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’Ndrangheta, operazione ROS in Calabria, 43 misure cautelari. Indagato ex governatore Oliverio

Redazione il . Calabria, Droga, Economia, Forze dell'Ordine, Istituzioni, Mafie, Politica

Il ROS – con il supporto in fase esecutiva dei Comandi Provinciali Carabinieri di Crotone, Cosenza, Catanzaro, Potenza, Parma, Brescia, Milano e Mantova e dello Squadrone Eliportato Calabria – ha eseguito un’ordinanza cautelare emessa dal Tribunale di Catanzaro, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo, a carico di 43 indagati, a vario titolo, per associazione di tipo mafioso (22 indagati), associazione per delinquere (9 indagati), associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffe aggravata dalle finalità mafiose (3 indagati), turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, estorsione, illecita concorrenza con minaccia o violenza, omicidio, trasferimento fraudolento di valori, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, turbata liberà degli incanti, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, falsità ideologica e materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, scambio elettorale politico mafioso, truffa aggravata.

L’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, diretta dal Procuratore dott. Nicola Gratteri, ha registrato l’importante contributo, profuso in pregresse investigazioni, per il filone politico amministrativo, da parte del Centro operativo di Catanzaro della Direzione investigativa antimafia e da parte del Nucleo operativo ecologico di Catanzaro del Comando tutela dell’ambiente e della transizione ecologica dei Carabinieri e, per il filone relativo alla criminalità organizzata, da parte delle Squadre mobili di Crotone e Catanzaro.

Detta indagine si poi è sviluppata anche nell’ambito di una Squadra Investigativa Comune intercorsa tra la Procura della Repubblica di Catanzaro e la Procura tedesca di Stoccarda, che ha consentito di svolgere, contemporaneamente ed in collegamento, le indagini nei due Paesi, con acquisizione in tempo reale degli elementi indiziari risultanti nelle distinte attività investigative.

Eurojust, attraverso il membro nazionale italiano, ha garantito un costante raccordo operativo con l’Autorità giudiziaria straniera coinvolta, oltre che mediante la costituzione della squadra investigativa comune, anche attraverso numerose riunioni di coordinamento internazionale.

L’attività investigativa riguardante il versante ‘ndranghetistico – corroborata dalle propalazioni di vari collaboratori di giustizia, dall’analisi delle segnalazioni dell’Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia e da attività investigative svolte in Germania in ambito cooperazione giudiziaria – è stata avviata nel 2018 dal Raggruppamento ed è stata incentrata sulla ricostruzione degli assetti, dei rapporti politico/imprenditoriali e delle dinamiche criminali della locale di Papanice (KR), al cui vertice si pone la famiglia Megna.

In tale quadro, sono stati raccolti gravi indizi in ordine alla individuazione del vertice della citata articolazione territoriale della ‘ndrangheta nella persona di Megna Domenico ritenuto, sempre attraverso la raccolta di indizi, essere il mandante dell’omicidio di Sarcone Salvatore, commesso per riaffermare la propria supremazia all’indomani della sua scarcerazione.

Sono stati raccolti indizi che hanno delineato, allo stato del procedimento, i molteplici interessi illeciti degli esponenti della citata locale nei settori immobiliare, della ristorazione, del commercio di prodotti ortofrutticoli e di bestiame, dei servizi di vigilanza – security e del gaming attraverso l’imposizione di video-poker alle sale scommesse e/o la loro gestione tramite prestanomi. Interessi che hanno travalicato i confini della Calabria, interessando le province di Parma, Milano e Verona ove erano stabilmente attivi sodali e imprenditori operanti nel settore dell’autotrasporto, della ristorazione e del movimento terra che operavano per conto della cosca dei “Papaniciani”.

Si sono raccolti altresì indizi che hanno delineato, allo stato delle conoscenze, cointeressenze, sul fronte estero, con un imprenditore ortofrutticolo austriaco il quale avrebbe ottenuto, dai membri del sodalizio, la creazione di una rete di produzione per la successiva commercializzazione di prodotti ortofrutticoli, profittando della capacità economica del sodalizio di offrire coltivazioni estese e attrezzature, messe a disposizione sul territorio da parte della cosca, in condizioni di mercato largamente favorevoli all’imprenditore.

