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Forum of Mediterranean Wowen Journalists, Bari 21-25 novembre

Forum of Mediterranean Wowen Journalists il . Brevi, Diritti, Informazione, Internazionale, Istituzioni, Politica, Puglia, Società

I temi del 2022:  Donne, Pace, Sicurezza e #Infowar. La rassegna, nata nel 2016, si svolgerà dal 21 al 25 a Bari. 60 ore di formazione, 80 peace builders provenienti dai paesi euromediterranei, il sigillo del Ministero degli Affari Esteri. Centrale il ruolo dell’Università di Bari nell’attuazione nazionale della risoluzione ONU 1325, “Donne, Pace, sicurezza”.

È arrivato alla 7a edizione il Forum delle Giornaliste del Mediterraneo, che dal 2016 si svolge a ridosso del 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Il Forum of Mediterranean Wowen Journalists anche quest’anno si articolerà in due tappe: la prima a Roma, dal 9 al 12 novembre, la seconda a Bari dal 21 al 25 novembre. Imponente la programmazione: 60 ore di formazione, 9 giornate, 80 peace builders, giornaliste, attiviste, accademiche provenienti dai paesi euromediterranei e da Afghanistan, Iran, Russia, Ucraina, Sahel, Birmania, Tigray, Colombia.

Doppio anche il filo conduttore: “Donne, Pace, Sicurezza” e “Infowar”. Invariata la mission del Forum: “Creare ponti e abbattere muri, promuovendo una riflessione sul lavoro delle giornaliste investigative, come presidio di Democrazia e di pace”.

In questa edizione la riflessione si concentrerà sui “Corpi, ecosistemi, comunità: smembrati dai conflitti, ricuciti dalle donne”, accendendo un faro sulle pratiche di costruzione di pace messe in atto dalle donne, sui territori devastati dalle guerre.

Il Forum è finanziato dal Ministero degli Affari Esteri italiano e, per la sezione di Bari, dal Corecom Puglia.

È organizzato da Fondazione Pangea e dall’Associazione Giornaliste del Mediterraneo, in collaborazione con la cooperativa di giornalisti IdeaDinamica, e Giulia Giornaliste. L’Università di Bari (con il Dipartimento Formazione, Psicologia, comunicazione, Master in Giornalismo e Balab, Centro per l’innovazione e la creatività), che fin dalla prima edizione ha condiviso la spinta valoriale del progetto, ospita la seconda sessione, inserendola nel percorso formativo del dottorato di ricerca in “Scienze delle relazioni umane” e riconoscendo i crediti universitari per gli studenti.

Gli incontri saranno trasmessi on-line sulle pagine Facebook del Forum delle giornaliste del Mediterraneo, Fondazione Pangea onlus, Master in Giornalismo dell’Università di Bari, Giulia giornaliste, Idea Dinamica scarl.

Gli appuntamenti in programma a Bari avranno il riconoscimento dei crediti per i giornalisti: consultare la piattaforma: https://www.formazionegiornalisti.it/

Il Forum quest’anno entra anche nel “Google news Lab”: il progetto di Google destinato ai giornalisti, per l’utilizzo di tools dedicati al giornalismo investigativo.

Alcuni panel, infatti, saranno dedicati sia all’apprendimento di tali innovative modalità di investigazione, sia delle pratiche di sicurezza per mettersi al riparo dai rischi del web (incluso l’hate speech di cui sono oggetto soprattutto le donne).

Tre position papers

Questo imponente lavoro di networking, e tutto quanto emerso negli eventi di sensibilizzazione e formazione, saranno la base per sviluppare tre position paper sull’Agenda DPS-WPS rispetto alle tematiche proposte dal Forum Donne Pace e Sicurezza, ossia i conflitti ideologici, sociali, politici, religiosi, ambientali in tre aree di crisi: Afghanistan, Ucraina, Sahel. I position paper saranno poi divulgati e pubblicati sul sito del progetto e dei partner.

Nella prima sessione del Forum, tenutasi a Roma dal 9 al 12 Novembre scorso, attiviste, peace builders, giornaliste, provenienti da Afghanista, Ucraina e Sahel hanno elaborato tre documenti sui quali ci si confronterà a Bari.

Simona Lanzoni, dichiarazione

“Quest’anno il Forum si inserisce in un contesto politico internazionale sempre più dilaniato dalle guerre.

La guerra è, come sempre, lo strumento per la ridefinizione dei poteri. Per questo, quando parlano le armi, le donne vengono spesso cancellate e ridotte a una condizione di subalternità e di sole vittime.

