Succedono cose. Il caso di Adro
Ciò che talvolta si lascia passare come sgarbo istituzionale o cattivo gusto o distrazione, è molto più grave.
Si tratta di ignoranza delle leggi e di grave violazione dello spirito della Costituzione e della democrazia.
Ad Adro, in provincia di Brescia, avviene ad esempio che il sindaco Paolo Rosa invii una lettera con tanto di protocollo (1050/2023) e di carta intestata del Comune a tutti i “Cari concittadini” nella quale si invita tutti a votare per il candidato più a destra alla presidenza della Regione Lombardia.
La ragione è presto detta e, secondo il sindaco giustifica l’iniziativa: “È nell’interesse primario della nostra comunità dare continuità a quei rapporti politico-istituzionali che l’amministrazione ha tessuto in questi anni e che non può che agevolare il già difficile lavoro dell’amministratore pubblico”.
La lettera è firmata dal sindaco in persona, con tanto di timbro ufficiale del Comune di Adro. Ma a completamento del capolavoro istituzionale e a scanso d’ogni possibile fraintendimento, c’è anche la raccomandazione a votare due candidati del suo stesso partito della Lega e allegato il cosiddetto santino di uno dei due.
Come volete definirlo? Abuso d’ufficio? Mancanza di tatto istituzionale? Impreparazione? Furberia mediatica?
Io penso che sia il segno preoccupante dei tempi dell’arroganza dello strapotere e del ritorno del fascista “Me ne frego”.
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