La propaganda e il presidenzialismo
Basta buttarla lì e insistere nel tempo. Ecco, a volte la propaganda è semplicemente questa strategia banale, ma efficace. “Repetita iuvant”, per dirla in latino. Un esempio? Non passa settimana senza che Giorgia Meloni evochi il presidenzialismo. A forza di dirlo, sembra quasi che già esista o che non se ne possa fare a meno.
In realtà è soltanto una proposta, presentata senza particolari motivazioni. Anzi, in palese assenza di necessità. Infatti, il Presidente della Repubblica è attualmente l’autorità istituzionale più riconosciuta dal popolo italiano. Logica vorrebbe che si potrebbe discutere di tutto il resto, ma non di questo. Se una istituzione sta funzionando bene, per quale ragione si dovrebbe rischiare di cambiarla? Nessuna risposta è stata fornita finora a questa domanda sensata.
Se poi entriamo nel merito della questione, la confusione regna sovrana. Un giorno si parla di presidenzialismo, il giorno dopo del semipresidenzialismo e quello successivo dell’elezione diretta del premier. Tre aspetti assai diversi tra loro. Si vuole eleggere direttamente il capo dello stato o il presidente del consiglio dei ministri? Dipende dai giorni e da chi parla.
Che poi tutto ciò provenga da fonti governative è alquanto discutibile, per non dire sbagliato. Il potere esecutivo si dovrebbe preoccupare di governare, mentre le eventuali riforme costituzionali sono una competenza del Parlamento. Pertanto, sul punto Giorgia Meloni e i ministri del suo Governo farebbero bene a tacere. Purtroppo però è vero ciò che diceva Georges Bernanos: “le elezioni favoriscono i chiacchieroni”.
A complicare la faccenda c’è un’altra riforma che viene sbandierata: l’autonomia regionale. La Lega Nord ha avuto varie occasioni in passato per attuare questa proposta, ma non l’ha fatto. L’ha soltanto detto. Di nuovo si manifesta la propaganda. Poi è arrivata la nuova Lega nazionale a guida Salvini e l’autonomia è finita nel dimenticatoio.
Adesso si riparte. Fratelli d’Italia vuole il presidenzialismo, la Lega vuole l’autonomia. Ogni forza politica deve avere un obiettivo per farsi riconoscere dai potenziali elettori. Come le due proposte si intrecceranno (o confliggeranno) al momento non è dato sapere. Spesso sono i dettagli che fanno la differenza, ma i particolari sono sempre ostici per la politica grossolana. Machiavelli l’aveva già capito: “governare è far credere”.
Assolutamente non pervenuto un ragionamento sull’equilibrio dei poteri. Modificando un assetto istituzionale ne dovrebbe conseguire un riassetto ben ponderato del sistema costituzionale. Dare più potere al Presidente (della Repubblica o del Consiglio dei ministri) dovrebbe comportare un rafforzamento del Parlamento. Ad esempio, il Presidente degli USA non può sciogliere il Parlamento. Ma qui siamo a livelli troppo alti e complessi per la propaganda, che ha come idoli i sondaggi e i risultati elettorali.
Aveva ragione Abraham Lincoln: “La demagogia è la capacità di vestire le idee minori con parole maggiori”.
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