I furti in danno di commercianti e artigiani
Ogni volta che organismi privati o istituzioni pubbliche rendono noti i dati, parziali o totali, sulla delittuosità in Italia, ci sono precisazioni, rettifiche, divergenze di opinioni, spesso polemiche.
È successo anche stavolta dopo la pubblicazione, alcuni giorni fa, del dossier sui furti in negozi e botteghe artigiane curato dall’ufficio studi della Cgia, l’Associazione artigiani e piccole imprese di Mestre che ha elaborato i dati Istat del 2021.
Sarebbero stati 56.782 i furti subiti nel 2021 da tali commercianti e artigiani con un incremento del 10,8% rispetto al 2020 (che, lo ricordiamo, fu l’anno delle forti restrizioni alla mobilità delle persone a causa della pandemia e, quindi, di un minor numero di delitti denunciati in generale ) e Milano sarebbe in cima alla classifica con 222 furti ogni 100mila abitanti seguita da Parma con 194, Bologna con 186,9, Rimini con 186,5, Imperia con 167,5 e Firenze con 160,3.
Nel 72,3% dei casi non sono stati scoperti gli autori di tali delitti. La difficoltà di individuare i responsabili è diventata cronica e sicuramente condiziona le statistiche atteso che una buona percentuale delle vittime, per una aumentata sfiducia nella giustizia, non va più a denunciare il reato.
I dati elaborati dalla Cgia sono diversi da quelli registrati periodicamente dal Servizio Analisi Criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza che, però, riguardano i delitti denunciati dai cittadini alle forze di polizia e rappresentano quella che viene indicata anche come “delittuosità apparente”, cioè nota, manifesta; i dati della Cgia probabilmente includono anche le segnalazioni fatte alle varie articolazioni territoriali dai commercianti e artigiani che hanno subito il furto ma che, per vari, motivi (specificati anche in una recente indagine a campione, febbraio 2023, a cura del Dipartimento della Pubblica Sicurezza in collaborazione con Eurispes) non hanno ritenuto di sporgere denuncia.
“Il fenomeno dei furti e delle spaccate, è aumentato negli ultimi mesi” dichiara in una intervista il Questore di Torino che intende incontrare i commercianti “per incentivarli a sistemare delle protezioni alle vetrine o dei sistemi di allarme interni”, ma che ricorda anche come “solo garantendo una detenzione più solida si può raggiungere la diminuzione dei furti”, perché gli arresti sono quotidiani, ma spesso gli autori dei furti vengono rimessi subito in libertà.
L’espressione sempre più ricorrente è che “non c’è la certezza della pena” e la sfiducia (lo scoramento tra gli operatori delle forze di polizia) è aumentata dopo l’entrata in vigore della c.d. riforma Cartabia che ha soppresso la procedibilità di ufficio per alcuni delitti predatori (rappresentano, mediamente, circa il 50% del totale dei delitti denunciati ogni anno) tra cui diverse tipologie di furti, prevedendo la presentazione della querela da parte della vittima del reato.
Ora, aldilà delle statistiche e delle affermazioni tendenzialmente tranquillizzanti delle varie Autorità di pubblica sicurezza (per il Questore di Milano “i reati sono sempre meno, ma sempre troppi”, secondo il Ministro dell’Interno invece “per il solo anno in corso il governo ha già finanziato l’assunzione di 6.000 agenti in più nelle varie forze di polizia”, senza ulteriori, doverose specificazioni di quanti agenti per le due forze di polizia a competenza generale), non vi è dubbio che nelle strade di molte città il cittadino vede ogni giorno crescere violenze, aggressività, bande giovanili e stranieri irregolari che commettono delitti e si aspetta risposte a questo clima di insicurezza che si vive.
Ci vorrebbe, forse, un scior Dondina ancora in circolazione come lo era un famoso poliziotto, capo della squadra Volante, che i borsaioli, gli ammoniti e i teppisti a Milano chiamavano appunto Dondina per quel suo modo di “ninneggiarsi” e di andar via a sbilenco. Nella Milano di fine Ottocento, come racconta Paolo Valera in La Mala Italia (Rizzoli,dicembre 1973), El scior Dondina andò a scovare tutti i teppisti di San Giovanni sul Muro facendo recuperare la tranquillità di un tempo al quartiere.
Quello di cui si sente un gran bisogno in molti quartieri delle Città metropolitane ma anche di quelle meno grandi.
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