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Il cono d’ombra di Cosa Nostra

Gian Carlo Caselli il . Corruzione, Criminalità, Istituzioni, Mafie, Politica

La mafia ha scelto di attuare una «strategia della tregua» finalizzata a far dimenticare la sua tremenda pericolosità. Niente più stragi, niente più omicidi eclatanti. In questo modo Cosa Nostra ha cercato (riuscendovi) di dissimulare il suo volto più feroce.

Con la cattura di Matteo Messina Denaro la mafia stragista sembra finita. Che cosa sarà la mafia dopo questo importante arresto? Nessuno ha la sfera di cristallo, ma è probabile che le cose possano sostanzialmente continuare come prima.

Innanzitutto, sempre più si deve parlare di «mafie», anziché di «mafia», perché il processo di globalizzazione finanziaria ha inevitabilmente influito sulle più recenti forme di manifestazione dell’economia criminale; ha imposto una più spiccata interazione fra le varie organizzazioni mafiose del mondo, i cui interessi e capitali illeciti si incontrano nel mercato globale del grande riciclaggio internazionale.

Sono inoltre evidenti gli intrecci fra la macrocriminalità del riciclaggio e parte consistente di quel potere finanziario che ormai opera, spesso senza adeguati controlli, nell’intero ambito planetario. Negli anni della new economy le mafie tradizionali, a cominciare da Cosa Nostra, hanno innovato le proprie strategie economico-finanziarie di arricchimento illecito – anche sfruttando i passi in avanti compiuti nell’integrazione monetaria, nella globalizzazione e nell’innovazione tecnologica – allo scopo di rendere più difficilmente ricostruibili i flussi finanziari di «lavaggio» del denaro sporco, avvalendosi delle transazioni commerciali che ormai si possono effettuare anche per via elettronica (la cosiddetta «moneta telematica») e dei paradisi fiscali e bancari.

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