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Libera Informazione è con Articolo 21, in difesa della Costituzione e per una “nuova Resistenza”

Lorenzo Frigerio il . Associazioni, Costituzione, Diritti, Emilia-Romagna, Giovani, Informazione, Istituzioni, Mafie, Memoria, Politica, Società

Nello scorso fine settimana, presso Savignano sul Panaro si sono dati appuntamenti i referenti territoriali e nazionali di Libera per la consueta formazione prima della pausa estiva.

“Andare oltre. Affondare le radici in profondità per crescere in altezza”: questo il titolo della tre giorni in provincia di Modena, con un programma fitto di interventi e relazioni che è stato chiuso dal presidente nazionale di Libera, don Luigi Ciotti.

In apertura del suo intervento – domenica 9 luglio – don Ciotti ha voluto ricordare e ringraziare il caro Santo Della Volpe nell’ottavo anniversario della sua scomparsa, perché, insieme a Roberto Morrione, da professionisti del servizio pubblico quale erano, si misero a disposizione del network antimafia, dando vita a Libera Informazione, spendendosi senza soste fino all’esito ultimo della loro difficile battaglia per la vita. Due amici, “due giornalisti-giornalisti” che fondavano il loro impegno nel dettato costituzionale e nella deontologia professionale, vissuta prima che proclamata.

Don Luigi ha quindi tracciato un quadro tutt’altro che incoraggiante dell’attuale situazione del Paese, dove nel silenzio generale e nella ripresa dell’attacco della politica alla magistratura, si vedono prosperare indisturbate mafie – “più forti di prima” – e corruzione. Vista la situazione nazionale e internazionale, complicata dal conflitto bellico in Ucraina, non deve però essere consentito a nessuno di abbandonarsi allo sconforto, ma serve piuttosto raddoppiare gli sforzi per promuovere partecipazione civile, legalità democratica, inclusione sociale, responsabilità personale e collettiva.

Nelle giornate di Savignano, gli interventi di Gian Carlo Caselli, Nando dalla Chiesa, Alberto Vannucci, Rosy Bindi, solo per citarne alcuni, sono serviti ad inquadrare la pericolosità estrema di una criminalità di stampo mafioso che si allea con quella che è stata definita “la criminalità dei potenti”, capace di piegare le regole alla logica del profitto a tutti i costi, alimentandosi di illegalità e soprusi, di pressioni indebite sull’economia e gli stati, di arricchimenti illeciti alle spalle degli ultimi. Una pericolosa saldatura che deve essere combattuta con tutti i mezzi a disposizione, allargando le reti delle collaborazioni e rilanciando i percorsi di impegno per il cambiamento.

Tutti gli interventi hanno evidenziato gli sforzi purtroppo vani delle democrazia di mettere un freno ad un capitalismo selvaggio che si alimenta della criminalità dei potenti e degli scambi continui realizzati al riparo di illecite e segrete “camere di compensazione”, dove i poteri oscuri si relazionano condizionando pesantemente le politiche nazionali e internazionali, al di fuori delle istituzioni democratiche. Una lunga storia che è esemplificata dalle vicende della P2 di Licio Gelli, poi riprodottasi in altre forme e strutture fino ai nostri giorni.

Ecco perché vanno respinti al mittente i tentativi in atto da parte del Governo e della maggioranza che lo sostiene di riscrivere la storia del nostro Paese, negando i legami tra mafia, massoneria, eversione nera e apparati istituzionali deviati che regolarmente emergono dalle vicende criminali che hanno insanguinato l’Italia.

Non è un problema solo e soltanto di “nuova narrazione” da parte della destra in Italia a doverci mettere in allarme, quanto piuttosto il ritorno in auge della pericolosa idea che le regole siano un freno alla crescita e che tutti i soggetti chiamati al controllo democratico sull’esercizio del potere (magistratura, informazione, istituzioni, associazioni e sindacati, oltre che gli stessi cittadini) siano piuttosto intralci da rimuovere senza troppi indugi.

L’investitura da parte della base elettorale, peraltro ridottasi progressivamente negli ultimi decenni, non può diventare il totem davanti al quale piegare il progetto di comunità che i nostri Padri costituenti hanno elaborato all’indomani della cacciata dei nazisti e della sconfitta del fascismo.

Ecco perché serve ripartire dalla Costituzione, chiamando a raccolta quanti siano disponibili a dare vita ad una “nuova Resistenza” espressione coniata da Nino Caponnetto, padre del pool antimafia di Falcone e Borsellino, all’indomani del biennio stragista che tra il 1992 e il 1994 traghettò il Paese in quella che impropriamente viene definita “Seconda Repubblica”. Caponnetto che è stato ricordato anche a Savignano, quando si è ricordata la vedova Elisabetta Baldi, nonna Betta, scomparsa recentemente e fedele custode del messaggio civile del marito.

Ecco perché Libera Informazione aderisce convintamente alla chiamata di Articolo 21, nella consapevolezza che in questa battaglia per la difesa della democrazia non ci sono primazie e direzioni da reclamare, quanto piuttosto volontà di fare bene insieme. E nella comunità di Articolo 21 il portato dell’impegno di questi anni di lavoro avviato da Roberto Morrione e Santo Della Volpe trova un suo approdo naturale.

Auguri ad Articolo 21 per la sua assemblea e la sua festa, perché sia un momento di riflessione e di stimolo nella costruzione di un calendario di appuntamenti a partire da settembre che devono avere come parole fondanti libertà, diritto, informazione e soprattutto Costituzione.



Roma 12 luglio: assemblea e festa nazionale di Articolo 21

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