I percorsi nella memoria. Un incontro casuale e quegli appunti di 30 anni fa
La memoria. Quanti e quali modi ha per raggiungerti e scuoterti…
Davvero la nostra vita è un giacimento infinito, in cui geologi e minatori inconsapevoli possono pescare a caso la tua essenza. Me ne sono reso conto ancora una volta nell’occasione più impensabile. Un incontro fissato con l’associazione della stampa estera.
Quasi non ci credevo quando una preparatissima giornalista turca, Esma Çakir, mi ha chiamato a nome di alcuni suoi colleghi per chiedermi di vederci a Roma. Ci spieghi per favore che cosa sta accadendo sul fronte della lotta alla mafia. Ci dica la sua opinione sulla cattura di Matteo Messina Denaro e sullo stato dei rapporti tra Stato e mafia. E il 41 bis e altre cose. È tutto così confuso…
Una richiesta lusinghiera. E quando mai me l’hanno fatta nei decenni i giornalisti italiani? È vero, hanno le loro fonti, il procuratore amico, alcuni di loro molto bravi anche anni di inchieste e di servizi. Ma ci sarebbe lo stesso materia di riflessione.
Fatto sta che mentre sono in corso le presentazioni e ritrovo anche alcuni volti già conosciuti, si avanza un signore più anziano. Parla un perfetto italiano e mi consegna sorridente un piccolo plico in busta. All’esterno non ci sono né loghi né timbri. Aprendolo sento al tatto tre fogli piegati in tre. Quello più esterno porta la sua scrittura, e un biglietto allegato, intestato a lui e all’agenzia eTurboNews.
Il messaggio mi cattura subito: “Caro Professore, i fogli allegati li ho conservati con grande affetto dal giorno che li ho trovati nel cestino dell’aula esami alla Bocconi […] Felice dell’incontro di oggi nella mia sede operativa”.
Guardo impaziente dentro l’involucro e trovo sui due fogli interni la mia scrittura. Poche parole per riga, ogni riga preceduta da un trattino che la separi dalle altre. E disegnini astrusi intorno. Sono le domande fatte a un esame. Domande che mi segno via via per decidere meglio alla fine il voto. E che conservo su un unico foglio non solo per fare economia di carta, ma anche per attenermi a uno stesso metro, per mantenere all’incirca uguale nella giornata il livello delle difficoltà, avendo presto imparato che alla fine è facile “sbarellare” per la fatica o la fretta di finire.
Lo confesso, già rivedere quei fogli mi emoziona. Ma l’emozione è ancora più grande quando capisco di che si tratta. È l’esame di Sociologia del turismo, materia di un corso di perfezionamento in discipline turistiche che mi venne affidata quando avevo 30 anni anche per saggiarmi in vista di insegnamenti più impegnativi dentro i corsi di economia della Bocconi.
Mi rivedo d’incanto con i capelli neri folti e i baffoni scuri che segnarono la mia prima vita politica (“voglio un sindaco coi baffi”, recitava una spilla delle elezioni milanesi del 1993).
Rivedo quel corso eterogeneo come mai più altri: studenti universitari, impiegate di agenzie turistiche, impiegati di assessorati al turismo, giornalisti di settore, viaggiatori per passione, casalinghe colte…E quelle domande: modelli di fruizione dell’esperienza turistica, ruolo dell’istruzione, influenze familiari, devianza, funzione compensativa del turismo, la tabella 10, che nascevano dai primi appunti sociologici in materia mai scritti in Italia, poiché il corso iniziò nel 1980, e tutto era battuto a macchina da me medesimo.
Questo elegante signore di 88 anni (“ma posso aspettare fino a cento”) mi restituisce quei foglietti come un dono straordinario. Gettati nel cestino allora, ricordo prezioso che mi scuote l’animo adesso.
Grazie al signor Mario Masciullo, allievo più anziano che li raccoglie per ricordo e affetto e li conserva per quarant’anni. Vedete un po’ le nostre “cose inutili”, vedete come dovremmo “considerare valore” “quello che oggi vale ancora poco”, come sta scritto in una bellissima poesia di Erri De Luca.
Eccole, alfine, le strade della memoria.
* Storie Italiane, Il Fatto Quotidiano, 06/02/2023
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