Al fondo Nappo di Scafati senza paura
La legalità ha radici profonde: grande risposta di partecipazione all’appello di Cgil, Flai Cgil, Alpaa e Libera per la manifestazione per la legalità e contro tutte le mafie in difesa del fondo Agricolo Nicola Nappo, oggetto di incursioni vandaliche e furti.
Stamane sul palco di piazza Vittorio Veneto si sono avvicendati Don Luigi Ciotti, presidente di Libera, Giovanni Mininni, segretario generale Flai Cgil, Maurizio Landini, segretario generale Cgil e i rappresentanti di Anpi e Libera Campania. I continui attacchi della criminalità organizzata al Fondo agricolo Nicola Nappo, bene confiscato e restituito alla collettività, hanno avuto una risposta forte e collettiva. A Scafati sono giunti manifestanti provenienti da ogni parte d’Italia da Nord a Sud. La manifestazione è stata organizzata per comunicare solidarietà e vicinanza al Fondo Nappo – oggetto di incursioni vandaliche e furti – per rivendicare una risposta dello Stato capace di garantire più alti livelli di tutela e sostegno dei percorsi di riuso sociale dei beni confiscati.
Giuseppe Carotenuto della Flai Cgil che insieme a Libera gestisce il bene confiscato alla camorra, situato in via Nuova San Marzano ha chiamato sul palco i rappresentati delle associazioni e dei sindacati intervenuti a Scafati: Don Luigi Ciotti di Libera, il segretario della Cgil Maurizio Landini, il segretario della Flai Cgil, Giovanni Mininni, il presidente dell’Anpi sezione Bernardino Fienga, Alfonso Annunziata e il referente Libera Campania Mariano Di Palma.
“Questo è un Comune che negli ultimi 30 anni è stato sciolto per due volte per infiltrazioni mafiose – ha detto Alfonso Annunziata dell’Anpi -. Il bene del Fondo Nappo è il bene del Comune di Scafati e viceversa. Condanniamo fermamente il furto ai danni del Fondo Nappo che è anche un simbolo di enorme rilievo della lotta alla criminalità organizzata e che è anche il bene confiscato alla camorra di tutta la Regione. L’esperienza degli orti sociali è l’atto simbolico della restituzione a più di cento nostri cittadini di quei beni, appartenuti al potente boss Pasquale Galasso. Qui sono iniziate le quattro giornate di Napoli. Oggi diciamo ‘no’ alla camorra e alle sue intimidazioni a difesa del fondo Nappo e della città, saremo sempre pronti a lottare per il bene comune e per la legalità, in un momento in cui siamo a 15 giorni dalle elezioni. Questo comune è stato sciolto nel 2008 e nel 2016. Gli amministratori e gli uomini politici che con le loro azioni e le loro omissioni hanno determinato l’ultimo scioglimento dovrebbero scusarsi con la città e farsi da parte. Il giudizio storico e politico su quegli anni è irreversibile. Nessuna possibilità di rinascita sarà possibile se al governo della città ci saranno i responsabili del suo degrado. E come scriveva Moro di se stesso dalla sua prigione ‘noi saremo un punto irriducibile di contestazione e di alternativa’” ha concluso Annunziata”.
Mariano Di Palma referente Libera Campania ha lanciato un monito ai politici che paventano la vendita e la privatizzazione dei beni confiscati: “Tanti e tante sono arrivati da tutta Italia a sostenere una battaglia per il bene comune. Una battaglia estesa che come Libera e Cgil abbiamo voluto lanciare insieme – ha detto Di Palma -. Non lasceremo soli i beni confiscati della Campania e dell’Italia. Non potevamo stare in silenzio, vanno date delle risposte immediatamente, innanzitutto con le risorse dei fondi del Pnrr, ma anche con la vigilanza e la tutela. La sicurezza che rivendichiamo è anche una sicurezza sociale. Sappiamo che dietro la disperazione e le diseguaglianze le camorre diventano più forti. Ma il problema non sono solo gli attacchi fisici, i vandalismi, ci sono anche le aggressioni politiche – ha concluso Di Palma -. A chi attacca le misure di prevenzione, a chi ha ardito dire come il presidente De Luca che i beni confiscati vanno venduti e privatizzati diciamo che noi pensiamo a un messaggio completamente diverso. I beni confiscati possono diventare volano di innovazione, occupazione welfare soprattutto nel Mezzogiorno d’Italia”.
Giovanni Mininni segretario generale Flai Cgil nazionale ha ribadito con forza la necessità di contrastare le mafie, di difendere i beni confiscati e il lavoro: “Siamo una meravigliosa forza che in una sola settimana è riuscita ad organizzare una grande manifestazione – ha detto -. Gli spazi vanno difesi anche fisicamente, conquistati, perché attraverso questa modalità si produce cambiamento. Questa è una manifestazione che parla all’Italia, è il contrasto forte alle mafie e alle camorre, ma anche un richiamo allo Stato. In tre settimane tre raid hanno devastato le attrezzature del fondo. Hanno devastato uno spazio di democrazia, i soldi del popolo che con le sottoscrizioni hanno acquistato le attrezzature. In questi territori la camorra opprime gli spazi democratici e chi ne paga le conseguenze sono i cittadini ma anche le lavoratrici e i lavoratori. Ecco perché un’organizzazione sindacale si occupa anche di gestire i beni confiscati alla camorra. Il nostro sindacato è un sindacato di strada, di vicinanza, la lotta contro il caporalato contro lo sfruttamento è la stessa battaglia di democrazia e libertà che vogliamo affermare nel nostro paese. Non arretreremo di un millimetro, il trattore con le sottoscrizioni lo abbiamo già acquistato due volte e lo ricompreremo di nuovo. Oggi con questa manifestazione abbiamo vinto ancora una volta. Nessuno tocchi il Fondo Nappo e nessuno tocchi i beni confiscati alle mafie e alla camorra con politiche neoliberiste che tendono a privatizzare i beni collettivi. Questi beni sono un risarcimento ai cittadini, al popolo. E’ una battaglia lunga ma la vinceremo noi”.
