Recuperare subito i 300 milioni previsti per la ristrutturazione dei beni confiscati
Ha avuto ragione Paolo Siani a lanciare l’appello, dalle colonne di Repubblica, perché vengano ripristinati al più presto dal Governo, nelle forme che riterrà opportune, i 300 milioni previsti per la ristrutturazione dei beni confiscati alle mafie.
A quanto mi risulta, tra l’altro, già Comuni ed associazioni, con responsabilità di gestione, avevano intrapreso iniziative concrete per predisporre documentazione e richieste per gli interventi necessari.
Non si tratta solo di un “problema economico” ma, nell’eventualità di una mancata conferma o anche solo di un ritardo dei finanziamenti previsti, di un pericoloso messaggio di disattenzione o dismissione su di un terreno decisivo per la battaglia di civiltà e di cultura contro le mafie.
Sappiamo infatti che proprio l’utilizzazione a fini sociali dei beni confiscati è stato ed è un colpo formidabile per mafia e camorra, ben più anche di arresti e reclusioni, grazie alla Legge Rognoni-LaTorre. Basti solo pensare, per esempio, alle intercettazioni in carcere degli irati commenti di personaggi come Totò Riina.
Ho negli occhi una qualche rinascita di territori prima oppressi dall’incontrastato strapotere mafioso, il piacere della visione di spazi curati dedicati ai giochi di bambini e ragazzi.
È stato sempre un piacere ed un onore seguire con vigile attenzione il nascere ed il progredire socialmente e “come imprese” tante Cooperative sociali, capaci di realizzare i prodotti “del riscatto”, poi diffusi in ogni parte d’Italia e d’Europa, grazie, per esempio, alla “Bottega dei sapori e dei saperi della legalità”, voluta dalla Regione Campania, con Libera di don Ciotti e la Fondazione Pol.i.s. , fin dai tempi in cui ce ne siamo personalmente occupati anche io stesso e Paolo Siani, poi con don Tonino Palmese ed Enrico Tedesco, che hanno raffinato nel tempo capacità ed impegno sul piano culturale, normativo, divulgativo.
Senza tralasciare la dedizione professionale umana e politica dell’attuale assessore regionale Mario Morcone, prefetto, già Direttore dell’Agenzia Nazionale per i Beni sequestrati e confiscati, che ha dato un impulso ed un incoraggiamento enorme alle valorose realtà operanti su beni confiscati in Campania.
Grazie, dunque, per l’accorata riflessione del fraterno amico e già valoroso deputato della Repubblica, Paolo Siani.
Ma devo dire che mi ha un po’ meravigliato la scarsa attenzione dedicata da tutte le forze politiche al problema denunciato.
Si tratta di una grande questione di civiltà che richiama anche i conclamati valori per cui si sono battuti tanti eroici e celebrati protagonisti della lotta alle mafie, a partire proprio da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
A questo punto mi nasce spontanea l’urgenza di una valutazione più generale.
Pur confermando ovviamente la mia convinta formazione e militanza di sinistra devo dire che non mi sento di dare un giudizio “ideologico” sul Governo Meloni, attenendomi alle valutazioni di merito, che devono riguardare anche criticamente le scelte, le azioni, le proposte di un governo legittimamente espresso dal voto popolare e giustamente sottoposto al critico vaglio democratico delle opposizioni.
Ma ora, ritornando al merito della questione, pur raccogliendo le osservazioni di Paolo Siani sulle rassicurazioni , in verità poco rassicuranti, del ministro Fitto, ritengo che su tale materia dovrebbe intervenire proprio direttamente la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, per fugare dubbi ed incertezze su di una materia, come quella della lotta alle mafie e del necessario sostegno alle coraggiose iniziative sociali di contrasto, che costituiscono una fondamentale linea discriminante di civiltà, per tutti.
* Presidente AsCenDeR e presidente onorario Fondazione Siani
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