Inoltre, si è, allo stato, accertato che i ritenuti esponenti della cosca, avvalendosi del supporto di hacker tedeschi, sarebbero riusciti a compiere operazioni bancarie e finanziarie fraudolente sia operando su piattaforme di trading clandestine, sia svuotando conti correnti esteri bloccati o creati ad hoc utilizzando carte di credito estere e alterando il funzionamento del POS.

Sul fronte politico amministrativo, il Raggruppamento ha poi svolto accertamenti, che hanno permesso la raccolta di gravi indizi di colpevolezza in ordine alla esistenza di un’associazione per delinquere, costituita da pubblici amministratori, imprenditori ed intermediari, alcuni dei quali in rapporti con la cosca dei “papaniciari”, in grado di condizionare, allo stato delle conoscenze, le scelte degli Enti pubblici crotonesi (Comune, Provincia, A.T.E.R.P. e A.S.P.) relativamente a nomine di dirigenti, conferimento di incarichi professionali, appalti e affidamenti diretti.

Per quanto concerne l’amministrazione comunale di Crotone, tra le altre, gli indizi hanno rappresentato ingerenze del sodalizio nell’assunzione clientelare di personale, presso le società partecipate Crotone Sviluppo e AKREA, nonchè il condizionamento di appalti pubblici e del procedimento di affidamento diretto di lavori e di fornitura di servizi.

Nell’ambito dell’amministrazione provinciale di Crotone gli indizi hanno permesso di delineare turbative nel procedimento di affidamento diretto relativi a lavori di manutenzione e messa in sicurezza di strade provinciali e siti di interesse oggetto di riqualificazione ambientale.

Mentre per l’A.T.E.R.P. e l’A.S.P. il compendio indiziario ha profilato alterazioni dei processi decisionali per la nomina di figure apicali in grado di favorire gli interessi del sodalizio, condizionamenti della procedura di scelta di immobili da locare, di appalti e affidamenti diretti per la manutenzione di immobili e la fornitura di servizi.

Come accennato, l’accertamento del filone squisitamente ‘ndranghetistico ha visto l’apporto significativo della Polizia di Stato, in particolare delle Squadre Mobili di Crotone e Catanzaro, il cui personale ha provveduto alla notifica di informazioni di garanzia nei confronti di indagati a piede libero.

Parimenti, per il versante politico amministrativo, la indagine ha beneficiato del contributo altrettanto significativo, a livello investigativo, della Direzione investigativa antimafia, Centro operativo di Catanzaro, il cui personale ha notificato informazioni di garanzia nei confronti di esponenti politici e amministratori pubblici.

Infine si inserisce l’attività del Nucleo Operativo Ecologico Carabinieri di Catanzaro, il cui personale ha notificato informazioni di garanzia a carico di diversi indagati, a vario titolo, per i reati di attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti, frode nelle pubbliche forniture, altri reati in materia ambientale, turbata libertà del procedimento di scelta del contrante e di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, nonché per reati in materia elettorale. Le attività di indagini per cui si procede riguardano la gestione del ciclo di trattamento dei RSU (Rifiuti Solidi Urbani) nella Regione Calabria.

Le attività investigative, coordinate in ambito internazionale da Eurojust, sono state condotte in cooperazione con la Polizia Federale Tedesca – BKA e supportate da Interpol- progetto I-CAN, e da Europol.

Si precisa che il procedimento è in fase di indagine e che gli indagati, attinti da misura cautelare e destinatari di informazioni di garanzia sono nelle condizioni di potere spiegare le proprie difese nel contradditorio delle parti.

