Curzio Maltese, giornalista di scrittura e di ideali
La scomparsa di Curzio Maltese è un colpo durissimo. Si sapeva che la malattia l’aveva consumato, ma non si era mai arreso e la tenacia faceva sperare nel miracolo. Ha voluto testimoniare anche cosìche il giornalismo non è solo un’attività professionale, bensì una missione e un’etica.
Tra l’altro, la scrittura elegante e felice è riuscita a transitare dallo sport, alla politica, alla televisione (come critico e come autore), al cinema e al teatro, con articoli e rubriche mai banali o opere cult con Corrado Guzzanti. E ci lascia una consistente bibliografia. Si è cimentato pure nella produzione audiovisiva, con due docufilm su Paolo Conte e Renzo Piano.
La duttilità non era solo esercizio specialistico. Aveva un ancoraggio chiaro e sicuro nella naturalezza del mestiere, frutto di una genuina passione sperimentata agli albori delle radio libere. Chi viene da lì ha sempre qualcosa in più.
Si ricorda la forza polemica con cui ha affrontato il fenomeno berlusconiano, visto come elemento chiave della vicenda italiana. La debolezza con cui le stesse forze progressiste (non) hanno affrontato – ad esempio – il tema del conflitto di interessi rappresentò costante oggetto di polemica. Non era una critica qualunquista, bensì l’espressione di una sofferenza vera: stava cambiando l’Italia e lo schermo commerciale ne stava plasmando la cultura profonda. Quei germi sarebbero degenerati in una malattia scoperta invano nelle tracce originarie, quando ancora si poteva guarire. La sordità dei gruppi dirigenti irritava Maltese, fino a incupirlo e a potenziarne la polemica.
Tant’è che, a un certo punto, il desiderio di contribuire ad un’alternativa convinse Maltese a intraprendere un cursus honorum parlamentare: fu deputato europeo dal 2014 al 2019, eletto nelle liste de L’Altra Europa con Tsipras come esponente di Sinistra, Ecologia e Libertà cui partecipò fino all’ultimo sotto la sigla di Sinistra italiana.
L’immersione nell’attività istituzionale fu vissuta come una impegnata parentesi, rimanendo sempre e comunque giornalista attivissimo. Alla vocazione non si sfugge.
La Notte, La Gazzetta dello Sport, La Stampa, la Repubblica, Domani sono state le tribune di un lavoro denso e poliedrico, arricchito dai libri e dal video.
Ricordare Maltese, dunque, non è un esercizio retorico o sentimentale. È, piuttosto, un modo per riflettere su come sia possibile intrecciare impegno politico e corretta informazione, senza permettere ad entrambe le sfere di prevaricare o di sovrapporsi. Non sempre è così e proprio l’esempio di Maltese è un utile criterio. Si può essere eccellenti professionisti e bravi attivisti, sapendo distinguere tempi, spazi, modi. L’indipendenza non è neutralità e prendere parte non significa essere faziosi.
Il bel giornalismo sa criticare la politica ed entrarci dentro per capirne e disvelarne gli ingranaggi, a favore di lettrici e lettori che così si sentono tutelati nel loro diritto alla conoscenza: protagonisti e non mera audience.
Quando si muore si rischia di venire improvvisamente apprezzati o riscoperti. Non è questo il caso, perché Maltese ha goduto di stima e ci lascia un’antologia vivissima, che ci interpella sulle aporie di oggi e non permette il ricorso alla leggerezza dei rimpianti.
Il carattere a volte ruvido di Maltese non apprezzerebbe frasi sdolcinate. L’informazione è territorio di lotte e di conflitti e non ci sono solo i buoni. Al contrario, abbondano i cattivi. Dire la verità, pure quella scomoda, è il primo tra gli antidoti. Se, poi, ci si fa leggere con piacere, meglio ancora.
Fonte: il manifesto/Articolo 21
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