NEWS

Se il Csm nega il Salone del Libro a un magistrato

Gian Carlo Caselli il . Diritti, Giustizia, Informazione, Istituzioni, Società

Marzia Sabella è un magistrato della procura di Palermo, giustamente e universalmente considerato di grande valore professionale. Ma è anche “scrittrice di temperamento e personalità, fornita di una sensibilità linguistica sottile”.

Così Maurizio Cucchi recensendo sul Venerdì di Repubblica l’ultima sua “fatica” letteraria, un romanzo (ed. Sellerio) intitolato “Lo sputo”, che racconta la storia vera, degli anni 60, di Serafina Battaglia, una siciliana, donna di mafia, che dopo l’uccisione del marito e del figlio decide di collaborare con la giustizia e con Cesare Terranova in particolare.

Il Salone del libro di Torino ha fatto adottare il romanzo alla scuola Leonardo di Agrigento, nell’ambito di un progetto che funziona da oltre vent’anni e che per l’anno scolastico 2022/2023 coinvolge 38 autori, ciascuno dei quali si impegna a tre incontri con gli studenti in classe e a un incontro collettivo al Salone. Trattandosi di incontri strettamente connessi a un’attività editoriale, secondo l’interpretazione e la prassi diffuse sarebbe possibile al magistrato accettare l’incarico liberamente (seppure retribuito con 570 euro netti).

A differenza di diversi colleghi in situazioni analoghe, Marzia Sabella decide di chiedere al Csm l’autorizzazione per incarichi d’altra natura. Un eccesso di prudenza “istituzionale” che innesca una vicenda di vago sapore kafkiano.

La Prima Commissione referente, all’unanimità, propone al plenum di negare l’autorizzazione, con una motivazione che si ispira ai canoni del miglior “giuridichese”, secondo cui il Salone del libro è un modello atipico di persona giuridica privata (sic!) che non ha come oggetto sociale prevalente la formazione in ambito giuridico. Quindi, non trattandosi di ente pubblico, né di ente privato che opera nel settore giuridico (fattispecie che avrebbe consentito l’autorizzazione), l’istanza non poteva essere accolta.

Invano la richiedente aveva fatto notare che fra quelle liberamente espletabili anche se remunerate rientra pacificamente (in base alle circolari del Csm) l’attività editoriale e di produzione artistica. Per la Prima Commissione si trattava invece di mera partecipazione a convegni o seminari, per cui inutile bussare, tempo perso…

In plenum (26 aprile 2023) il Procuratore generale della Cassazione rilevava come andasse affrontato un altro tema (che pure Marzia Sabella aveva proposto alla Commissione) e cioè se il caso potesse rientrare nella norma che consente di autorizzare incarichi retribuiti provenienti da un ente privato nel caso di “un effettivo e obiettivo interesse pubblico”.

A maggioranza il plenum stabiliva che la pratica ritornasse in Commissione. Questa però riproponeva all’unanimità il rigetto e il plenum, pure all’unanimità, lo approvava. Il tutto – con encomiabile ma piuttosto rara celerità – si concludeva il 10 maggio.

Nella nuova delibera, la questione della sussistenza dell’interesse pubblico viene liquidata sbrigativamente affermando che “la percezione di un compenso erogato da un soggetto privato non può dirsi funzionale al soddisfacimento di un qualsivoglia interesse pubblico”: come se l’interesse pubblico andasse misurato in relazione al compenso e non in relazione all’attività da cui scaturisce il compenso stesso.

Per il resto, la delibera, resa di non facile comprensione persino agli addetti ai lavori da una citazione bulimica di articoli e commi, si rende ben più intellegibile nei passaggi in cui si sottolinea ripetutamente un elemento (la mancata rinunzia al compenso) di certo non decisivo nel caso di specie.

Ma c’è ancora un profilo che vale la pena esaminare.

Ed è che la singolare vicenda della mancata autorizzazione alla partecipazione di un magistrato, che è anche uno scrittore, al Salone del libro ripropone il tormentato interrogativo sulla figura del magistrato di oggi e sul suo ruolo nella società; anzi, sulla sua stessa capacità di comprendere la società, cioè quel popolo in nome del quale amministra la giustizia.

Doverose e benvenute le attività volte a riacquistare il perduto prestigio e la scomparsa credibilità dopo lo sfregio del “sistema Palamara”, ma attenzione alle possibili derive: il proposito di “(ri)moralizzare” i magistrati, restituendo loro un’etica non più appannata, non deve sfociare nel deprezzamento, quasi fossero contaminazioni, di realtà che concorrono allo sviluppo culturale collettivo. Men che mai trascurando i diritti fondamentali del singolo per una malintesa salvaguardia della purezza della categoria.

Un percorso, tra l’altro, che finisce per tradursi nel sostanziale sminuimento di una delle nostre realtà culturali più significative, il Salone internazionale del libro di Torino, che, proprio per la sua innegabile rilevanza pubblica, è sostenuto dal Comune di Torino, dalla Regione Piemonte e da cinque ministeri.

In sostanza, una discutibile interpretazione delle norme avulsa dal concreto non può confinare i magistrati nei margini (separati, ma per ciò stesso “insospettabili”) delle biblioteche giuridiche, ostacolandone la partecipazione attiva e proficua alla vita “vera” del Paese.

Fonte: La Stampa, 17/05/2023

*****

Lo sputo

Salone del libro, il niet del Csm all’incontro di Marzia Sabella è inquietante. Forse c’è dell’altro

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link