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Raid di ignoti nella masseria sottratta al boss. La notizia snobbata nel “cambio di narrazione”

Graziella Di Mambro il . Campania, Economia, Informazione, Istituzioni, Mafie, SIcurezza, Società

Tre uomini col volto coperto attraversano una strada polverosa.

È un cantiere, quello per la costruzione di una scuola sulle ceneri di una vecchia masseria appartenuta al capo feroce del clan dei casalesi negli anni 90, Francesco Schiavone detto Sandokan per la sua vaga somiglianza al celebre personaggio televisivo.

È una prova di forza, un atto simbolico, sembra una sorta di (ri)presa di possesso e sono impressionanti i fotogrammi registrati dalle videocamere di sorveglianza del Comune di Grazzanise che sul bene confiscato vuole realizzare una scuola.

Poteva, doveva essere una notizia sconvolgente per chi ha a cuore la legalità e  la rinascita di quel territorio martoriato che è la provincia di Caserta e invece è una news di quart’ordine, se va bene. Anche questo, forse, è il cambio di narrazione di cui tanto si è discettato di recente.

Narrare la mafia, guardarla negli occhi come accade in quella scena non fa più notizia, distratti come siamo dalle farneticazioni di un generale, da quelle di un ministro dell’agricoltura che confonde il basso costo del cibo con gli sconti dei supermercati, dal caldo torrido, dai tassi di interesse, dalle accise. La camorra in tutto questo è un granello di polvere come polveroso è quel cantiere.

Dove si trova? A Grazzanise, una cittadina tra Villa Literno e Casal di Principe, in località Selvalunga.

È lì che il boss aveva un’azienda agricola, poi sottoposta a confisca e ora affidata al Comune che la sta riadattando perché diventi uno spazio laboratorio dell’Istituto tecnico “Falco”.

Due giorni fa, intorno alle 13, un commando composto da tre persone è sceso da un’Alfa Romeo. I tre uomini avevano il volto coperto, uno era armato di pistola, si sono diretti verso la struttura.

Perché? E perché in pieno giorno? Un’azione che lascia spazio al timore di una nuova escalation e l’episodio è tanto più grave in quanto avvenuto con la consapevolezza che fosse tutto ripreso.

Eppure questa storia “non ha sfondato” il muro delle notizie che contano, dell’informazione importante. Poco stupore, in fondo sono stati appena tagliati i progetti del Pnrr per il recupero dei beni confiscati tra le proteste di Libera e pochissimi altri.

La foto è un frame della registrazione delle videocamere di sorveglianza.

Fonte: Articolo 21

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