Le due facce del Brasile
Non dobbiamo rassegnarci alla cronaca che racconta la ferita inferta alla democrazia brasiliana.
Il penultimo schiaffo era stato costituito dall’assenza di Bolsonaro alla cerimonia d’insediamento del suo successore nel primo giorno dell’anno. Il cerimoniale e la tradizione prevedevano che fosse il presidente uscente a passare la fascia al presidente eletto.
In assenza di Jair Bolsonaro, Lula ha scelto che a “incoronarlo” presidente fossero Aline Sousa, una “catadora” (riciclatrice di rifiuti) di 33 anni; Francisco, 10 anni, bimbo di una favela di San Paolo; Weslley Rodrigues, operaio; il leader indigeno Raoni Metuktire; il docente Murilo de Qadros Jesus; la cuoca Jucimara Fausto dos Santos; il militante Flávio Pereira e Ivan Baron, un giovane disabile.
Ciascuno rappresentante di una categoria sociale che negli scorsi anni sono state umiliate e sottoposte a politiche di fame. Erano scomparse dal radar dell’agenda politica e ora sono tornate al centro. È a quelle persone che il presidente deve rispondere col suo operato e del suo operato. È da quelle persone che riceve il mandato di mettersi al servizio di quel continente che chiamiamo Brasile.
Osiamo pensare che quello stile dovrebbe poter contaminare il potere in ogni angolo della terra.
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