Un anno di guerra in Ucraina, Ifj ed Efj: «Giornalismo sotto attacco»
Sono 12 gli operatori dell’informazione rimasti vittime del conflitto. Altri 23 sono rimasti feriti. L’omaggio dei sindacati europeo e internazionale.
Nel primo anniversario del 24 febbraio 2022, il giorno in cui la Russia ha lanciato un’invasione su vasta scala dell’Ucraina, Federazione europea e Federazione internazionale dei giornalisti ricordano «i colleghi che hanno perso la vita durante la copertura della guerra, coloro che hanno subito lesioni, rapimenti, torture e sofferenze ed esprimere pieno sostegno a tutti i giornalisti che riferiscono in modo veritiero sulla guerra».
Ad oggi dodici giornalisti e operatori dei media sono stati uccisi mentre seguivano la guerra, o in relazione alla loro professione, e altri 23 sono rimasti feriti, si legge in una nota.
Efj e Ifj, insieme con alcuni partner, chiedono poi «una maggiore protezione di tutti coloro che seguono la guerra. In situazioni di conflitto – rilevano -, l’esercizio libero e senza ostacoli del giornalismo è particolarmente importante per salvaguardare il diritto del pubblico ad essere informato».
Viene quindi confermato l’impegno a continuare a «monitorare lo stato della libertà di stampa e gli attacchi contro i giornalisti in Russia, ricordando alle autorità della Federazione Russa i loro obblighi e impegni in materia di protezione dei giornalisti in situazioni di conflitto e tensione, in conformità con il diritto internazionale. I giornalisti e gli operatori dei media che operano in aree di conflitto armato devono essere trattati e protetti come civili e autorizzati a svolgere il proprio lavoro senza indebite interferenze. Gli attacchi mirati intenzionalmente ai giornalisti, in quanto civili, costituiscono crimini di guerra».
Da qui l’appello: «Gli Stati dovrebbero facilitare l’accesso dei giornalisti e delle loro attrezzature al territorio interessato, fornendo la documentazione e le autorizzazioni necessarie. Dovrebbero astenersi dall’adottare qualsiasi misura restrittiva nei confronti dei giornalisti, come il diniego, la revoca dell’accreditamento o l’espulsione, a causa dell’esercizio delle loro funzioni o del contenuto dei loro servizi».
Infine, Efj e Ifj rivolgono un monito alle aziende editoriali «ad adottare tutte le possibili misure di prevenzione e protezione per la sicurezza fisica dei giornalisti e degli operatori dei media e per fornire loro un’adeguata formazione e preparazione prima di intraprendere missioni pericolose in situazioni di conflitto e di guerra».
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