Canone Rai: «Il governo ha avviato il ridimensionamento del servizio pubblico»
Il presidente della Fnsi Vittorio Di Trapani dopo l’annuncio del ministro Giorgetti della riduzione da 90 a 70 euro all’anno contenuta nella legge di Bilancio 2024: «Va chiarito se il taglio è secco oppure se i fondi saranno recuperati dalla fiscalità generale». L’Esecutivo Usigrai: «Tagliare quasi il 25 per cento delle risorse significa mettere in ginocchio tutto il settore dell’audiovisivo».
«Sul taglio del canone Rai in bolletta è necessario che si chiarisca se è un taglio secco (pari a circa 400 milioni l’anno) o se i fondi verranno recuperati dalla fiscalità generale: in ogni caso il governo ha avviato il ridimensionamento del Servizio Pubblico».
Lo scrive su ‘X’ il presidente della Fnsi, Vittorio di Trapani, commentando l’annuncio del ministro Giorgetti della riduzione da 90 a 70 euro all’anno del canone Rai, contenuta nella legge di Bilancio appena varata dal Consiglio dei ministri.
«Lo spostamento in fiscalità generale del finanziamento della Rai – aggiunge – non comporta 1 centesimo di risparmio per i cittadini, ma consegna al governo in maniera definitiva il controllo del Servizio Pubblico. Ogni anno lo stesso ricatto per la Rai: o sottomessa o ridimensionata».
Sulla vicenda interviene anche l’Esecutivo Usigrai con una nota: «Nella Rai, senza ancora un progetto e un piano industriale, l’unica certezza è il taglio delle risorse deciso dal Governo. L’Esecutivo dopo aver occupato l’azienda di servizio pubblico nominando un vertice che continua ad assumere esterni e ad elargire milioni attraverso contratti a giornalisti e artisti graditi, ora la affossa con un taglio secco di 400 milioni del canone che era già il più basso d’Europa»
Il comunicato prosegue ponendo un interrogativo: «Come può la Rai, che ha 600 milioni di debiti accumulati negli anni, sopravvivere a un tale taglio di risorse?. Un taglio di quasi il 25 per cento delle risorse significa smantellare il servizio pubblico, ridurre l’informazione per i cittadini e mettere in ginocchio tutto il settore dell’audiovisivo. Peraltro, ci chiediamo come sia possibile firmare oggi un contratto di servizio per 5 anni, quindi con impegni e obblighi precisi, senza avere certezza di risorse per lo stesso periodo».
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