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I “padroni” del narcotraffico mondiale

Piero Innocenti il . Droga, Forze dell'Ordine, Guerre, Internazionale, Mafie

Il narcotraffico e il controllo delle piazze di spaccio garantiscono, come noto, profitti molto elevati e, pertanto, hanno un ruolo centrale, in Italia e nel mondo, per le organizzazioni criminali di ogni livello.

Queste attività illecite favoriscono sinergie e collaborazioni anche strette tra  diversi gruppi criminali, necessarie per affrontare le difficoltà logistiche collegate all’occultamento e al trasporto dei carichi di stupefacenti dai luoghi di produzione a quelli di commercializzazione al dettaglio.

La situazione del traffico di droghe (di tutte le droghe, incluse quelle sintetiche e le cosiddette Nuove Sostanze Psicoattive) e del consumo è drammatica in moltissimi paesi come emerge anche dai preziosi contributi degli esperti per la sicurezza italiani accreditati all’estero presso le nostre rappresentanze diplomatiche. Un sintetico riepilogo sulla situazione in diversi paesi ci offre un panorama criminale a dir poco sconcertante.

A cominciare dal Canada dove, alla fine del 2022, si è rilevato un apprezzabile aumento di coltivazioni illegali di cannabis e di produzione di fentanyl (un oppioide sintetico), con il coinvolgimento di gruppi criminali attivi nelle regioni atlantiche e anche nel territorio dello Yokon, al confine con l’Alaska. Il traffico di cocaina è gestito dalla criminalità italiana presente principalmente in Ontario e in Quebec.

In Messico (oltre 30mila omicidi nel 2022, una media di 85 al giorno) la delinquenza organizzata traffica cocaina e droghe sintetiche dall’Asia all’Africa, dall’Oceania all’Europa, dove la presenza dei cartelli (su tutti quello di Sinaloa e di Jalisco Nueva Generation) continua a crescere in importanza.

Nella Repubblica Dominicana, dove alla fine del 2022 si è registrato il sequestro record di 27 ton di cocaina (un più 41% rispetto al 2021), le organizzazioni criminali locali, come annota l’esperto antidroga italiano “hanno assunto una struttura autonoma rispetto a quelle colombiane, messicane e statunitensi” e, per la parte di loro competenza, richiedono un compenso proporzionato alla quantità di cocaina da trasportare.

Panama, paese di transito marittimo per la cocaina proveniente dal Sud America verso il Nord America e l’Europa, vede transitare ogni anno milioni di container attraverso il doppio Canale, di cui solo una minima parte viene sottoposta a screening (i container che trasportano banane provenienti dalla Colombia non possono essere aperti per la presenza di un parassita che potrebbe essere letale per le colture locali). I criminali panamensi (spesso in lotta tra loro per il controllo del microtraffico di droga), che fino ad una decina di anni fa venivano “assunti” dai colombiani come semplice manodopera logistica, hanno maturato strutture più articolate, con una linea di comando piramidale,  e controllano le piazze di spaccio, l’ingresso e l’uscita della cocaina dal Paese (sequestro record di 108 ton nel 2022).

In Colombia è presente la più importante produzione ed esportazione di cocaina al mondo e, nonostante le eradicazioni delle coltivazioni delle piante di coca (in calo nel 2022) praticate manualmente o con fumigazioni aeree di erbicidi, la produzione potenziale di cloridrato di cocaina (sequestrate ben 352ton, nel 2022 di cui 75 ton dirette verso il mercato europeo) ha raggiunto l livello record di circa 1.500 ton. l’anno. Lo scenario criminale collegato al narcotraffico è fortemente variegato con il coinvolgimento di frange dell’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN), delle FARC, di gruppi armati organizzati (cosiddette G.A.O.) come le Autodefensas Gaitanistas de Colombia, le Autodefensas Conquistadoras de la Sierra Nevada (entrambe formazioni paramilitari di estrema destra), con una presenza forte, storica della mafia calabrese e, seppure non presente in forma stanziale, della camorra.

La maggior parte dei carichi di cocaina, sequestrati nel biennio 2021/2022 nei porti europei, sono risultati provenire dal porto di Guayaquil, in Ecuador, paese diventato chiave nel narcotraffico mondiale con le bande dei Los Choneros e le due “diramazioni” dei Chone Killers e dei Tiguerones (oltre al narcotraffico assicurano anche altri “servizi” come le estorsioni,  gli omicidi, il recupero crediti).

In Perù, secondo paese al mondo nella produzione di cocaina, la rete criminale internazionale è di matrice colombiana, messicana, brasiliana, cinese, serba, albanese e italiana  e quest’ultima è presente, con la ‘ndrangheta, anche in Brasile (circa 96 ton di cocaina intercettate dalla sola Polizia Federale nel 2022) dove il narcotraffico è completamente gestito dal Comando Vermelho (CV) e dal Primeiro Comando da Capital (PCC) oltre che da una cinquantina di gruppi minori regionalizzati che, spesso, sono protagonisti di episodi di estrema violenza.

L’Argentina, il Paese “più italiano” al di fuori dell’Italia, è una nazione di passaggio principalmente della cocaina diretta in Europa, nei principali porti dei Paesi Bassi, del Belgio, della Germania, della Spagna e dell’Italia (Gioia Tauro, Napoli, Genova e Livorno). La principale organizzazione criminale è quella dei “Los Monos”, ma sono presenti cellule operative di narcos boliviani peruviani, messicani, colombiani e della ‘ndrangheta.

Un panorama criminale, alla fine, davvero deprimente con i narcotrafficanti che, grazie al forte potere economico, sono diventati i veri “padroni” in diversi Paesi.

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