I soldi dei mafiosi
Delle due massime autorità dello stato, una è democratica, l’altra fascista. “Festa” dei lavoratori, il primo maggio, assume un significato sarcastico: farci la festa.
In più, la mafia – specifica di questo Paese – avanza e i suoi naturali nemici, magistrati e cronisti, sono ormai spalle al muro. La mafia, da potere, si fa regime. Il popolo, indebolito, non reagisce. Nè reagiscono i giovani.
Eppure, in cifre reali, neanche un terzo della popolazione (contando gli astenuti, e togliendo gli abitanti a cittadinanza negata) appoggia ciò che succede. Gli altri, scoraggiati e dispersi. I capi delle due “opposizioni”, in Sicilia, nel giro d’un paio di giorni sono passati tutt’e due al nemico. Questa è la situazione.
Non è più tempo di dibattiti né d’alchimie “politiche”, né d’illusioni.
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La lotta va portata oramai, e va portata subito, al cuore dell’invasore. Cioè del sistema mafioso. Che da gran tempo non è più, e non ci scusiamo di ripeterlo, patologia criminale, ma potere.
Il cuore di questo potere è finanziario. È politica, naturalmente, è impresa, è traffico illegale e legale, è anche violenza pura. Ma è soprattutto uso strategico del denaro. Ed è là che è vulnerabile, è qua che bisogna unirsi e lottare, con tutta l’esperienza maturata in decenni di movimenti civili e popolari.
Oggi, primo maggio, noi dei Siciliani onoriamo Pio La Torre non con commossi dibattiti ma riprendendo il suo disegno, portandolo su un piano preciso e più avanzato: non solo i beni ma anche i capitali mafiosi vanno colpiti con la giustizia e la lotta e restituiti al popolo, alla Nazione.
Foglio-dei-Siciliani-maggio 2023
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