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Gli anni di Luce

Piemme il . Recensioni

Un romanzo di formazione commovente e pieno di vita, una storia privata a cui si intreccia saldamente la storia italiana, dalla Roma anni Settanta alla Milano da bere, dal rapimento Moro alla morte di Berlinguer, in un affresco personale dettagliato che ci restituisce un’epoca, facendoci un po’ piangere un po’ sognare.

Tutta l’esistenza di Luce ha sempre ruotato intorno a sua madre. Una madre ingombrante, bellissima e ciclotimica, a volte autodistruttiva, spesso incomprensibile. Una madre che voleva far l’attrice e che diventa precaria in Rai, una donna diversa da tutte le altre, che assieme all’amore per la cultura trasmette l’incertezza di quello che è il perimetro degli affetti.

Per Luce e sua sorella Vita l’infanzia è una catena di traslochi, rivoluzioni famigliari e spostamenti da una città all’altra. Da Milano, dove vivevano in una bella casa di un quartiere nobile, madre e figlie sbarcano a Roma, in un piccolo appartamento di periferia, dove si va a dormire al tramonto perché manca la corrente elettrica e la mattina all’alba si entra a scuola dalle suore per poter correre a lavorare.

Una vita segnata dal dolore ma anche dal sogno di un riscatto sociale, da lutti improvvisi e dall’amore immenso per quelle due figlie molto desiderate. Se da piccola Luce è una bambina obbediente, da adolescente diventa ribelle e conflittuale, cercando di ricostruire il proprio passato e provando a distaccarsi da quella storia complicata. Ma crescere significa proprio far pace col passato, sporgersi sull’età inquieta dei primi amori e dei successivi strappi.

Zita Dazzi
Gli anni di Luce
Piemme, 2023
Pagg. 240/€ 18,90

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