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Querele temerarie, da Durigon a Meloni: Articolo 21 lancia l’allarme sui nuovi bavagli

Giuseppe Giulietti il . Diritti, Informazione, Istituzioni, Politica, Società

L’Italia vola verso Ungheria e Polonia, anche in materia di libertà di informazione.

Ormai il governo, vedi il puntuale pezzo di Graziella di Mambro su Articolo 21, usa le querele bavaglio in modo sistematico per minacciare e colpire “gli sgraditi”, così sono finiti nel mirino Roberto Saviano, la redazione del Domani, il festival di Sanremo, Benigni che elogia la Costituzione antifascista, la preside di Firenze che contrasta lo squadrismo, i soccorritori di Cutro che smentiscono bugie e omissioni, la redazione di Report che indaga sulla trattativa mafia stato, studentesse e studenti, insegnanti che ancora difendono la scuola pubblica..

Per non parlare delle minacce contro la Rai e del tentativo di mettere sotto controllo il servizio pubblico, applicando una legge che contrasta con le sentenze della Corte costituzionale, e il centro sinistra dovrebbe solo cospargersi il capo di cenere.

Da ultimo i carabinieri si sono recati alla redazione del Domani giornale per “sequestrare” una copia degli articoli su Durigon, di Giovanni Tizian, una vita sotto scorta per le minacce delle mafie, e di Nello Trocchia, altro coraggioso giornalista di inchiesta nel mirino della camorra e dei Casamonica.

Perché il sequestro? La difesa non ha accluso agli atti gli articoli? La Procura non aveva altri mezzi? Perché questo metodo oggettivamente intimidatorio.

Sbaglia chi pensa che siano “affari loro”, questa vicenda riguarda l’articolo 21 della Costituzione, come da tempo hanno denunciato anche la federazione della stampa e l’ordine dei giornalisti.

Quello che é accaduto si aggiunge alla lunga lista di querele bavaglio, alla mancata tutela delle fonti e del segreto professionale, alle modalità di applicazione delle norme sulla presunzione di innocenza, alle minacce quotidiane verso chi ancora osa rivolgere domande scomode e sgradite agli oligarchi di turno.

Quando, parlando della Rai dicono che bisogna cambiare la narrazione, intendono dire che bisogna impedire ogni narrazione alternativa.

Quanto sta accadendo spingerà l’Italia ancora più in giù nei rapporti internazionali sulla libertà di informazione.

Per questo occorre una reazione immediata, capace di coinvolgere le istituzioni di garanzia in Italia e in Europa, prima che sia troppo tardi.

Questa mattina all’assemblea di Articolo 21, a nome della nostra comunità riunita stamane nella consueta riunione del lunedì, ho proposto di sollecitare l’invio da parte del consiglio di Europa, del parlamento europea e della commissione di una delegazione che prenda coscienza della situazione e ponga l’Italia sotto osservazione come è già accaduto per Ungheria e Polonia.

Articolo 21 ha già sollecitato i suoi legali e i suoi costituzionalisti alla preparazione di un dossier che raccolga violazioni, minacce, interferenze, e chiederà al consorzio europeo contro le querele bavaglio  di assumere anche la difesa dei cronisti intimiditi.

Sbaglia chi pensa che siano “affari” dei cronisti colpiti, dei loro direttori ed editori; questi sono affari nostri e riguardano lo stesso ordinamento democratico.

Vogliono colpire loro per colpire il diritto dei cittadini ad essere informati su corruzione, mafie, malaffare.

Sara il caso di reagire ora e subito, prima che il modello ungherese bussi alle porte di ciascuno di noi.

Fonte: Articolo 21

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