La solidarietà sul banco degli imputati
“C’è una nuova figura penalistica creata in questi anni dalla demagogia populista: – scrive Luigi Ferrajoli sul Manifesto del 19 settembre – quella dei reati di solidarietà. Le persone che salvano migranti in mare, coloro che danno lavoro a un clandestino, oppure una casa in locazione dove poter vivere umanamente, sono i nuovi delinquenti creati dalla legislazione d’emergenza”.
Considerazioni che accompagnano l’avvio a conclusione, oggi, del processo d’Appello a Mimmo Lucano che il 21 settembre 2021 fu condannato a 13 anni e due mesi di reclusione.
Ma è bene ricordare che quel sindaco controcorrente aveva ridato vita al piccolo comune di Riace con la costruzione di un frantoio pubblico e una scuola, aveva convertito due discariche in un teatro, in un parco giochi e in tante piccole fattorie. Aveva dato dignità a tante persone migranti facendole sentire vive.
Quella del 2021 non è solo una sentenza gonfiata, esagerata e persecutoria contro un cittadino di cui è ampiamente dimostrata la mancanza del dolo, quanto la condanna di un modello di integrazione riuscita.
Insomma il caso Lucano dimostra che la teoria della “sostituzione etnica” deve essere accompagnata da una “sostituzione etica” in cui al bene si mette il nome del male e il male è premiato come fosse bene. Per queste ragioni la posta in gioco del processo che si sta celebrando a Reggio Calabria è molto molto alta.
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