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Ascoltiamo le parole di chi parlerà il 25 aprile

Pierluigi Ermini il . Costituzione, Cultura, Diritti, Istituzioni, Politica, Società

Che bello sarebbe che tutti coloro che saliranno su un palco in una piazza o in un teatro più o meno grande di una qualunque della nostre città e dei nostri paesi, che hanno responsabilità politiche perché ministri, parlamentari, sindaci, consiglieri, di qualunque partito o movimento siano, avessero il coraggio e la determinazione di dire che il 25 aprile è la giornata in cui si celebra la liberazione dall’occupazione nazista e dal regime fascista.

Si liberazione dall’occupatore tedesco e al tempo stesso liberazione dalla dittatura del partito fascista di Benito Mussolini, che per oltre 20 anni ha guidato il nostro paese.

Senza cercare una qualunque scusa per non nominare il fascismo, senza cercare forme di revisionismo storico, senza arrampicarsi sugli specchi per non scontentare chi ci ha dato più o meno il consenso.

Ma con il desiderio di essere coerenti con l’impegno politico che ci si è assunto giurando o comunque promettendo di rispettare quella che è la nostra Carta Costituzionale, che nasce anche dalla resistenza, e che ha la propria anima intrisa di antifascismo e di lotta a tutte le forme di regime e di dittatura e di non rispetto della dignità umana.

Dobbiamo avere il coraggio di dire da cosa ci siamo liberati.

Non si può forzare la storia a proprio piacimento per piccoli e grandi interessi politici o personali.

Non avere questa coerenza che sta nel ruolo che un politico si assume di fronte alla sua comunità, vuol dire favorire il ritorno di “un’antica malattia” come molto bene spiegava Piero Calamandrei pochi anni dopo la nascita della nostra Repubblica.

Quell’antica malattia che crea “la sfiducia nella libertà, il desiderio di appartarsi, di lasciare la politica ai politicanti. Questo il pericoloso stato d’animo che ognuno di noi deve sorvegliare e combattere, prima che negli altri, in se stesso: se io mi sorprendo a dubitare che i morti siano morti invano, che gli ideali per cui son morti fossero stolte illusioni, io porto con questo dubbio il mio contributo alla rinascita del fascismo”.

Nessuno di coloro che sono stati eletti a una carica politica può venir meno a una precisa consegna e impegno che sta dentro il ruolo stesso che ricopre, un ruolo che nasce dall’organizzazione repubblicana e democratica dello stato che deriva dalla nostra Costituzione.

Sarebbe come tradire la nostra Carta, il faro del nostro agire a favore del bene comune.

Così domani facciamo attenzione alle parole che pronuncerà chi salirà su un palco a rappresentare una comunità.

Le parole sono importanti.

Facciamolo avendo noi stessi l’entusiasmo e il desiderio di chi ha fiducia nella libertà, di chi non vuole appartarsi e ritirarsi solo nella sua sola sfera personale, ma vuole partecipare alla vita della sua comunità, per non lasciare la politica in mano solo a poche persone.

Ascoltiamo quale è il loro pensiero sul 25 Aprile, se veramente anche per loro ci siamo liberati da un oppressore e da una dittatura, aprendo così un nuovo un cammino dove non c’è spazio per il ritorno del passato.

Già dal semplice ascoltare da cosa ci siamo liberati capiremo se quella persona che rappresenta il nostro paese vive davvero il significato e il senso vero di quella Carta Costituzionale che è il legame più forte che ci rende oggi una nazione, un popolo, una comunità.

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