1 maggio, Don Ciotti ad Acate(RG): “Su Daouda Diane abbiamo dovere verità”
“La speranza non è reato”. Le parole di don Luigi Ciotti risuonano nella piazza Matteotti di Acate, a conclusione della manifestazione organizzata da Libera in occasione del Primo Maggio, ad Acate, il comune del ragusano dove lavorava Daouda Diane, l’ivoriano di 37 anni scomparso misteriosamente il 2 luglio dello scorso anno.
“Non può essere un reato – ha sottolineato il fondatore di Libera – cercare di raggiungere la meta di un futuro migliore, come fanno molti nostri fratelli migranti”. “Oggi Daouda è nostro fratello. Tra cinque giorni – ha annunciato Don Ciotti – sarò in Costa d’Avorio, la sua patria insieme al gruppo Abele. Lì ci sono una donna e dei bambini che ancora lo aspettano. A lui dobbiamo il dovere della verità. La verità: la verità passeggia per le vie della città, di questa città. C’è chi sa, c’è chi ha visto. A volte costa molto la verità. Ma lo dobbiamo a una donna e dei bambini”.
Don Ciotti ha concluso invitando all’impegno per la famiglia di Daouda, per cui è stata avviata una raccolta fondi ed a lanciato un appello: “Questa città, che è la sua città, adotti la sua famiglia. È un fratello vostro un cittadino di questa città”.
Don Ciotti che vede crescere Libera in Europa e nel continente africano sarà in Costa d’Avorio per incontrare la famiglia di Daouda Diane per portare la voce di Acate. Ed è proprio dalla cittadina ipparina che lancia la proposta perché Acate adotti la famiglia del lavoratore ivoriano scomparso. Poi lancia un appello: “Tra queste strade e queste vie chi ha visto, chi ha sentito, chi sa parli e abbia il coraggio di denunciare. Per il presidente di Libera la differenza la fa l’indifferenza che fa crescere l’azzardo, la mafia, il mercato della droga. È necessaria allora una presa di coscienza collettiva perché il male va estirpato dalla radice. Oggi si uccide di meno perché è aumentata la connivenza che fa crescere gli affari illeciti.
Il resoconto della manifestazione promossa da Cgil e Libera
Non c’è aria di festa nel 1° maggio di Acate. CGIL, Libera e Flai CGIL hanno celebrato, con un migliaio le persone provenienti da ogni dove, la ricorrenza sotto il nome di Daouda Diane, il mediatore culturale ivoriano scomparso nel nulla, nel centro ipparino e di cui non si hanno più notizie dal 2 luglio, e nelle contrarietà alle decisioni del Governo nazionale, che proprio in questo giorno, lanciando una provocazione al sindacato, approva un decreto che allunga il precariato, da un colpo alle tutele e aumenta la precarietà.
Nello striscione che ha aperto il corteo c’è tutto il senso di questa iniziativa. “Senza dignità non è lavoro – verità per Daouda” c’era scritto e dietro la presenza di Don Luigi Ciotti, presidente di Libera, di Giovanni Mininni, segretario nazionale della FLAI CGIL, di Alfio Mannino, segretario generale della CGIL Sicilia; il Magistrato di Cassazione, Bruno Giordano, già direttore capo dell’Ispettorato nazionale del lavoro che in una lettera appello a Mattarella ha chiesto di fare piena luce sulla scomparsa di Daouda Diane.
In Sicilia mancano gli ispettori del lavoro, sottolinea Alfio Mannino, e dice si all’autonomia differenziata. Bisogna ripercorrere la lezione di Pio la Torre nella lotta alla mafia ed è venuta l’ora, conclude Mannino, di cambiare passo e se il Governo non lo farà il mondo del lavoro reagirà.
Nelle parole di alcuni lavoratori che si sono susseguiti sul palco i timori di un lavoro che non c’è, se non è precario, sfruttato e mal pagato. Un mondo di diritti negati in ogni attività lavorativa.
Nei campi attorno ad Acate e nella fascia trasformata, nei centri commerciali, c’è chi lavora anche il 1° maggio con scarse tutele e non in piena sicurezza. I morti sui luoghi di lavoro sono aumentati in modo esponenziale perché la ricerca del profitto ha reso più rischioso gli spazi di lavoro con persone avanti negli anni che stazionano nelle impalcature.
“Chissà se mai la vicenda di Daouda Diane entrerà in un aula di tribunale” si chiede il dr. Bruno Giordano. È sparito perché è stato coraggioso a dire la verità e a farla conoscere. Il coraggio che altri non hanno avuto, chiosa il magistrato di Cassazione. Quando si ha il coraggio di denuncia non basta uccidere ma bisogna fare sparire i corpi: è già capitato con Placido Rizzotto, Mauro De Mauro e adesso con Daouda Diane. Sono i simboli che bisogna cancellare.
Il tema per Giovanni Mininni è sempre quello: la ricchezza nelle mani di pochi. Mafia e Camorra sommano risorse ingenti con azioni violente e prepotenti. Questo 1° maggio non è una festa, è una denuncia contro la precarietà, il lavoro mal pagato e sfruttato. Il sindacato, conclude, sarà sempre vicino a chi soffre e lo sarà con impegno sino a quanto non emergerà la verità su Daouda Diane.
“Oggi si decide chi deve vivere e chi deve morire” esordisce Don Luigi Ciotti. I migranti vengono respinti nella ricerca di una terra promessa: “la speranza non è un reato”.
“È stata una bella e una partecipata manifestazione, commenta Peppe Scifo, segretario generale della CGIL di Ragusa, speriamo che da qui si possa finalmente rompere il muro di silenzio che finora c’è stato attorno alla vicenda di Daouda.
Dietro questa vicenda c’è tutto un sistema di lavoro che si basa sullo sfruttamento e sulla negazione dei diritti. Deve ripartire da questa piazza non solo l’impegno della comunità, del sindacato e della rete associativa ma principalmente delle istituzioni. Perché quelli che oggi sono i luoghi dell’invisibilità diventino i luoghi dell’uscita da queste condizioni disumane.”
Hanno aderito alla manifestazione: Caritas, Emergency, Legambiente, Mediterranea Saving Humans, Mh-Casa Delle Culture, Scicli, Anpi, Generazione Zero, Gls, Agesci, Azione Cattolica, Consulta delle Aggregazioni Laicali Diocesi Ragusa, Auser, Centro Pio La Torre, Arci, Amnesty, Agedo, We Care, Ufficio Pastorale Sociale e Del Lavoro Diocesi Ragusa.
Fonte: Ragusa Oggi
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