L’onda lunga della morte
C’è un tanfo di morte nell’aria che non sembra lasciare molto spazio alla speranza. I numeri delle vittime in Israele – Palestina, insieme a quello dei feriti e degli sfollati, sono davvero apocalittici.
Ma anche i numeri approssimativi del terremoto dimenticato dell’Afghanistan infetta la vita. Manca il respiro. Rassegnati – tutti – a subire la morte su vasta scala con ineluttabile fatalità.
E la rabbia ti cresce in pancia quando pensi che quella guerra atroce incubava i suoi istinti peggiori da più di 50 anni e che le case dei villaggi attorno a Herat sembravano costruite apposta per franare alla prima scossa. E ora siamo costretti a contarli in migliaia, i morti.
Potevamo fare qualcosa? È la domanda onesta che ciascuno deve porsi. E non per processare la coscienza infliggendo altre torture, ma semplicemente per dire che dobbiamo ritrovare la coscienza antica di essere tutti parte di un’unica famiglia umana. A questo sì, davvero non c’è scampo.
E se non fai qualcosa in questi tempi supplementari perché senti di dover essere solidale, fallo per egoismo. Per mettere in salvo te e i tuoi figli.
Quel tanfo infetta anche i tuoi polmoni e potrebbe essere fatale anche nelle tue città che non conoscono incursioni, bombardamenti, atrocità e violenza ma che ne subiscono l’onda lunga o l’onda d’urto.
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