Fonte: Arma dei Carabinieri, Comando Provinciale di Catanzaro 


Gratteri: “Pubblica amministrazione asservita alla ‘ndrangheta”. Blitz del Ros, 41 arresti

Tra le accuse il voto di scambio. Sott’inchiesta l’ex governatore Oliverio. Ai domiciliari l’ex consigliere Sculco, indagata la figlia Flora. Tra gli imprenditori coinvolti i fratelli Vrenna di Crotone: “A loro il monopolio dei rifiuti”.

di Davide Gangale

Maxi operazione antimafia in Calabria, tra gli indagati – in tutto 123 – anche l’ex governatore Mario Oliverio e l’ex assessore regionale Nicola Adamo. Ai domiciliari l’ex consigliere regionale Enzo Sculco. I carabinieri del Ros, supportati dai comandi provinciali di Crotone, Cosenza e Catanzaro, hanno eseguito un’ordinanza cautelare emessa su richiesta della Dda di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri.

Le misure cautelari sono 43, gli arrestati 41. Tra le accuse, oltre all’associazione mafiosa, figurano anche un omicidio, estorsioni, turbata libertà degli incanti, corruzione e voto di scambio. “Oggi sono stati arrestati 41 presunti innocenti”, ha detto il procuratore Gratteri nel corso della conferenza stampa, “abbiamo lavorato su oltre 100 indagati contemporaneamente, un’inchiesta estremamente complessa”. Al centro soprattutto la provincia di Crotone, dove sono emersi ”rapporti continui e diretti con la pubblica amministrazione asservita alla ‘ndrangheta” e “rapporti diretti con la politica regionale che aveva un ruolo attivo, dominante, dal 2014 al 2020”.

Nelle 381 pagine dell’ordinanza, firmata dal gip distrettuale Antonio Battaglia, figurano anche i nomi degli imprenditori Raffaele e Gianni Vrenna, rispettivamente ex presidente e attuale presidente del Crotone Calcio; dell’ex consigliere regionale Sebi Romeo; e di Flora Sculco, ex consigliera regionale e figlia di Enzo. Indagati l’ex assessore comunale di Crotone Giancarlo Devona e l’attuale sindaco di Rocca di Neto Alfonso Dattolo. Quindi il boss della cosca di Papanice, Domenico Megna.

Il presunto patto di spartizione

Agli indagati Oliverio, Devona, Adamo, Enzo Sculco e Romeo vengono contestate, tra le altre cose, “riunioni programmatiche” che si sarebbero tenute anche in uffici riservati della Regione nel 2017 e nel 2018. Riunioni in cui sarebbe stato elaborato “un accordo con Vincenzo Sculco, leader della formazione politica i Demokratici”, che avrebbe appoggiato “la formazione politica riconducibile a Mario Oliverio facendo convogliare un consistente pacchetto di voti da attingere dal proprio bacino elettorale in occasione delle elezioni regionali tra il 2019 e il 2020, in cambio dell’appoggio della candidatura di Flora Sculco, figlia di Vincenzo che si sarebbe candidata quale consigliere regionale”.

Da tale patto, secondo gli inquirenti, sarebbero derivati una serie di incarichi e appalti elargiti dai politici a dirigenti e imprenditori di fiducia. In questo modo sarebbe avvenuta la penetrazione all’interno del Comune di Crotone (individuazione di dirigenti, condizionamento di appalti pubblici, affidamenti illeciti a imprese gradite a Sculco e Devona, affidamento di incarichi a soggetti graditi a Sculco e Devona).

E poi la la penetrazione nella società partecipata Crotone Sviluppo, con l’individuazione di direttori generali e dell’amministratore unico. E poi ancora la penetrazione nella Provincia di Crotone, mediante il “condizionamento del voto nel 2017, attraverso un accordo promosso da Sculco per far eleggere Nicodemo Parrilla”. Il quale, dopo essere stato eletto presidente della Provincia, è stato coinvolto e condannato nella maxi operazione antimafia Stige.

Edilizia popolare e nomine nella sanità

Nel mirino del presunto “comitato d’affari” anche l’Aterp Calabria, distretto di Crotone, con l’indicazione da parte di Adamo, Sculco, Devona e Romeo “di professionisti loro graditi” per l’espletamento di alcuni incarichi, come quello “relativo all’accatastamento di immobili di edilizia popolare nell’area crotonese”.

