Sicurezza pubblica: il pericolo concreto della diffusione di una “cultura della violenza”
Ormai sono un vecchio poliziotto, in pensione da oltre un decennio, ma posso affermare che nei 44 anni di servizio trascorsi nelle Polizia di Stato in diverse città italiane, anche come Questore, non avevo mai rilevato fenomeni di violenza così diffusi come negli ultimi tempi.
Quella, poi, perpetrata da giovani e giovanissimi appare come la punta di un iceberg, una manifestazione di problemi strutturali più profondi; in questo senso anche il recente allarme della Presidente del Tribunale dei minori di Milano che ha parlato di un arresto al giorno, talvolta anche due, operato dalle forze di polizia, di ragazzi violenti.
Un trend di crescita di minori denunciati/arrestati a livello nazionale si è rilevato negli ultimi due anni con 30.405 casi nel 2021 e 33.723 nel 2022 (Servizio Analisi Criminale-Dipartimento della Pubblica Sicurezza, maggio 2023). Vi è stata anche una risalita della delittuosità in Italia con 2.183.045 delitti denunciati nel 2022 (un più 3,8% rispetto al 2021).
I problemi più seri si sono evidenziati nel periodo immediatamente successivo a quello della grave emergenza sanitaria da Covid che ha determinato forti restrizioni alla mobilità delle persone e non poco disagio nel mondo giovanile in particolare, obbligato a vivere una prolungata dimensione sociale innaturale.
Si è assistito, così, nella fase post Covid, a frequenti scontri tra giovani nelle strade e nelle piazze senza alcun motivo, dandosi appuntamenti per scazzottate e, in qualche circostanza, addirittura usando bastoni e tirapugni. In alcuni casi sono apparsi anche i coltelli con conseguenze fisiche gravi per alcuni dei partecipanti alle risse.
Questo uso spregiudicato dei coltelli mi ha fatto tornare alla memoria quello che scriveva, più di un secolo fa, in dialetto romanesco, Giggi Zanazzo, in Usi, costumi e pregiudizi del popolo di Roma (Torino, 1908) quando “er cortello, pe’ li Romani der mi tempo, era tutto, era la vita (..) de quanno in quanno lo cacciaveno fora, l’opriveno, l’allustraveno, l’allasciaveno e , mmagari, se lo baciaveno”; baciandoselo davvero se sulla lama vi era scolpito il nome della innamorata! E a quei tempi se un giovanotto non avesse messo mai mano ad un coltello era considerato un “vijacco, una carogna”.
Nel 2022 sono aumentati i delitti denunciati per lesioni dolose (più 1,4% rispetto al 2021), molte quelle causate dall’uso di coltelli e anche in questi primi quattro mesi del 2023 sono davvero tanti i “fattacci” in cui si è fatto ricorso alla “lama” per motivi anche futili.
È successo a Roma, nei giorni scorsi, con un clochard egiziano accoltellato da un connazionale dopo una lite sul bus; a Napoli dove un uomo di 53 anni è stato accoltellato alla schiena e anche in questo caso per una lite degenerata; a Torino dove un sessantenne che brandendo un ombrello e infastidendo i passanti ha ricevuto sette coltellate in diverse parti del corpo da un uomo poi arrestato dagli agenti di polizia; a Reggio Emilia con un nigeriano aggredito e colpito con una coltellata.
E ancora a Firenze, anche in questo caso al termine di una lite, due marocchini sono stati presi a coltellate da un terzo uomo subito dopo fuggito; a Venezia dove in una rissa tra spacciatori un tunisino di 30 anni è stato colpito con un fendente; a Udine dove un senzatetto di 58 anni è stato ucciso a coltellate con feroce accanimento; a Tre Archi (Fermo), con uno scontro, legato probabilmente alla spartizione delle piazze di spaccio, tra un gruppo di marocchini armati di coltelli e bastoni e un giovane di una banda rivale; a Milano dove un uomo reagisce ad un tentativo di rapina per sottrargli un orologio al polso e viene accoltellato.
Da questa sintetica e parziale esposizione si rileva come diversi episodi siano attribuibili agli stranieri e, in effetti, nel 2022 vi sono state 271.026 denunce nei confronti di stranieri ritenuti responsabili di attività illecite ossia il 34,1% del totale delle persone denunciate ed arrestate (nel 2021 le denunce erano state 264.864, pari al 31,9% del totale).
Forse sarebbe opportuno un inasprimento della pena per il porto senza giustificato motivo di strumenti da punta e da taglio per cercare di contrastare un fenomeno sempre più allarmante.
Senza arrivare alla fucilazione come al tempo in cui i francesi, più di duecento anni fa, vennero a Roma emanando un editto in cui si stabiliva che chi veniva “trovato cor coltello in saccoccia” sarebbe stato fucilato!
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La sicurezza pubblica deve essere la priorità del nostro Paese
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