Meloni dice basta alle domande su Giambruno, ma purtroppo per lei non funziona così
“Basta domande su Giambruno…”, così Giorgia Meloni durante l’ultima conferenza stampa. Purtroppo per lei non funziona così e non funziona proprio in quei paesi occidentali e liberali ai quali dice, ma non ci crede, di volersi ispirare. Alle domande “sgradite e sgradevoli” non vogliono rispondere neppure Trump, Putin, Bolsonaro, Orban, i veri riferimenti della destra italiana.
Ai giornalisti spetta o spetterebbe, perché alcuni rinunciano senza bisogno dei richiami della presidente, fare anche e soprattutto domande sgradite, così come ai disegnatori e agli autori di satira spetta il compito di graffiare, anzi di cavare la pelle al potere, di qualsiasi natura e colore. Non è colpa dei giornalisti se Giambruno, dopo l’ascesa alla presidenza della sua compagna, abbia registrato una vertiginosa ascesa professionale, sino ad essere considerato, anche all’interno di Mediaset, una sorta di omaggio tributato all’accordo di ferro tra il governo e le reti della famiglia Berlusconi.
Non è colpa dei giornalisti se sempre Giambruno si abbandona, anche in trasmissione, a commenti singolari, senza mai risparmiarsi nelle lodi al governo di famiglia. Non sono i cronisti ad essere impertinenti, ma lo è la situazione, lo è il palese conflitto di interessi, che al solito suscita più scandalo e ironia all’estero che non a casa nostra.
La presidente si dovrà rassegnare, le domande continueranno e lei dovrà rispondere, a meno che, come è già accaduto, cancelli le conferenza stampa e si affidi al suo “diario” che reti compiacenti, pubbliche e private, si affrettano a trasmettere senza intermediazione alcuna. Alla presidente del consiglio e al suo governo, invece, spetterebbe il compito di approvare una legge sul conflitto di interessi, sulla Rai, sull’equo compenso da riconoscere ai tanti giornalisti precari, sul ripristino della tutela delle fonti e del segreto professionale.
Dal momento che ha rivendicato i suoi diritti in nome della libertà di informazione, perché lei e i suoi continuano a scagliare querele bavaglio contro giornali, disegnatori, cronisti sgraditi? Perché non si presentano mai in aula per rispondere alla domande dei giudici? Perché lei e Salvini non si sono presentanti per un confronto, nelle aule di giustizia, con Roberto Saviano?
No, alla presidente del consiglio non spetta il compito di giudicare le domande e di invitare l’articolo 21 della Costituzione; le spetterebbe, invece, quello di liberare il diritto di cronaca da molestie e aggressioni, ma come può farlo se lei e i suoi ministri hanno già conquistato il primato europeo per il numero di querele bavaglio scagliate contro chi osa contrastare la loro narrazione?
Il Fatto Quotidiano, il blog di Beppe Giulietti
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