La Dda annota ancora la penetrazione nell’Asp di Crotone, mediante “la precisa concertazione tra Oliverio, Devona, Sculco e Adamo in ordine al controllo dell’ente, attraverso la rimozione dell’allora direttore generale Sergio Arena, persona sgradita a Sculco”. Al suo posto, una figura di vertice che potesse dare “un segnale di discontinuità” come Antonello Graziano, persona che “avrebbe contribuito a nominare i dirigenti Masciari e Brisinda, legati allo stesso Sculco”.

Fra gli indagati anche Domenico Pallaria, all’epoca dei fatti direttore generate del dipartimento Presidenza della Regione Calabria, e Orsola Reillo, all’epoca dei fatti direttore generale del dipartimento Ambiente e Territorio della Regione Calabria.

La gestione dei rifiuti

Un capitolo dell’inchiesta riguarda la gestione dei rifiuti. Gli imprenditori Gianni e Raffaele Vrenna si sarebbero interfacciati con i vertici della Regione, dopo aver ottenuto gli appalti per la gestione degli impianti di trattamento meccanico-biologico (Tmb), per assicurare alle società loro riconducibili un ruolo di monopolio nella gestione dei rifiuti solidi urbani.

In particolare “sollecitando l’emanazione di leggi regionali, in ordine alle quali si accordavano per redigere essi stessi gli articolati”, allo scopo di superare “I’impasse normativo legato al divieto di costruzione di nuovi impianti di discarica”.

I Vrenna, approfittando della “situazione emergenziale legata alla mancata attuazione del piano regionale dei rifiuti del 2016 che prevedeva un ampio ricorso alla raccolta differenziata al fine di minimizzare la produzione di Rsu”, avrebbero quindi dettato “direttive operative ai propri subordinati al fine di trattare i rifiuti in ingresso nei Tmb in maniera fittizia, risparmiando sui costi di gestione, per poi convogliare la quasi totalità dei rifiuti presso le discariche di Celico e Crotone, nonostante non fossero autorizzate a ricevere rifiuti non trattati, cosi incamerando le tariffe di smaltimento in discarica”.

Fonte: Tgr Rai Calabria


Blitz contro la ‘ndrangheta, 43 arresti. Indagato l’ex presidente della Regione Calabria Oliverio

Anche gli ex assessori regionali Adamo e Antonietta Rizzo.

L’ex presidente della Regione Calabria Mario Oliverio, di 70 anni, eletto col Pd, è indagato nell’inchiesta della Dda di Catanzaro che ha portato all’arresto di 43 persone.

L’ipotesi di reato a carico di Oliverio, che è stato in carica dal 2014 al 2020, é quella di associazione per delinquere aggravata dalle modalità mafiose.

Tra gli indagati ci sono inoltre gli ex assessori regionali Nicola Adamo, di 66 anni, ed Antonietta Rizzo, di 59, e l’ex consigliere regionale Seby Romeo, di 48, tutti del Partito democratico.

Ad alcuni degli indagati, tra l’altro, viene contestato il reato di scambio elettorale politico-mafioso. Le persone coinvolte nell’operazione sono indagate, a vario titolo, per vari reati, che vanno dall’associazione per delinquere di tipo mafioso e dall’associazione finalizzata alle truffe all’estorsione ed all’illecita concorrenza. Nell’ambito dell’inchiesta viene contestato anche un omicidio.

L’operazione è stata condotta con il supporto, nella fase esecutiva, dei carabinieri dei Comandi provinciali di Crotone, Cosenza, Catanzaro, Potenza, Parma, Brescia, Milano e Mantova e dello Squadrone Eliportato Calabria.

Ventidue delle persone coinvolte sono indagate per associazione per delinquere di tipo mafioso, 9 per associazione per delinquere, 3 per associazione per delinquere finalizzata alle truffe ed altri per turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, estorsione, illecita concorrenza con minaccia o violenza, trasferimento fraudolento di valori, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, turbata libertà degli incanti, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e falsità ideologica e materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici.

Fonte: Ansa, Calabria


’NDRANGHETA: MAXI OPERAZIONE DDA DI CATANZARO LIBERARE LA CALABRIA DA MAFIE E CORRUZIONE


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