In ricordo di Marcella Di Levrano e di tutte le donne e gli uomini coraggiosi
Marcella Di Levrano è una giovane donna di 26 anni, assassinata dalla Sacra Corona Unita il 5 aprile 1990, per aver raccontato quanto sapeva su quest’organizzazione criminale, all’epoca quasi sconosciuta.
Marcella ha dato un importante contributo di verità a partire dal 24 giugno 1987, quando è entrata per la prima volta nella Questura di Lecce per raccontare quanto sapeva di questa mafia. Le sue dichiarazioni sono state registrate a sua insaputa e si sono rivelate preziose per i successivi processi contro la Sacra Corona Unita.
Per questo, vogliamo ricordare Marcella non solo il giorno dell’omicidio, ma anche il 24 giugno di ogni anno, per ringraziarla per il suo esempio e per sentirla ancora più viva, traendo ispirazione dal suo coraggio di raccontare la verità.
Lo scorso 24 giugno, infatti, si è svolta presso la Questura di Lecce un’iniziativa in memoria dell’impegno di Marcella, alla presenza della mamma di Marcella, Marisa Fiorani, del Questore di Lecce Andrea Valentini e di altri magistrati della Procura di Lecce e Brindisi che in questi anni hanno avuto a cuore la vicenda giudiziaria di Marcella.
Marisa ci ha regalato un racconto della giornata intenso ed emozionate, che vogliamo condividere con quanti ogni giorno si impegnano per la verità e la giustizia.
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Aspetto al bar vicino alla Questura, perché è ancora presto, e sento risuonare dentro di me le parole del dott. Alberto Santacatterina: “forse non potete immaginare cosa volesse dire nel 1987 solo varcare la soglia della questura senza manette…”, invitando così a pensare al grande coraggio di Marcella nella sua decisione a varcare quella porta e parlare. Quest’emozione mi accompagnerà anche dopo essere stati accolti con gentilezza –senza un particolare nostro coraggio questa volta- insieme con chi ha accettato di venire a questo importante appuntamento del 24 giugno! E penso al nostro Luigi e a Libera, sua preziosa creatura, dove mi sono sentita accolta sin da subito.
Mentre penso anche alla trepidazione e al timore di Marcella nei momenti in cui si sta concretando la sua determinazione a parlare di quello che sa, dall’auto appena arrivata, vedo scendere il dott. Guglielmo Cataldi e la commozione mi riporta a qualche anno fa, quando lo stesso con grande empatia mi diceva che non dovevo vergognarmi di Marcella…Ed io mai l’ho fatto. Poi dirà anche che non possiamo non sperare nel cambiamento, anche di quelle persone che hanno commesso reati. Ed io accolgo queste parole di vita, perché sono anche la mia stessa vita.
Stesso giorno, 36 anni fa ed oggi: quanta differenza e quante cose sono cambiate. Oggi è l’Istituzione che ci apre le braccia e ci accoglie con discrezione e direi quasi con amore, per commemorare quel gesto di una donna sola e disperata, alla ricerca di un’àncora di salvezza. Arrivano man mano altre amiche ed amici, così come pure altri magistrati, tutti lì per Marcella. Oggi è proprio un giorno speciale. Lacrime si sciolgono dagli occhi e non le trattengo.
24 giugno 1987: Marcella varca la soglia della questura fidandosi di chi la potrà ascoltare e con la speranza di dare una svolta decisiva alla sua vita disperata. E questo noi oggi -24 giugno 2023- commemoriamo, consapevoli anche di quanto di più poteva essere fatto per lei e, per i motivi più impensabili, non fu fatto. Ma Marcella ha parlato allora e parla oggi attraverso noi. Ancora di più mi prende un groppo alla gola, quando su mia richiesta vengo accompagnata nell’aula dove Marcella veniva interrogata.
In questo bell’incontro organizzato da Libera diversi saranno gli interventi, sia dei magistrati che di quanti hanno a cuore la vita di Marcella. Abbraccio il dott. Cataldo Motta, ironico e amoroso, come quando, generoso, ci accolse anni fa nel suo studio accompagnati dai carissimi amici e compagni di strada, Enza Rando e Lorenzo Frigerio.
Poi la meraviglia mi prende quando sento il dott. Antonio De Donno dire che non si sbaglia a pensare che Marcella sia stata la prima vera vittima innocente di mafia in Puglia, quale testimone di giustizia.
Le emozioni si accavallano fino a fermare le parole, come quando alla fine dell’evento, ho avvicinato cinque agenti che con commozione mi confidano che è la prima volta che assistono ad un’iniziativa così toccante in Questura.
Le parole dunque, strumento per una comunicazione di autenticità. E questo io sento dentro di me ascoltando anche chi interviene dopo. Parole di verità, che, come dice l’altro nostro compagno di viaggio Raffaele Bruno, non vogliono edulcorare la realtà di una vita tremenda, quale quella di Marcella, ma essere una spinta all’azione e all’impegno per una società più umana.
Oggi in Questura Marcella era viva ed io mi sono sentita a casa.
Grazie, grazie di cuore a tutti i presenti, che ho sentito profondamente vicini.
Marisa Fiorani
Vivi – Libera Memoria, 27/06/2023
Marcella, vittima di mafia in attesa di giustizia da 30 anni
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