I ragazzi
Questi sono alcuni dei nostri ragazzi (Catania, un po’ dei “Siciliani giovani” di questi anni, e un seminario dell’”Alba” dei primi anni ‘90: antimafia, movimenti dei popoli, globalizzazione).
Sono scesi in piazza dappertutto, questi ragazzi, da Modica a Bologna, ma soprattutto hanno studiato, sono stati allegri, hanno fatto cose. Nessuno e nessuna di loro ha mai tradito (caso unico, nella mia lunghissima militanza di sinistra); tutti sono, tanti anni dopo, gente simpatica, abbastanza compagni e buoni cittadini. Gli ho insegnato qualcosa, e loro hanno insegnato molto. a me. Chi sono i miei maestri? Pippo Fava, Scidà e tutti questi ragazzi.
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Oggi Dario Pruiti termina il suo incarico di capobanda all’Arci di Catania, e gli succede il nostro Matteo Iannitti. Dario e Matteo sono stati i protagonisti della cavalcata antimafia dell’anno scorso (beh, veramente di cavalli non ce n’era: qualche macchina che ancora camminava): l’abbiamo chiamata, non ottimisticamente, “Le scarpe dell’antimafia” e consisteva in un giro per monti e valli della Sicilia, da Catania e Palermo ai paesini più sperduti.
L’obiettivo, pienamente raggiunto, era di monitorare il funzionamento dei beni confiscati alla mafia in Sicilia. In genere li abbiamo trovati abbandonati a se stessi, col paio di carabinieri di guardia isolati e non molto seguiti dalle autorità, le proprietà diroccate o ancora in mano ai mafiosi, i sindaci imitatori di Ponzio Pilato.
Abbiamo controllato, organizzato e denunciato. Abbiamo anche rilanciato l’idea – vecchia idea dei Siciliani – che non bisogna confiscare solo le aziende mafiose, ma anche e soprattutto le relative finanze, senza cui le aziende liberate vanno in malora. Ma su questo oggi basta, perché ve lo ripetiamo ogni momento e ne sapete già più che a sufficienza.
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Matteo è dei Siciliani, e quindi non c’è bisogno di dire come s’è comportato. Dario, che non lo era, ha ricevuto quest’anno il tesserino dei Siciliani e se l’è meritato.
Non servono altre chiacchiere, per loro. Hai lavorato bene, hai fatto ciò che c’era da fare, hai rischiato quanto occorreva: e che altro volete? Non avranno medaglie (cui peraltro, da vivi, non siamo abituati) e se una ricompensa riceveranno, dalla gente perbene e dal suo Stato, sarà un bel calcio in culo. Va bene anche così, purché non ci fermiamo e alla fine si arrivi.
Noi siciliani vecchi siamo gente paziente, gente che pianta ulivi. Questi ragazzi, di ora o dei primi anni, continuano il lavoro. Sarà un bel posto da vivere, questo paese.
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