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I “guai” causati dal narcotraffico in Paraguay, Uruguay e Argentina

Piero Innocenti il . Criminalità, Droga, Forze dell'Ordine, Internazionale, Mafie, SIcurezza

In Uruguay il porto di Montevideo, situato allo sbocco dell’Hidrovia, un sistema fluviale navigabile di oltre tremilacinquecento chilometri che attraversa la Bolivia, il Brasile, Paraguay e Argentina e sfocia nel Rio della Plata, è un punto di passaggio fondamentale nello smistamento della cocaina verso il mercato europeo.

Carichi di cocaina vengono anche lanciati da piccoli aerei in zone difficilmente accessibili via terra. Le indagini svolte negli ultimi tempi dalla Polizia Nazionale attraverso la Direcion General de Represion al Trafico Ilicito de Drogas (DGRTID) sulla presenza nel Paese della più grande  organizzazione criminale brasiliana “Primeiro Comando da Capital” (conta oltre 10mila membri), ha permesso di scoprire una articolata struttura internazionale di narcotrafficanti tra i quali anche esponenti della c.o. italiana, la ‘ndrangheta in particolare.

L’invio della droga verso l’Europa avviene utilizzando container  caricati sulle navi nel porto di Montevideo che ha scarse dotazioni di macchinari per la scansione dei container con il particolare, non trascurabile, che quelli in arrivo/transito dalla Bolivia e dal Paraguay, non vengono di norma controllati – salvo giustificate attivazioni – in relazione ad accordi commerciali (Mercosur) stipulati tra gli Stati. I sequestri di stupefacenti effettuati dalle forze di polizia nel 2022 – 5.147kg di cocaina, 828kg di marijuana e 44kg di droghe sintetiche – evidenziano un’azione di contrasto nel complesso migliorabile.

La stessa situazione è riscontrabile in Paraguay con un’azione di repressione del narcotraffico debole rispetto al transito della cocaina (3.032kg sequestrati nel 2022, 6.538kg di marijuana, oltre 53 mila dosi di crack). Nella zona della Triple Frontera (Bolivia, Brasile e Argentina), secondo la Polizia Nazionale, sono concentrate oltre al Primeiro Comando de Capital, il Clan Barakat diretto da uomini d’affari con importanti attività commerciali a Ciudad dell’Este ed implicato, oltre che nel traffico di droga, in estorsioni e riciclaggio e il Comando Vermelho presente, in particolare, nel nord del Paranà.

La competenza in materia di droga (riduzione della domanda e dell’offerta, programmi di sviluppo alternativo) è affidata alla Segreteria Nazionale Antidroga (SENAD) che dipende direttamente dalla Presidenza della Repubblica.

Piccoli aerei decollano da piste clandestine esistenti in Paraguay per lanciare, in luoghi prestabili, in zone impervie dell’Argentina, carichi di cocaina che, come sempre, hanno come destinazione finale il mercato europeo attraverso le rotte marittime (privilegiati i porti olandesi, tedeschi, spagnoli, portoghesi, italiani di Gioia Tauro, Napoli, Genova, Livorno).

La gestione del narcotraffico è saldamente nelle mani di cartelli boliviani, peruviani, messicani, colombiani e, naturalmente,di cellule della mafia calabrese ma esercita un buon potere l’organizzazione dei Los Monos guidata dal clan Cantero sin dagli anni Novanta.

Alla fine del 2022 le forze di polizia argentina avevano sequestrato 9.683kg di cocaina, 144.167kg di marijuana mentre è stato rilevato un incremento generalizzato del consumo di droghe rispetto al 2021.

Una situazione del narcotraffico in generale nella regione, alla fine, sempre particolarmente complicata.

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