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La bellezza di un uomo libero

Pierluigi Ermini il . Cultura, Diritti, Giovani, Internazionale, Politica, Società

Ci sono persone che hanno la capacità con le loro parole e i loro comportamenti di diventare degli esempi che entrano dentro la nostra coscienza e ci interrogano sulla nostra personale vita.

È quanto è accaduto in questi ultimi giorni con Patrick Zaki.

Forse più che durante la sua lunga e ingiusta prigionia, proprio in questi primi momenti di libertà, quando abbiamo imparato un pò più a conoscerlo, a vedere come le parole che dice sono strettamente legate al suo modo di agire.

In fondo la sua incriminazione prima, l’infinita prigionia senza un verdetto espresso da un tribunale poi, e infine la sua definitiva condanna a tre anni, sono le forme di ingiustizia che un regime dittatoriale o di finta democrazia, sa infliggere ai perseguitati politici.

È però dal momento della grazia e dal suo ritorno a uomo libero che Patrick Zaki sta assumendo un ruolo importante nella nostra società,  perché oltre che parlare di difesa dei diritti umani, sta muovendosi veramente come un uomo libero, rendendosi veramente credibile agli occhi di tutti noi.

La gentilezza e la delicatezza con cui parla di quanto accadde nel suo paese, senza astio personale, sono la prima dimostrazione di una forza d’animo enorme.

Al tempo stesso, però,  espone le sue idee con una determinazione che non lascia spazio a compromessi. “Speriamo che la società civile egiziana e la scena politica in Egitto riescano a diventare più aperte nei prossimi tempi. Ci aspettiamo che vengano liberati più prigionieri politici, che ci sia più libertà per la stampa e per gli accademici”  – così si è espresso in queste ore a Sky TG 24.

Da un lato c’è un riconoscimento del potere politico che governa il suo paese, dall’altra è chiara la sua intenzione di non mollare di un centimetro le sue convinzioni sulla mancanza in Egitto della libertà di pensiero e di una repressione continua dei diritti umani.

C’è determinazione e rispetto dell’avversario che vuole combattere con le armi della sfida politica, della crescita culturale del proprio popolo, affinché arrivi a una maggiore consapevolezza dei propri diritti.

Un piccolo Gandhi che si affaccia nel mondo della politica, che non rinuncia al proprio pensiero, alla propria  terra, continuando, in qualunque luogo si trovi, la sua battaglia di difensore dei diritti umani.

Ed è consapevole che solo se  uomo libero, trasparente e indipendente, potrà essere una persona credibile.

In questo senso credo vada letta la sua rinuncia al volo di Stato messo a disposizione dal governo Meloni per arrivare in Italia, perché ha chiara la necessità di essere svincolato da qualsiasi forma di pressione politica.

Credo avrebbe fatto la stessa scelta anche se ci fosse stato un governo diverso in Italia.

Così come è molto bello il non voler pesare sulle tasche di noi italiani per un volo che avremmo comunque pagato noi cittadini: “Non volevo prendere soldi dalle tasse dei cittadini italiani con un volo di stato”.

L’indipendenza e l’autonomia hanno sempre un prezzo da pagare, e questa realtà si vede partendo proprio dalle piccole cose, come pagare di tasca propria scegliendo un volo di linea per venire in Italia, come una persona qualsiasi.

Sono tante le persone oppresse che guardano a lui con speranza nel suo Egitto e ora anche agli occhi di noi europei rappresenta una figura importante nella difesa della dignità di ogni essere umano.

L’altra scelta di Patrick Zaki è la non violenza, anche verbale. Dalle sua labbra non si sente uscire nessun commento pesante, offensivo.

Un modo così estraneo anche dalla contesa politica occidentale, che ne fa quasi un uomo d’altri tempi.

E c’è una frase che Patrick ha detto in questi giorni che credo rappresenti un vero e proprio manifesto politico e personale, rivolto a tutti noi: “Credo nella continuità dell’impegno e dello studio come resistenza”.

L’impegno verso l’umanità sfruttata e degradata alla quale Zaki guarda come scelta di campo, non può non passare dallo studio e dalla conoscenza.

Convinzioni che forse Zaki ha maturato frequentando la nostra università e che sono strettamente legate tra di loro.

È bello anche sottolineare che questa maturità viene da un ragazzo così giovane, che dovrebbe diventare un modello anche per i nostri ragazzi.

Impegno e studio come forme di resistenza in un mondo dove la superficialità,  le facili risposte a problemi enormi, l’indifferenza verso gli altri, l’individualismo che ci impedisce di sentirci parte di un sistema più grande e importante, il denaro come meta da conquistare, danno spazio a sempre più ampie disuguaglianze sociali e di conseguenza a una società dove la difesa dei diritti umani non ha più un ruolo centrale.

Ecco perché Patrick  Zaki nella sua semplicità e decisione, nella sua gentilezza e determinazione, nella sua conoscenza e capacità di vedere oltre all’immediata, ci appare come un uomo libero, che non impone nessuna convinzione, ma che non si fa nemmeno imporre quella degli altri.

Una bella, grande, libertà di pensiero e di azione.

Credo che sentiremo parlare a lungo di Patrick Zaki, un giovane che può diventare un vero maestro di vita.

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