L’intervento dal palco di Scafati di Don Luigi Ciotti ha toccato i temi che Libera in questi anni ha portato avanti con tenacia e forza ed è una battaglia che continua. Ha iniziato il suo discorso ricordando Marcello Torre, il sindaco di Pagani ucciso dalla camorra, il sindacalista Tonino Esposito Ferraioli e la vittima innocente Nicola Nappo, alla quale è intitolato il Fondo: “Il cambiamento che sogniamo e desideriamo è possibile e necessario – ha detto don Luigi Ciotti -. Possibile deriva da potere cioè si può fare, e questo cambiamento non è opera di navigatori solitari. E’ solo unendo le nostre forze che si può fare. Libera rappresenta 1600 realtà del nostro paese. Bisogna uscire dall’’Io’ per organizzare di più il ‘Noi’. Il nostro paese l’Italia è in emergenza civiltà, vive una profonda emorragia di umanità e basta vedere come trattiamo i migranti, basta vedere come siamo agli ultimi posti per la povertà educativa, la dispersione scolastica, migliaia di persone che cercano lavoro, adulti che lo hanno perso. Aldilà di questa piazza ci deve essere una consapevolezza in questo momento, che i nostri impegni non reggono più l’urto del tempo, abbiamo fatto cose belle, importanti, decisive, ma sono insufficienti dobbiamo trovare risposte, azioni comuni. E’ 150 anni che parliamo di mafie, oggi la differenza la fa l’indifferenza, siamo passati da crimine organizzato mafioso a crimine legalizzato. Se la politica non combatte le ingiustizie la politica diventa criminogena perché favorisce tutto questo. Difendiamo le istituzioni perché sono sacre”.
Ha concluso la manifestazione di Scafati, il segretario della Cgil Maurizio Landini che ha ribadito la necessità dell’unità nel mondo del lavoro, ha ricordato le origini della lotta alle mafie e Pio La Torre e la sua scorta nell’anniversario della morte. Il leader della Cgil ha ringraziato i migranti di Gioia Tauro, presenti alla manifestazione ‘che danno un significato ancora più forte dell’unità del mondo del lavoro e di unità di chi crede nella giustizia. I beni confiscati sono una delle forme più significative della lotta contro la criminalità organizzata – ha ribadito Landini -. Oggi c’è qualcuno che vuole rivendere i beni confiscati alla mafia rimetterli sul mercato cioè di rimetterli in mano a loro. Questo non è possibile. Questa è una giornata in cui vogliamo far diventare di nuovo nazionale la lotta contro la mafia. Pensiamo sia il momento di rafforzare l’agenzia per la gestione dei beni confiscati, con l’obiettivo di ridare lavoro, socialità, vita ai territori. Gli attacchi anche al fondo Nappo hanno un significato: vogliono dimostrare che sono ancora loro che comandano, che lo Stato, l’iniziativa collettiva non serve a cambiare la condizione. Ci vogliono mettere paura, rassegnazione ma non ci fanno paura e noi non ci fermeremo davanti a niente. Penso sia necessario negli incontri e nei confronti con il Governo ribadire delle cose: è necessario che si facciano delle azioni per non lasciare soli quelli che stanno gestendo i beni confiscati. C’è bisogno di rafforzare il codice antimafia. La vera lotta alla Mafia l’obiettivo finale che dobbiamo realizzare e raggiungere si afferma quando ogni persona è davvero libera e può realizzarsi attraverso un lavoro dignitoso. E’ il lavoro che permette alle persone di non dover sottostare al ricatto di nessuno.
Liberalizzare gli appalti con la logica del subappalto a cascata significa aprire la strada alla malavita organizzata, vuol dire favorire la mafia. La lotta alla malavita organizzata per i diritti nel lavoro, per i diritti nell’economia, diventa una battaglia per la crescita vera del nostro paese”. “Pensiamo – ha precisato il leader della Cgil – che sia nostro dovere essere qui insieme per lanciare un messaggio molto forte di unità ma anche di forza, di chi non ha paura, di chi non si inchina, di chi guarda avanti, in questo senso trasformare i beni confiscati in una possibilità di riconquista della democrazia e di lavoro è doppiamente importante. Penso che ci sia bisogno – ha concluso Landini – di non limitarci a Scafati ma mandare un messaggio più generale, nazionale che chieda alle istituzioni e al governo di fare tutto ciò che è necessario per fare in modo che queste esperienze possano produrre. Perché la vera sconfitta della malavita organizzata è quella di far prevalere la forza dello Stato, dei cittadini, della democrazia”.
Fonte: Articolo 21
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Scafati (SA) 29 aprile: “La legalità ha radici profonde”, manifestazione contro le camorre
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