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Sovranisti. Ma davvero vogliamo regalare Mazzini (e Mameli) alla destra meloniana?

Nando dalla Chiesa il . Costituzione, Cultura, Diritti, Giovani, Istituzioni, Memoria

Certo deve correre un bel fermento autolesionista nelle vene della sinistra.

Come non pensarlo leggendo e sentendo le reazioni ai temi della maturità? Alcune sono state sacrosante. Altre però le ho trovate sbalorditive.

Il tema su Mazzini, per esempio. Trasformato in simbolo dell’epoca meloniana. Sono arrivati “loro”, i sovranisti, ed eccoti già alla prima puntata il tema patriottico-nazionalista.

Ma davvero a questo siamo? A questo rapporto con la storia intendo? Sarà il rigetto per l’ideologia fascista che un secolo fa prese a pompare di retorica patria le teste degli italiani. Sarà perché con quella retorica incombente la nazione italiana venne mandata con i suoi giovani al macello. Ma la storia non la si può violentare.

Soprattutto non la si può regalare agli altri, mettergli in tasca gratis un patrimonio che ha illuminato gesti e sentimenti di milioni e milioni di cittadini per ormai due secoli, da Targhini e Montanari a Falcone e Borsellino.

Proprio in questa rubrica dovetti polemizzare con chi, pur di contestare le scelte di Draghi sull’Ucraina, sosteneva che i nostri partigiani non erano patrioti perché, da bravi comunisti, erano “internazionalisti”. Il guaio per chi lo diceva, e la fortuna per l’Italia, era che non tutti i partigiani erano comunisti e soprattutto che i partigiani si autodefinivano (al di là delle nostre paturnie semantiche) esattamente dei “patrioti”.

Chiunque abbia appena letto le “Lettere di condannati a morti della Resistenza italiana” (che consiglio assai per non prendere sfondoni) sa quanto le parole “patria” e “patrioti” abbiano guidato e impreziosito la storia eroica della Resistenza.

Ecco, con Mazzini mi sa che si torna sempre a quel punto. Ma adesso lascio la parola a un giovane (non giovanissimo) artista impegnato nel film in lavorazione a Genova e dedicato a Goffredo Mameli, “Goffredo – e l’Italia chiamò”.

“Chissà perché quando dico che sto partecipando alla lavorazione di questo film tutti mi rispondono ‘ecco che cosa non si fa per salire sul carro dei vincitori…’, come insinuando che l’intento del film sia di compiacere la Meloni, che il film nasca da una pedagogia di destra. A parte che non è così, ti dico che io quando andavo a scuola non avevo capito la grandezza, anche semplice, di certi personaggi del Risorgimento. Erano personaggi rivoluzionari, che volevano l’Italia libera dalle potenze straniere. Oggi sarebbero di estrema sinistra. Ho capito ora che cosa sia stata la Repubblica romana. Mi sono quasi commosso trattando Mameli, un ragazzo morto a 21 anni per l’idea di Italia, insorto contro i re e i papi. [qui mi prendo una parentesi: stravediamo, e giustamente, per Greta Thunberg, ma sbeffeggiamo spesso Mameli il patriottardo con quell’inno “ridicolo”…; ripasso la parola]. E Mazzini? Ma a studiare Mazzini si resta allibiti. Noi ne diamo un ritratto imbalsamato, ma Mazzini era l’ossessione dei regni d’Europa, era ricercato dalle polizie di mezzo mondo”.

Si accalora, il mio interlocutore. Ha scoperto la distanza tra la storia fatta a scuola e la storia vera, un po’ come la si scopre negli anniversari degli eroi dell’antimafia. E ha ragione.

Mazzini ricercato dalle polizie di mezzo mondo. Mazzini non marxista ma rivoluzionario democratico. Mazzini repubblicano ed europeista. L’ideale per dare nobili ascendenze ai democratici che oggi hanno in disdegno, in quanto tali, i regimi autoritari. E quel Risorgimento che tanto piacque a Gramsci, dispiaciuto anzi che esso fosse rimasto “incompiuto”, così da lasciare l’Italia a mezza via sulla strada del progresso civile.

Di questo si sarebbe potuto parlare in un tema su Mazzini, contenti di poterlo fare. Solo che non si confondesse il Risorgimento con la sua retorica. E solo che non si pensi che tutto ciò che sa di patria e di nazione appartenga alla destra.

Ahi, l’irresistibile tentazione del suicidio, appunto.

Storie Italiane, Il Fatto Quotidiano, 26/06/2023

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Senza elmetto. Pacifisti sì, ma dalla parte del Vietnam, del Cile, di Praga e oggi di Kiev

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