Il 4 e 5 agosto a Ceresole Reale (TO) “La montagna disincantata”
Attraversare deserti, scalare montagne, esplorare abissi: l’essere umano è naturalmente proteso all’Aperto, all’Alto, al Profondo.
Sin da bambino quando, incontrando muretti con qualche appiglio, porte socchiuse o pozzi incustoditi, ha provato l’impulso irresistibile di arrampicarsi, sbirciare, guardare dentro e in profondità.
Ma quest’impulso non avrebbe prodotto nulla di buono, nella storia dell’umanità, se non fosse stato orientato dal desiderio, mai del tutto appagato, di conoscere, oltre che il mondo di “fuori”, quello di dentro, il mondo interiore.
Mai appagato perché la conoscenza di sé – base di ogni ulteriore sapere, secondo la filosofia, madre del sapere – è un processo infinito ma proprio perciò salvifico: finché un essere umano nutrirà dei dubbi su sé stesso e, nel silenzio della riflessione, avrà il coraggio di chiedersi «ma io, chi sono?», sarà incapace di fare e farsi del male, di raccontare e raccontarsi menzogne, perché tutto il suo agire sarà improntato alla comprensione e al rispetto dell’altro attorno a sé – sia esso umano, animale, naturale – avendo riconosciuto l’altro dentro di sé.
“La montagna disincantata”, primo Festival della parola in-sorgente che si terrà a Ceresole Reale il 4 e 5 agosto prossimi, vuole essere un piccolo ma, si spera, fecondo seme per riaccendere quel desiderio di guardare nel proprio abisso che gli antichi Greci, primi filosofi, avevano espresso nel motto «conosci te stesso».
Desiderio e poi necessità di cambiare un mondo i cui ecosistemi sono stati distrutti o trasformati in “ego-sistemi” nei quali vige un’unica legge: mors tua, vita mea.
E dove l’esplorazione e la conoscenza sono perlopiù quelle, superficiali, di un turismo di massa che raccoglie al massimo fotografie e testi da postare sui “social”, senza che il viaggio diventi espansione di coscienza, ampliamento di orizzonti psichici e mentali.
Esplorazioni “a distanza”, solo spettatrici, anche di profondità ed altezze che sofisticate tecnologie hanno reso oggi accessibili. Con esiti anche tragici, come dimostrano le ricorrenti morti in alta montagna causate da ignoranza e imperizia, oppure la recente vicenda del sommergibile “Titan”, esempio di un turismo costoso che segue però la stessa logica di quello massificato: essere dappertutto, infestare la Terra con la propria presenza, come se della Terra fossimo monarchi e padroni.
Il festival della “Montagna disincantata” a Ceresole Reale ha l’enorme ambizione di svelare l’addobbata inconsistenza del monarca, l’egoismo e la povertà umana dei padroni. E indicare la via per tornare a essere, prima che genericamente prossimi, con-sorti, accomunati e uniti dalle nostre fragilità e diversità, tornare a essere una comunità in cammino, fuori ma prima ancora dentro di sé.
Fabio Cantelli Anibaldi insieme agli amici del comitato organizzatore
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