41° Anniversario dell’uccisione politico-mafiosa di Pio La Torre e Rosario Di Salvo 30.04.1982
In occasione del 41° anniversario dell’uccisione politico-mafiosa di Pio La Torre e Rosario Di Salvo (30 aprile 1982), è prevista la videoconferenza per le scuole che hanno aderito al progetto.
La mattinata inoltre viene trasmessa in diretta streaming sul sito del Centro Studi Pio La Torre, sul canale YouTube e sul portale Legalita’&Scuola dell’Ansa.
I ragazzi ripudiano la mafia ma cresce la sfiducia verso le classi dirigenti e la politica
«Il ripudio della mafia da parte dei giovani è in quanto fenomeno criminale che condiziona la vita politica, la democrazia e lo sviluppo socio-economico di tutto il Paese. Contestualmente cresce la sfiducia verso le classi dirigenti politiche, soprattutto quelle locali ritenute responsabili della persistenza e riproduzione della mafia».
Ad affermarlo è Vito Lo Monaco, presidente emerito del Centro Studi Pio La Torre, commentando i risultati della 16sima indagine annale sulla percezione del fenomeno mafioso da parte degli studenti che hanno partecipato alla diciassettesima edizione del “Progetto educativo antimafia e antiviolenza”, promossa con il patrocinio del Ministero dell’Istruzione, sottolineando il fatto che la mafia appare più forte dello Stato.
In tutto 1.431 gli studenti delle scuole superiori dell’intero territorio nazionale che hanno partecipato a questa edizione dell’indagine in base alla quale, per il 62,61% dei giovani coinvolti, non esiste un legame fra organizzazioni di stampo mafioso e immigrazione, mentre il 37,39% è di tutt’altra opinione.
Cresce la percentuale dei giovani che non credono a un legame tra fenomeno migratorio e organizzazioni di stampo mafioso.
Dà, inoltre, grande soddisfazione, proprio in virtù di un progetto che coinvolge le scuole in tutta la complessità, che gli studenti italiani ripongano grande fiducia nei confronti dei loro insegnanti grazie ai quali hanno appreso che cosa siano la mafia, la legalità e la Costituzione Italiana, ma anche nei magistrati e nelle forze dell’ordine le cui azioni di contrasto antimafia, anticorruzione e antiviolenza diventano esempio da seguire.
Fondamentale la percezione che gli studenti hanno nei confronti della politica.
«Alla luce della crescente astensione riscontrata in occasione delle elezioni politiche ed amministrative del 2022 e 2023 – sottolinea Loredana Introini, presidente del Centro Studi “Pio La Torre – abbiamo inserito due domande che indagassero il modo in cui i giovani rappresentano la partecipazione politica e quanta fiducia ripongano nell’esercizio del voto per influenzare la politica. Rispetto ad alcune delle diverse modalità di partecipazione attiva, grande rilievo è stato dato all’attività sociale e di volontariato (44,58%), segue la partecipazione a partiti o movimenti politici (42,56%). Si tratta in entrambi i casi – tanto nell’ambito del terzo settore quanto in quello più propriamente della politica formalmente intesa – di manifestazioni di cittadinanza attiva vissute come espressione di un’azione di gruppo. Relativamente alla domanda che indaga la fiducia sul
voto nell’influenzare il mondo della politica, le modalità “abbastanza” e “molto” rappresentano le risposte di quasi i 2/3 dei giovani coinvolti nell’indagine (rispettivamente 41,09% e 31,24%). Si tratta di risultati senza dubbio “positivi”».
I giovani che ritengono esserci una connessione tra i due fenomeni, individuano principalmente il ruolo delle organizzazioni criminali nell’ingresso irregolare degli immigrati in uno Stato diverso da quello di residenza e nello sfruttamento – nelle forme della prostituzione, lavoro nero, etc. – di chi viene raggirato a causa della propria condizione di vulnerabilità. Attività criminali che vengono ricondotte in modo preminente alle organizzazioni criminali straniere (di tipo mafioso e non) e non a quelle nostrane. Per molti giovani, dunque, le organizzazioni criminali cavalcano i fenomeni migratori.
Uno studente, a tal proposito, scrive: “È noto come la mafia si “intrometta” nel fenomeno dell’immigrazione”; un altro puntualizza: “Avere rapporti con l’immigrazione potrebbe facilitare l’espansione globale della mafia”.
