Confiscati beni per 65 milioni di euro a tre imprenditori di Gela ritenuti vicini alla mafia
La Direzione Investigativa Antimafia, articolazione del Dipartimento di Pubblica Sicurezza, e la Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Caltanissetta ha dato esecuzione ad un provvedimento di confisca di beni (di I grado) emesso dal Tribunale di Caltanissetta – Sezione Misure di Prevenzione, su proposta avanzata dalla Direzione Distrettuale Antimafia nissena nei confronti di Luca Salvatore, Luca Rocco e Luca Francesco Antonio, imprenditori gelesi noti nel settore immobiliare e soprattutto in quello della commercializzazione di autovetture, anche di lusso.
Gli imprenditori colpiti dall’odierna misura di prevenzione patrimoniale, ai sensi della normativa antimafia, attualmente imputati, in un processo penale, per concorso esterno in associazione mafiosa, sono stati ritenuti soggetti di qualificata pericolosità sociale: in particolare sono emersi adeguati elementi per ritenere, in sede di prevenzione, la contiguità e complicità degli stessi con organizzazioni criminali riconducibili a cosa nostra; una sorta di opportunismo affaristico con esponenti della famiglia mafiosa dei “Rinzivillo”.
Le indagini di natura economico patrimoniale hanno fatto emergere il reinvestimento da parte degli indagati di ingenti capitali, ritenuti dal Tribunale in materia di prevenzione di illecita provenienza, in numerose società, formalmente intestate ai familiari dei predetti, attive nel settore dell’edilizia e della rivendita di autovetture.
Il provvedimento ablativo, valutato in circa 65 milioni di euro, trae origine dalle risultanze compendiate nell’ambito di complesse e articolate attività investigative che sono state nel tempo coordinate dalla DDA della Procura della Repubblica di Caltanissetta e delegate con particolare riferimento agli accertamenti economico patrimoniali, sia alla D.I.A. che alla Guardia di Finanza nissena. Tale provvedimento è stato preceduto dal sequestro degli stessi beni eseguito nel febbraio 2021.
Nell’ambito del processo penale, nei confronti dei suindicati imputati il G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Caltanissetta aveva dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. di Caltanissetta nell’ambito dell’operazione “Camaleonte”, per il delitto di cui agli artt. 110, 416 bis c.p. e altro in quanto “…pur non essendo stabilmente inseriti nel sodalizio mafioso denominato “cosa nostra” operante in Catania, Gela, Vittoria e territori limitrofi, concorrevano nell’associazione mafiosa suddetta contribuendo sistematicamente e consapevolmente alle attività ed al raggiungimento degli scopi di tale organizzazione mafiosa, e segnatamente della famiglia mafiosa di Gela (Rinzivillo ed Emmanuello)…”.
Le attività economiche e i beni oggetto del provvedimento de qua, riguardano l’intero compendio aziendale nonché il capitale sociale, di nr. 9 società, n. 31 terreni siti in Gela (CL), n. 186 fabbricati siti in Gela (CL), Marina di Ragusa (RG) e Vittoria (RG), e n. 23 rapporti bancari, finanziari e/o polizze assicurative.
Fonte: Direzione Investigativa Antimafia/Guardia di Finanza, Comando Provinciale di Caltanissetta
Mafia: 65 milioni beni confiscati a tre imprenditori di Gela
Ritenuti contigui a esponenti della ‘famiglia’ dei Rinzivillo.
Beni per 65 milioni di euro sono stati confiscati a tre imprenditori di Gela del settore del commercio di autovetture e in quello immobiliare ritenuti vicini a Cosa nostra.
Il provvedimento, emesso dal Tribunale di Caltanissetta su richiesta della Dda, è stato eseguito dalla Direzione investigativa antimafia e dalla Guardia di finanza di Caltanissetta nei confronti di Salvatore, Rocco e Francesco Antonio Luca.
Gli imprenditori gelesi, attualmente imputati per concorso esterno in associazione mafiosa, sono stati ritenuti “soggetti di qualificata pericolosità sociale e contigui a esponenti della famiglia mafiosa dei Rinzivillo”.
Il provvedimento di confisca è stato preceduto dal sequestro eseguito nel febbraio del 2021. Il Gico aveva dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip di Caltanissetta nell’ambito dell’operazione “Camaleonte”.
Secondo l’accusa gli imprenditori in quanto “pur non essendo stabilmente inseriti in Cosa nostra attiva a Catania, Gela, Vittoria e territori limitrofi, concorrevano nell’associazione mafiosa contribuendo sistematicamente e consapevolmente alle attività e al raggiungimento degli scopi di tale organizzazione mafiosa, e segnatamente della famiglia mafiosa di Gela (Rinzivillo ed Emmanuello)”.
Le attività economiche e i beni confiscati riguardano l’intero compendio aziendale nonché il capitale sociale, di nove imprese, 31 terreni a Gela, 186 fabbricati a Gela, Marina di Ragusa e Vittoria e 23 rapporti bancari, finanziari e polizze assicurative.
Fonte: Ansa, Sicilia
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