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Un autunno d’agosto

Chiarelettere il . Recensioni

Estate 1944. Lungo la Linea gotica si consuma la parte più feroce della guerra in Italia, una serie di eccidi orribili per mano dei nazifascisti.

A San Terenzo Monti, paese di poche centinaia di abitanti tra Liguria, Emilia e Toscana, vengono uccise senza pietà 159 persone, in prevalenza donne e bambini: all’esecuzione di massa, accompagnata per macabra ironia e disprezzo della vita dalla musica di un organetto, sopravvisse solo una bimba di sette anni, Clara, fingendosi morta sotto i cadaveri della sua stessa famiglia.

Il libro coniuga personale e collettivo: la bisnonna di Agnese Pini, infatti, venne uccisa nella strage e l’autrice è cresciuta coi racconti della nonna che, orfana di madre e come moltissimi altri nelle sue condizioni, non essendoci mai stata una “Norimberga italiana” ma piuttosto una grande amnistia, aveva sempre dato la colpa della strage ai partigiani. L’azione partigiana che portò all’uccisione di 16 soldati tedeschi, diede infatti il destro ai nazisti per la terribile azione di rappresaglia.

La vicenda indagata e raccontata nel libro è quindi collettiva, ma con un forte gancio personale, ragion per cui l’autrice ha scelto un taglio molto narrativo, restituendo l’immagine di uno spazio incrinato: quello del nostro Paese. Con questo libro, infatti e come dimostrano anche le polemiche degli ultimissimi giorni, si vuole raccontare uno spaccato di storia con cui l’Italia non ha ancora davvero fatto i conti fino in fondo.

Attraverso la storia della sua famiglia, con una scrittura intensa, viva e piena di grazia, una galleria di personaggi che diventano romanzeschi per la forza e l’umanità della narrazione, Agnese Pini ha scritto un grande romanzo civile, con il respiro universale dell’inchiesta-racconto che parla di noi e del presente.

“Una storia così” dice l’autrice “lascia un segno indelebile nelle famiglie che l’hanno subita, e appartiene a tutti i sopravvissuti e ai figli dei sopravvissuti. È una storia di umanità e di amore perché, soprattutto nei momenti in cui vita e morte sono così vicine, l’umanità e l’amore escono più forti che mai. L’ho sentita raccontare fin da quando ero piccola: la raccontavano mia nonna, mia madre, mia zia (nella foto di copertina), ma per molto tempo ho pensato che fosse un capitolo ormai chiuso della storia d’Italia e della mia storia personale. Grazie anche al lavoro che faccio, ho capito invece che quel capitolo era tutt’altro che chiuso, che lì si nascondono gli istinti più inconfessabili di ciò che possiamo ancora essere. L’ho capito con la guerra in Ucraina, vedendo come certi orrori si perpetuino sempre identici al di là delle latitudini e degli anni. E l’ho capito perché nel nostro paese c’è un periodo, il ventennio fascista, che ancora non riusciamo a guardare con una memoria davvero condivisa. La storia raccontata in questo libro può diventare allora un’occasione per tornare a ciò che siamo stati con una consapevolezza nuova. Del resto la resistenza civile di un paese si può tenere viva solo restituendo verità e dignità al destino degli ultimi. Questo è un libro sugli ultimi ed è a loro che è dedicato, perché su di loro si è costruita l’ossatura forte e imperfetta di tutto il nostro presente, dunque anche del mio”.

Agnese Pini
Un autunno d’agosto
L’eccidio nazifascista che ha colpito la mia famiglia
Una storia d’amore mentre la guerra torna a fare paura
Chiarelettere, 2023
Pagg. 256/€ 18,00

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