Disastri innaturali
È proprio vero. Non possiamo più chiamarli “disastri naturali”. Di naturale non hanno più niente.
Se diciamo che non era mai successo prima, vuol dire che qualcosa è cambiato. E non è cambiata la natura. Siamo cambiati noi. O meglio, siamo noi che abbiamo cambiato la natura.
Con effetti fatali sia nel cielo che sulla terra. Ovvero sia per il clima e le cause degli eventi cosiddetti “estremi”, sia per la terra che abbiamo cementificato, catramizzato, asfaltato e resa impermeabile. Una violenza continua e quotidiana.
È questa la vera difesa che dovremmo ingaggiare perché il pericolo non è né ipotetico né probabile. È reale, è qui, c’è già. Non è la politica minacciosa di un governo ostile o le dichiarazioni farneticanti del leader di un’organizzazione terroristica, ma la realtà con cui ci troviamo sempre di più a fare i conti.
È per questo che quel 2% del Pil (144milioni di euro al giorno) deciso in Parlamento per rinnovare il nostro arsenale, dovremmo dirottarlo (orientarlo meglio) per costruire argini sicuri, rimettere gli alberi al proprio posto, ripensare i trasporti e ridurre drasticamente le emissioni di Co2 nell’aria.
Insomma abbiamo bisogno di riconciliarci con la natura. Restituire ai fiumi un letto, alle montagne i boschi, a noi, agli animali, a tutti un ambiente degno di questo nome.
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