In un mare di cocaina, ai narcos non mancano fantasia e ingegno
La criminalità organizzata, nel settore degli stupefacenti, ha sviluppato negli anni una sempre più intricata ed elastica rete di rapporti a livello mondiale.
Gli organismi nazionali e internazionali preposti alla conoscenza e alla repressione di un tale traffico fanno fatica a seguirne i mutamenti di rotta, gli adattamenti nei metodi, le proliferazioni, avviluppati come sono nei limiti degli accordi e dei meccanismi di cooperazione che obbediscono a logiche e a realtà politiche e burocratiche non sempre concordanti con le finalità dichiarate e auspicate nelle sedi ufficiali. Un panorama generale del fenomeno criminoso e un bilancio della efficacia o meno delle attività di contrasto che non è sempre facile tracciare con quella tempestività che sarebbe necessaria per adeguare le strategie politiche e di polizia.
Così, per stare nel concreto, riesce incomprensibile, almeno per chi scrive, che la relazione dell’EMCDDA 2022, (l’Osservatorio europeo sulle droghe e le tossicodipendenze che ha sede a Lisbona faccia analisi e riporti dati “vecchi” (del 2020) sulla situazione nei singoli Stati dell’UE.
Insomma, nel 2023 ancora non siamo in grado di sapere come sono andate le cose negli ultimi tempi in un settore così delicato e fondamentale e ci si deve basare solo sulle notizie di cronaca che riportano i giornali in occasione di ingenti sequestri di stupefacenti, di individuazione di nuove sostanze psicoattive o di nuove modalità scoperte nel trasporto via mare di droghe, una “strada” che è sempre quella privilegiata dai narcotrafficanti come ci ricordano le “vecchie” tabelle sui sequestri del 2020 innanzi indicate.
Nei porti belgi, olandesi, spagnoli, francesi e italiani, infatti, è stata bloccata la maggior parte della cocaina, oltre 182 ton sul totale sequestrato in UE (212 ton.) e in quelli spagnoli la quasi totalità della resina di cannabis (461.020kg sul totale europeo di 584.319kg). Ed i porti belgi e olandesi di Anversa e Rotterdam anche nel 2022 si confermano le principali porte d’ingresso in UE della cocaina con i sequestri, rispettivamente, di quasi 110 ton. e 52 ton.
La cosa più stupefacente è stato il recupero, alcuni mesi fa, in mare, nei pressi dell’isola di Lampedusa da parte di un peschereccio, di un carico consistente di cocaina, circa 200kg., suddiviso in 40 panetti che ha portato all’arresto di undici persone agli inizi di febbraio 2023. Resta il mistero di come sia finita la droga in mare.
Un’analoga vicenda di cocaina “galleggiante” in mare si è avuta nell’Oceano Pacifico dove la polizia neozelandese, alcuni giorni fa, ha sequestrato oltre tre tonnellate di cocaina ben sigillata in 81 balle (con il simbolo impresso di Batman che sta ad indicare la proprietà dei narcotrafficanti) che doveva verosimilmente essere recuperata e portata in Australia secondo le prime risultanze investigative.
Questa modalità di lasciare carichi di cocaina in mare non è nuova e nella zona caraibica, in particolare nel mare antistante la Repubblica Dominicana, viene praticata da anni con il lancio (“bombardeo”) della droga ben sigillata, da piccoli aerei che decollano da piste clandestine del Centro Sud America consentendo il recupero in mare da parte di veloci imbarcazioni per il successivo trasferimento verso le coste statunitensi.
Fantasia e ingegno sempre pronti anche per i narcos che “lavorano” sulla terraferma come evidenziato nella recente operazione condotta dai finanzieri di Torino che hanno sequestrato oltre 100 kg di cocaina di cui 25kg nascosta in apposite nicchie ricavate in cinque forme di parmigiano e i 18kg di cocaina liquida con cui erano stati impregnati alcuni abiti custoditi in un trolley di una brasiliana arrestata all’aeroporto di Fiumicino.
Intanto, la produzione stimata di cocaina in Colombia e nei due paesi andini (Perù e Bolivia) supera le 2mila tonnellate annue che, nonostante i sequestri operati dalle forze di polizia e dalle dogane, riescono a soddisfare le richieste dei vari mercati internazionali.
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