Ferragosto 2023: il dossier del Viminale sulla sicurezza e delittuosità
Proviamo a fare qualche sintetica considerazione sui dati riportati nel Dossier Viminale, divulgato a ferragosto, sull’attività del Ministero dell’Interno, partendo da quello, a mio avviso importante, sugli organici della Polizia di Stato e delle altre forze di polizia alla data del primo agosto scorso.
La conferma, intanto, di un “buco” in tutti gli uffici della Polizia di Stato del 10% di personale con una presenza complessiva di 92.932 operatori dei ruoli ordinari (a fronte di un organico di 103.654) e di 5.585 dei ruoli tecnici (rispetto ai 5.810 previsti).
Si tratta, come si può immaginare, di una grave carenza di personale tanto più se si riflette che tale divario fa riferimento ad un organico previsto molti anni fa quando le esigenze di servizio erano decisamente minori rispetto a quelle emerse negli ultimi tempi (si pensi, per esempio, all’immigrazione irregolare, alla violenza giovanile, ai fenomeni predatori in molte città, alla diffusione dello spaccio di stupefacenti, alla violenza di genere, all’aumento della delinquenza comune e mafiosa di stranieri).
Nel citato dossier si accenna anche al potenziamento del comparto Sicurezza con l’assunzione nel 2023 di 6mila unità senza specificare, però, quante per la Polizia di Stato, per l’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza: queste ultime due forze di polizia hanno, rispettivamente una differenza, tra la forza organica e quella effettiva, pari a – 2,4% e a – 8,4%; situazione decisamente più preoccupante quella riguardante la Polizia Penitenziaria (meno 14,5%) con una forze effettiva di 36.703 operatori a fronte dei 42.937 previsti (e sono ben note le recenti tragiche vicende capitate in alcune carceri con suicidi e tentati suicidi di reclusi).
Diminuiti del 5,46%, nei primi sette mesi del 2023, i delitti denunciati, pari a 1.228.454 a fronte dei 1.299.350 del 2022 (ma molte vittime, come noto, non vanno più a denunciare per vari motivi), però aumentate le rapine (non precisate le varie tipologie) passate a 15.486 dalle 14.979, dello stesso periodo del 2022, ed i furti (anche in questo caso nessuna indicazione su quanti nelle abitazioni, quanti negli esercizi commerciali, quanti con destrezza ecc…) aumentati a 554.975 rispetto ai 539.929 del 2022.
Calo delle persone denunciate all’autorità giudiziaria, scese a 434.940 rispetto alle 490.097 dell’analogo periodo del 2022, di cui 86.543 in stato di arresto a fronte delle 90.451 del 2022. Calo, verosimilmente, dovuto anche alle norme introdotte con la c.d. riforma Cartabia che non ha certo agevolato i compiti della polizia giudiziaria.
L’esigenza di aumentare sensibilmente i controlli con servizi straordinari in modalità “Alto Impatto” (tradotto in “Alta visibilità”), presso le stazioni ferroviarie e zone limitrofe, in quelle della c.d. movida e nelle piazze di spaccio, in particolare di Roma, Milano, Napoli,Torino, Firenze e Bologna, città metropolitane in cui si erano verificate aggressioni e violenze di vario genere, ha comportato un impiego, nel corrente anno, di oltre 33mila operatori di polizia e di oltre 5mila tra agenti della polizia locale, delle Asl e degli ispettorati del lavoro con il bilancio complessivo di 696 persone arrestate, 3.882 denunciate in stato di libertà per reati vari, 776 lavoratori in nero individuati nei 7.448 esercizi pubblici controllati, oltre alla espulsione di 793 stranieri.
Molte espulsioni – lo sappiamo – restano solo sulla carta: di questi 793, sono 112 quelli accompagnati nei Cpr (Centri di permanenza per il rimpatrio). Si continua a parlare di incentivare i rimpatri degli stranieri irregolari sul territorio nazionale e, nel Dossier in esame, si fornisce il dato solo dei primi sette mesi del 2023 con 2.561 rimpatriati rispetto ai 2.000 del 2022 mentre negli anni passati il periodo esaminato era di un anno (nel 2020 4.408 rimpatri, nel 2021 4.321).
I rimpatri degli stranieri verso i paesi di origine, lo ricordiamo, presuppongono accordi di riammissione e stando alle nazionalità delle persone soccorse/sbarcate nel 2023 (oltre 105 mila al 21 agosto), non sono così semplici da attuare, tanto che con la stessa Tunisia – da dove quest’anno provengono la maggior parte dei migranti – con cui pure vige un accordo per rimpatri a cadenza settimanale e un recente memorandum d’intesa, attesa la situazione di instabilità che caratterizza quel Paese, riesce difficile effettuare tali operazioni.
Operazioni precedute dal transito degli stranieri nei Cpr (in numero insufficiente) per l’identificazione e che dovevano essere costruiti in ogni regione con un provvedimento normativo del 2017, mai attuato per le forti resistenze di politici, amministratori locali e dei cittadini contrari ai “Centri di detenzione amministrativa” (i Cpr) nei loro territori.
Viminale 2023 Dossier Ferragosto
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