Tuttavia, non è del tutto superata la posizione di chi ancora individua nelle migrazioni la causa dell’espansione dei fenomeni criminali: “Ad esempio la mafia in America deriva dall’immigrazione di italiani, con questo fenomeno si diffondono le idee e la cultura”. Proprio nella sovrapposizione tra migrazione e criminalità va inserita l’immagine fuorviante che associa l’immigrato ad un criminale a priori: “L’esempio più banale potrebbe coinvolgere quei soggetti che migrano dal paese di origine all’Italia trasportando merce illegale, come ad esempio armi o droga”; “Potrebbero sfruttare le persone per traffico illegale di armi e droga”.
Va anche evidenziato che, tra le novità dell’indagine di quest’anno, c’è il chiamare in causa, da parte degli studenti, le Ong nel rapporto tra organizzazioni mafiose e immigrazione. Una visione, rispetto al fatto che “Le ONG lucrano su questo tema” e “Ci sono delle ONG corrotte”, frutto delle politiche migratorie dell’attuale governo in carica che, avendo strumentalmente individuato nelle organizzazioni umanitarie che salvano vite in mare un bersaglio politico contro cui portare avanti la propria battaglia ideologica della supremazia della difesa dei confini sulla tutela dei diritti umani, ha adottato da qualche mese una stretta sull’attività delle stesse.
«La guerra dichiarata dal governo Meloni alle Ong, accusate di fare da spola con gli scafisti – si legge nell’indagine – non è in realtà nuova nel panorama dei populismi nazionali ed europei. Basti ricordare, a titolo esemplificativo, che non tanti anni addietro qualche esponente politico italiano le ha definite “taxi del mare”, alimentando quel consenso mediatico che ha reso più facile gli accordi tra Italia e Libia per fermare i flussi verso il nostro Paese e l’adozione di una regolamentazione che aveva allontanato le Organizzazioni dal Canale di Sicilia».
«Molto proficua – afferma in conclusione Vito Lo Monaco – è stata la scelta di confrontare le risposte degli studenti cercando di conoscere il loro ambiente sociale, il titolo di studio dei genitori, il disagio culturale e sociale, l’inadeguatezza della politica. Spero che lo sforzo analitico del Centro, reso possibile grazie all’impegno volontario di tanti scienziati sociali che ringrazio, possa stimolare l’attenzione della politica, rafforzare la democrazia con la partecipazione dal basso per superare le guerre, la crisi sociale, economica e ambientale».
Palermo, i ragazzi puliscono la lapide di Pio La Torre
Cunti, opera grafico-pittoriche, ma anche la posa di 41 fiori, tanti quanti gli anni trascorsi dall’uccisione di Pio la Torre e Rosario Di Salvo.
Una mattinata durante la quale una rappresentanza degli studenti delle scuole “Ragusa – Moleti”, “Ragusa Kiyohara-Parlatore”, “Pio La Torre” e della direzione didattica “Ettore Arculeo” si è ritrovata per pulire simbolicamente la lapide dedicata a due vittime eccellenti di Cosa nostra. Un gesto simbolico che lascia il segno per la sensibilità dimostrata dai ragazzi rispetto al tema.
A promuovere questo appuntamento, come ogni anno a ridosso dell’anniversario dell’assassinio di La Torre e Di Salvo, avvenuto il 30 aprile del 1922, il Centro Studi “Pio La Torre”.
«Ricordare Pio La Torre vuol dire spiegare la storia della mafia e tutti gli intrecci con il tessuto sociale, cultuale e politico – afferma Vito Lo Monaco, presidente emerito del Centro “Pio La Torre – e farlo con i ragazzi significa trasmettere una memoria che devono custodire».
Importante passare il testimone alle nuove generazioni.
«Vedere i bambini sorridere ed essere una presenza partecipata ci rende felici – aggiunge Loredana Introini, presidente del Centro Studi “Pio la Torre – trasformando questa occasione per fare vera e concreta memoria. Grazie, poi, gli insegnanti la cui presenza è sempre una vera e propria guida, sostegno nel percorso di consapevolezza dei ragazzi. Qui oggi ci si prende cura di una memoria che diventa strumento per crescere».
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