È fondamentale invece riconoscere il loro ruolo nei processi di pace, nella ricostruzione del tessuto sociale e umano e nella risoluzione dei conflitti. Un ruolo spesso taciuto o trascurato, perché le guerre storicamente vengono raccontate al maschile. Con questa iniziativa mettiamo insieme donne che lavorano per la pace, ricercatrici, operatrici umanitarie, accademiche, giornaliste e attiviste per i diritti umani, provenienti da luoghi dilaniati dai conflitti come l’Afghanistan, l’Ucraina o il Sahel. Vogliamo rivendicare il ruolo attivo e centrale delle donne nei processi di pace e ribadire che l’agenda legata alla risoluzione 1325 del Consiglio di Sicurezza e quelle seguenti su Donne, Pace e Sicurezza, le riconoscono non solo come vittime ma anche come costruttrici di pace dei processi politici.

È fondamentale cogliere questo aspetto quando si parla di conflitti perché sebbene cambino gli attori e i paesi, non cambia la sostanza: in Ucraina come in Afghanistan o nel Sahel sulle donne ricade il costo economico e sociale delle guerre. Sui loro corpi, emozioni, intelligenza. Le guerre le rendono povere e invisibili, perché rendono invisibile qualsiasi altro attore a parte i governi, gli eserciti e gli uomini. Per questo è necessario far parlare le donne di tutto il mondo, perché il loro contributo è fondamentale per la difesa dei diritti umani e per scardinare quelle disuguaglianze di genere che la guerra vuole rafforzare.

Le donne che abbiamo invitato rivendicano un ruolo attivo nei processi di pace, di mediazione e di risoluzione dei conflitti. Diciamo insieme basta alle guerre è tempo di  cominciare un’altra storia. La Pace si costruisce con la Pace”.

Simona Lanzoni, vice presidente di Fondazione pangea Onlus

Marilù Mastrogiovanni, dichiarazione

“Assistiamo ad una informazione di guerra spesso “pornografica”: il soffermarsi compiaciuto sui dettagli, il non rispetto della privacy delle vittime, la negazione delle voci di chi si oppone alla guerra, di chi dissente, e di chi ricostruisce. Con il Forum di quest’anno puntiamo l’attenzione sull’azione di costruzione di pace attuata dalle donne, che tessono relazioni e mettono in pratica la pace non intesa come tregua, ma come azione di prevenzione e di contrasto preventivo alla guerra. Per questo anche quest’anno il Forum si impegna a dare voce alle giornaliste che ogni giorno, raccontando e approfondendo i fatti, anche mettendo a rischio la propria vita, diventano human rights defenders, difensore dei diritti umani.

In un momento in cui la libertà di stampa e d’espressione, nel nostro Paese, è nel mirino, continueremo ad amplificare la voce delle donne, tessendo una rete sempre più ampia e fitta tra giornaliste, attiviste, accademiche, esperte di gender studies, cooperanti, volgendo il nostro sguardo verso le donne che provengono da realtà critiche.

La nostra bussola sarà la dichiarazione dei diritti delle donne scaturita dalla conferenza mondiale delle donne a Pechino e dalla Risoluzione 1325 dell’ONU e il profondo convincimento che la libertà di stampa e di espressione, insieme alla conoscenza, sono diritti umani inviolabili”.

Marilù Mastrogiovanni, giornalista, fondatrice Forum of Mediterranean women Journalists

Le partnership

Il Forum, già presente sui tavoli di Unesco, Onu, Osce, Anna Lindh foundation, è sostenuto, nella sessione che si svolge a Bari, dal Corecom Puglia

Ha il patrocinio dell’Università di Bari, della Federazione nazionale della stampa italiana, di Assostampa, dell’Ordine dei giornalisti delle Puglia, di Ossigeno per l’Informazione.

Aderiscono alla rete del Forum of Mediterranean Women Journalists: l’Ordine nazionale dei giornalisti, FNSI-Federazione nazionale della stampa italiana, Amnesty international, Reporters without borders, Ossigeno per l’Informazione, Ordine dei giornalisti Puglia, Assostampa, Centro di ricerca S/Murare il Mediterraneo (Uniba), Master in Giornalismo (Uniba), Dipartimento For.Psi.Com (Uniba), Archivio di Genere (Uniba), Balab-One stop shop (Uniba), Innovation & cretivity center (Uniba), Fondazione Pangea- Reama, Centro antiviolenza Renata Fonte, Università di Malta, The Shift news (Malta), Association of European Journalists -Bulgaria, Collegi de periodistes de Catalunya, Czech Center for Investigative Journalism -Prague, Associacio Mon Comunicacio-Barcelona, Creis-Centro ricerca europea per l’innovazione sostenibile, Uzbek -German Forum for human rights-Berlin, Radio Radicale, Unhcr-Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati; Presidenza della Camera dei Deputati (presidente Laura Boldrini); Accademia della Crusca; Associazione nazionale “Articolo 21” e Università del Salento. Il Forum è entrato a far parte della rete Europe4Future.

Scopri il programma della 7a edizione

Forum delle Giornaliste del Mediterraneo

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