesso anno fu sequestrato su disposizione del gip scaligero con il conseguente oscuramento del sito. Misura che provocò la ferma reazione della Federazione nazionale della stampa italiana e dello stesso Sgv, e in seguito annullata dal Tribunale dopo il ricorso presentato dal legale del giornale web.
Fnsi e Sgv continueranno a stare vicino alla collega per manifestare la crescente preoccupazione dovuta ai costanti attacchi alla libertà di informazione e alla categoria impegnata nell’esercizio del diritto di cronaca.
Va ricordato che per la stessa intervista Silvia Signorelli ha querelato Fanelli anche a Milano, ma il tribunale ha archiviato, respingendo anche la richiesta di opposizione.
«Oggi – spiega l’avv. Di Pietro che lavora con l’associazione Ossigeno – si sarebbe dovuto tenere l’esame di Vinciguerra il quale ha fatto pervenire al giudice alcuni documenti che sono attinenti a questo processo. Purtroppo non è stato possibile sentirlo. Lo sentiremo fra quattro mesi: quel giorno ci sarà anche la discussione e la sentenza. In quell’occasione richiederemo anche le riprese video. In aula ho dato atto della presenza di Fnsi e dei familiari di Pecorelli».
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La battaglia legale per arrivare alla verità sull’omicidio Pecorelli
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