Quell’odioso fenomeno della violenza contro le donne
“Nel 2022 la violenza contro le donne è purtroppo un fenomeno ancora tristemente attuale”, così il Capo della Polizia Prefetto Giannini nella sua prefazione allo studio “Il pregiudizio e la violenza contro le donne” elaborato dalla Direzione Centrale della Polizia Criminale per il terzo anno consecutivo.
L’obiettivo è sempre quello di analizzare complessi fenomeni criminali per “pianificare azioni comuni e offrire una piattaforma di informazioni alla quale tutte le forze di polizia concorrono (..) ciascuna con la ricchezza della propria storia e la forza della propria professionalità”.
La presentazione del report è avvenuta a ridosso del 25 novembre in cui si celebra la “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”.
Il documento (86 pagine) si apre con il bilancio dall’entrata in vigore, il 9 agosto 2019, delle legge 69/2019 (comunemente conosciuta come “Codice rosso”) che ha introdotto, tra l’altro, nuove fattispecie di reato come il cosiddetto revenge porn (art.612 ter c.p.), la deformazione della persona mediante lesioni permanenti al viso (art.583 quinquies c.p), la costrizione o induzione al matrimonio (art.558 bis c.p.), la violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa (art.387 bis c.p.).
Dall’entrata in vigore della legge alla data del 30 settembre 2022 (oltre 37 mesi) sono stati commessi mediamente 270 delitti al mese ed in particolare 6.499 per la violazione dell’art.387 bis, 48 per l’art.558 bis, 246 per il 593 quinquies e 3.496 per l’art.612ter.
La norma di cui all’art.387 bis c.p., di particolare rilievo per la finalità di tutela della vittima, è quella risultata più frequentemente applicata con la Sicilia in cui si è registrato il maggior numero di violazioni (881) in valori assoluti, seguita dal Lazio (662) e dalla Lombardia (648).
Per il delitto della deformazione dell’aspetto mediante lesioni permanenti al viso (prevista la reclusione da 8 a 14 anni), gli autori di queste violenze sono risultati attribuibili per il 91% agli uomini.
Quanto al delitto di revenge porn (871 i casi accertati nei primi nove mesi del 2022 contro i 1.090 dello stesso periodo del 2020), è in Lombardia che è stato accertato il maggior numero (642), seguita dalla Campania (402) e dalla Sicilia (393) ma, se si fa riferimento al numero dei delitti della specie rapportati alla popolazione residente, sorprendentemente troviamo in testa il Molise (7,5% per 100mila ab.), seguita dalla Sicilia (7,2%) e dalla Sardegna (7,0%).
Deprimente il quadro relativo ai cosiddetti “reati spia” (delitti indicatori di una violenza di genere) come gli atti persecutori (c.d. stalking, art. 612 bis c.p.; 12.200 quelli commessi nei primi nove mesi del 2022 contro i 14.704 dello stesso periodo del 2021); i maltrattamenti contro familiari e conviventi (art. 572), ben 15.857 conto i 18.378 del 2021; le violenze sessuali (artt. 609 bis, ter e octies), aumentate a 4.416 nel 2022 rispetto a 4.038 del 2021).
Le vittime sono per la maggior parte donne con un’età compresa tra 31 e 44 anni con il particolare, tra le vittime straniere, predominanti quelle di nazionalità romena (oltre 1.300). Sul totale di 221 omicidi nei primi nove mesi del 2022 (stesso numero nel periodo del 2021), 82 sono state le donne vittime di cui 71 uccise in ambito familiare/affettivo spesso ad opera di partner o ex partner con l’uso preminente di armi improprie e/o armi bianche.
Desta non poca preoccupazione, infine, la violenza nei confronti delle donne con disabilità, spesso vittime di maltrattamenti, stalking, violenze sessuali, commessi da amici, conoscenti, tutori ma anche da partner.
Tuttavia va ricordato che la legge 104/1992 prevede l’aumento della pena da un terzo alla metà per i reati contro la persona (o contro il patrimonio) nei confronti delle persone con disabilità (i casi complessivamente denunciati nel 2021 e nei primi nove mesi del 2022, sono modesti) ma va detto che esiste una notevole cifra di sommerso “dovuta alla difficoltà di denunciare da parte delle persone con disabilità, per la mancanza di alternative reali o percepite, per la paura di non ricevere sostegno, per l’incapacità di chi riceve la richiesta di aiuto di riconoscere quella particolare forma di violenza e documentarla in maniera adeguata”.
E portare alla luce questo sommerso per contrastarlo adeguatamente richiede una strategia globale che ancora non si vede.
Direzione Centrale della Polizia Criminale: Il-pregiudizio-e-la-violenza-contro-le-donne
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