NEWS

La guerra uccide anche la nostra anima

Pierluigi Ermini il . Cultura, Diritti, Guerre, L'analisi, Politica, Società

Simone Weil e la sua interpretazione dell’Iliade, così attuale anche oggi.

La vita e la storia di Simone Weil sono veramente affascinanti e uniche. La sua particolare esperienza spirituale, unita alla sua ricerca filosofica, hanno creato in lei le condizioni di un’apertura al mondo e al pensiero dell’umanità che ancora oggi, leggendo ciò che ha scritto, ci riempono di meraviglia.

Nel libro a lei dedicato nella collana “Maestri dello spirito” curata da Vito Mancuso per il Corriere della Sera, un capitolo è dedicato al suo studio dell’Iliade che ci sorprende per la sua attualità.

Nella sua analisi del poema di Omero, scritto nel 1939 (nell’anno in cui inizia la seconda guerra mondiale) emergono due aspetti che Simone Weil ritiene determinanti e che sono il filo conduttore dell’opera: la forza e la materia. La forza che viene esercitata attraverso la guerra è ciò che piega le persone. Ieri come oggi: nell’Iliade nella guerra tra Atene e Sparta, ma anche tra i singoli personaggi che si alternano nel poema; oggi nelle tante guerre che sono in corso nel nostro tempo.

La forza (e l’intensità con cui la guerra si sprigiona) è ciò che modifica l’anima delle persone, fino a far diventare l’uomo e la donna che la subiscono solo materia. In fondo cosa altro è se non solo materia, un corpo che prima era vivo e poi è diventato solo un cadavere. La forza per Simone Weil è ciò che rende, chi gli è sottomesso, una cosa. Quando l’altro, attraverso la guerra e l’uso della forza, viene trasformato in un nemico, smette di essere una persona. Il desiderio del combattente è che diventi solo una cosa, senza anima, senza vita, come lo è, ai nostri occhi, un cadavere. I cadaveri, senza l’alito della vita, smettono di essere persone e si trasformano in una cosa, che si può solo contare…

La guerra in questa visione assume la dimensione del gioco, e il nemico diventa come un balocco che si può distruggere, con indifferenza. Non c’è un’anima, un pensiero, un respiro che possa dare un senso. Ma se tutto ciò è vero per chi la forza della guerra la subisce, anche chi sprigiona questa forza subisce una mutazione nella sua anima.

Ciò che Simone Weil vuole farci capire ha un duplice volto: non solo la tremenda realtà di una persona che, subendo violenza, si trasforma in una cosa, inanimata; ma anche la realtà psicologica in cui si trova a vivere chi, se chiamato da qualcuno che gestisce un potere, deve fare uso il più possibile della forza.

Scrive Simone Weil: “per coloro la cui anima è sottoposta al giogo della guerra, il rapporto con la morte è l’avvenire stesso ” Un aspetto che la scrittrice giudica contro natura, non perché le altre persone non pensino alla morte, ma perché la vita normale è fatta di sogni, aspirazioni, che magari sono interrotti dalla morte, dalla malattia, ma questa non diventa la compagna di ogni giorno della nostra vita. Vivere così od essere costretti a vivere così è per Simone Weil contro natura.

Così come avveniva per i soldati di Atene e di Sparta, anche oggi i soldati chiamati da qualcuno a vivere una guerra, sono chiamati a vivere contro natura, a smettere di essere umani, chiamati attraverso l’uso della forza e vedere nell’altro che hanno di fronte solo una cosa da sopprimere.

È questa la responsabilità che, chi chiama alla guerra, chi arma i soldati, chi pensa solo alla vittoria finale, si assume, non solo nei confronti della società o comunità dove vive, ma anche nella singola vita di ogni soldato che spinge a vivere contro natura.

Qui sta l’attualità del pensiero di Simone Weil, che sicuramente, scrivendo dell’Iliade, ha uno sguardo su quanto sta accadendo nei suoi anni nella nostra Europa. Chissà se anche i nostri politici di oggi, parlando più di vittoria che di pace, più di maggiori investimenti in armi, che di diplomazia al lavoro per redimere i conflitti, hanno presente lo sfacelo umano, che giorno dopo giorno si crea nelle nostre vite.

Forme di degrado sociale e civile che avranno un peso nella ricostruzione del senso di comunità. Ma anche forme di degrado psicologico nelle singole persone coinvolte nelle guerre, che dovranno poi ricostruire una loro anima, destrutturata dall’avere davanti a sé per anni, un nemico.

E queste ricostruzioni richiedono molto più tempo e fatica, che non la ricostruzione di case e strade…

*****

La guerra, noi e gli altri

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link