Governare con una coperta corta
Flat tax per i lavoratori autonomi, riduzione delle aliquote per i lavoratori dipendenti, bonus per i maggiorenni, superammortamento per le imprese, taglio delle accise per gli automobilisti, superbonus per la riqualificazione delle villette, aumento delle pensioni minime, ecc.
Negli ultimi anni abbiamo assistito tra le coalizioni politiche che si sono succedute al governo del Paese ad una competizione irragionevole con promesse di regali e prebende per accaparrarsi i voti degli elettori.
L’attuale maggioranza di centrodestra ha superato ogni limite. Il programma elettorale della coalizione è un elenco di promesse impossibili da mantenere, a maggior ragione con il debito pubblico che ci ritroviamo. E infatti dopo un anno ci sentiamo dire che “la coperta è corta” e che di conseguenza non si potrà fare tutto.
In realtà, che la coperta fosse corta e piena di buchi era chiarissimo anche prima delle elezioni dello scorso anno. Purtroppo non è stato seguito il monito di Alcide De Gasperi: “Cercate di promettere un po’ meno di quello che pensate di realizzare se vinceste le elezioni”.
I leader politici di oggi assomigliano sempre di più a imbonitori e non a statisti.
Basti considerare la vicenda del PNRR. Con varie peripezie si sta cercando di portare a casa le risorse (191,5 miliardi di euro) stanziate dall’Europa con il programma Next generation Eu, ma nessuno si sta preoccupando del fatto che l’Italia dovrà restituirne circa i due terzi (122,6 miliardi di euro).
Meno tasse per tutti significa meno servizi per tutti, perché con meno entrate si possono fare meno spese. È una logica elementare, ma gli elettori italiani sembra che non siano mai andati a scuola.
Aveva ragione Niccolò Machiavelli: “Governare è far credere”. Perché le illusioni sono piacevoli o almeno consolatorie.
Oggi ci vorrebbe un soprassalto di onestà. Chi governa, oltre ad ammettere che non ci sono le condizioni per fare ciò che è stato promesso, per correttezza e rispetto degli elettori si dovrebbe dimettere, confessando l’evidente propaganda ingannevole.
Invece, l’attuale coalizione di maggioranza si giustifica affermando che ciò che non si può fare oggi si farà domani, poiché una legislatura non dura un anno ma cinque anni.
Vero, ma per correttezza di conseguenza dovrebbe spiegare per quali condizioni (e con quali risorse aggiuntive) nei prossimi anni la situazione potrebbe essere diversa da quella attuale.
Nel frattempo noi elettori non dobbiamo attribuire ai nostri rappresentanti colpe che non hanno. Li abbiamo scelti deliberatamente e di conseguenza i primi a dimetterci dovremmo essere noi. Con l’impegno a presentarci più preparati e consapevoli alle prossime occasioni elettorali.
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